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Giovedì, 05 Marzo 2015 09:25

Messi a 90

Scritto da Giovanni Falconieri
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«Come nel ’90, nel ’94 e nel ’98, anche nel 2002 fu il ct a sbagliare nei momenti topici: Vieri era distrutto dal gioco “lancio lungo”, Maldini avrebbe dovuto già rinunciare alla nazionale perché ebbe sulla coscienza sia il gol di Borgetti che quello decisivo di Ahn, infine il Trap si suicidò definitivamente quando tolse Del Piero per mettere Gattuso facendo così arretrare la squadra. Il resto furono solo tristi parole di autoassoluzione».

Il riferimento, evidente, è alla sorprendente sconfitta patita dalla nostra nazionale contro la Corea del Sud negli ottavi di finale del mondiale disputato in Corea e Giappone. Perché, è questa l’amara realtà del nostro calcio, per ogni Italia-Germania 4-3 esistono decine di scialbe prestazioni azzurre che non sono naturalmente passate alla storia come la mitica semifinale dell’edizione organizzata in Messico nel 1970. Il libro “Messi a 90. Le partite più raccapriccianti dell’Italia ai mondiali e altre storie di ordinaria follia calcistica” racconta questi momenti bui, a volte vergognosi, dell’Italia del pallone. In ordine sparso, gli autori Cosimo Argentina e Fiorenzo Baini accendono i riflettori su una serie di episodi che entrano di diritto nella categoria delle peggiori figuracce fatte dai nostri calciatori sui rettangoli di gioco di tutto il mondo. E se per ogni Italia-Germania 4-3 esistono decine di 0-0 con la palla che non si muove dal centrocampo, per ogni Diego Armando Maradona ci sono centinaia di brocchi senza talento e per ogni numero 10 migliaia di mediani e stopper dai piedi di legno. Così, nello spazio di 164 pagine, Argentina e Baini si soffermano sulle partite della nazionale che più di altre hanno fatto arrabbiare i tifosi e con profonda lucidità analizzano i cosiddetti scarti calcistici partoriti dagli Azzurri nelle numerose edizioni della Coppa del Mondo.

Se si parla di scarti, e di delusioni profonde, non può non venire in mente quella che è tristemente passata alla storia come la più importante disfatta subita dalla nostra nazionale ai mondiali di calcio: la sconfitta contro la Corea del Nord nell’edizione del 1966 disputata in Inghilterra. Sconfitta che comportò l’eliminazione già nel girone iniziale. Scrive uno dei due autori a proposito di quella gara: «Il gol asiatico fu una folgorazione: ricordo ancora perfettamente un pallone sorvolare la metà campo e planare davanti a un coreano, rimbalzargli davanti e quest’ultimo tirare un diagonale imparabile (..) stavamo perdendo, e per la prima volta sentii l’ansia del recupero insieme con la ineluttabile sensazione della disfatta. Avevo intuito che si era toccato il fondo».

Ma il fondo fu toccato anche in altre circostanze. Anche se, restando in tema, non si andò probabilmente così a fondo come nel ’66. Un’altra edizione sfortunata, per usare un eufemismo, fu quella disputata nel 1974 nell’allora Germania Ovest. Anche in quell’occasione, l’Italia abbandonò la competizione al primo turno a causa della sconfitta per 2-1 contro la Polonia. Ma il racconto dei due autori, per quanto riguarda quel mondiale, si sofferma anche sull’incredibile gol subito dagli Azzurri nella partita inaugurale contro gli sconosciuti calciatori della misteriosa nazionale di Haiti: «La loro punta di diamante, Emanuel Sanon, controllò il pallone in corsa a velocità vertiginosa riuscendo anche a scartare Zoff e a depositare in porta. Mio padre rideva come un matto “Corea, Corea, è ancora Corea”. Di quell’avventura in Germania ci resta una certezza: un’Italia peggiore ai mondiali non si vide più e credo, per fortuna, non si vedrà neanche più».

Ma di prestazioni pessime ce ne sono state anche nelle edizioni migliori: come scordare i tre pareggi iniziali di Spagna ’82, contro Polonia, Perù e Camerun, prima del trionfo nella notte di Madrid? O le enormi difficoltà incontrate contro l’Australia, «nell’ottavo di finale più abbordabile della storia», durante i mondiali tedeschi del 2006 poi vinti sotto il cielo di Berlino? La vittoria contro i Canguri, nove anni fa, arrivò solo su rigore e solo all’ultimo secondo di gioco.

Insomma, “Messi a 90” è un libro sulla mediocrità del calcio. Ma come viene ricordato nella prefazione dell’opera, anche la «mediocrità può assurgere a volte ad arte visto che ogni frammento umano ha in sé una potenza devastante fatta di unicità e irripetibilità». E uniche e irripetibili, sfortunatamente, sono state anche le prestazioni più mediocri di sempre della nostra nazionale di calcio.

 

Cosimo Argentina e Fiorenzo Baini
“Messi a 90. Le partite più raccapriccianti dell'Italia ai mondiali e altre storie di ordinaria follia calcistica”
Edizioni Manni
Pag. 164
14 euro

 

Letto 1969 volte Ultima modifica il Giovedì, 25 Febbraio 2016 11:49

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