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Mercoledì, 01 Aprile 2015 12:29

90. I dieci anni che sconvolsero il calcio

Scritto da Giovanni Falconieri
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«Al 61° minuto si avverò l’incredibile. Torkil Nielsen, vinto un contrasto sulla trequarti campo austriaca, si portò al limite dell’area dove scoccò un tiro non particolarmente difficile, anche se angolato, che si infilò alle spalle di Konsel. ...».

«... I giocatori delle Fær Øer impazzirono. Gli austriaci erano terrorizzati, rischiavano una figuraccia storica. La nazionale di casa riuscì a concludere la partita in vantaggio di un gol. La sconfitta costò il posto all’allenatore ospite e a Vienna la débâcle venne presa come una storica umiliazione per la nazionale che era stata di Krankl, Prohaska e Sindelar».

Difficile essere presi sul serio quando nel tuo campionato le squadre si chiamano NSI, GI, HB e B36, e quando si è un piccolo arcipelago di isole con una popolazione di 50.000 abitanti quasi tutti pescatori. Difficile essere presi sul serio nella vita di tutti i giorni, figurarsi nel calcio. Ma le cose cambiano, nella vita come nel calcio. E per le 22 minuscole isole del Mar del Nord, a metà strada tra Scozia e Islanda e non molto distanti dalle coste norvegesi, le cose cambiarono incredibilmente nella giornata del 12 settembre 1990, con la sorprendente vittoria contro gli austriaci nell’esordio ufficiale in una gara valida per le qualificazioni ai Campionati Europei del 1992. Fær Øer-Austria 1-0 è sola una delle tante vicende calcistiche che caratterizzarono gli anni Novanta, «I dieci anni che sconvolsero il calcio» e di cui si parla nel libro scritto da Luca Ferrato e Jvan Sica. Un libro, quello edito da Zona e pubblicato nel 2010, nel quale si affronta il periodo che «più di tutti ha gonfiato, stravolto, trasformato e cambiato il calcio. Non è stato un periodo facile e non è stato un ciclo comodo. Ne siamo usciti esausti, se non addirittura disorientati. E diversi». Perché, come sottolineano gli autori, «c’è stato uno sport prima della sentenza Bosman (15 dicembre 1995) e ce n’è stato un altro dopo». Ed è questa la linea di confine che serve a Ferrato e Sica per calibrare la propria analisi in Italia e fuori. E non c’è che l’imbarazzo della scelta per raccontare quegli anni che per motivi diversi rimarranno scolpiti per sempre nella memoria collettiva.

E così accanto al battesimo di fuoco delle Fær Øer, l’isola delle pecore paragonabile a una sorta di francobollo incollato all’album dell’Europa, ecco la bella favola danese del 1992, «quando una nazionale eliminata e già in vacanza venne precettata d’urgenza per rimpiazzare la Jugoslavia in guerra» e si laureò regina del continente dopo aver battuto potenze calcistiche del calibro di Olanda e Germania. C’è spazio per il Milan di Fabio Capello, l’uomo che raccolse la squadra spenta e bollita reduce dalla rivoluzione sacchiana e la guidò fino al trionfo nella finale di Champions League di Atene vinta sul Barcellona per 4-0. E c’è la pazza Sampdoria di Paolo Mantovani, Vujadin Boskov, Roberto Mancini e Gianluca Vialli, sfortunata protagonista nel 1992 della prima edizione della nuova Champions League, nata in seguito a una sorta di operazione chirurgica eseguita «sulla pelle e la carcassa della cara, vecchia Coppa dei Campioni. Un intervento a cuore aperto: nel senso che sponsor e tv il cuore glielo aprirono proprio e lo strizzarono ben bene». Nasceva così la Champions League, «ribattezzata Coppa dei non campioni, un segnale fin troppo chiaro della direzione che aveva preso e avrebbe conservato il pallone, sempre più circo, sempre più business».

Nelle 187 pagine di racconto si rimbalza con disarmante naturalezza da un avvenimento a un altro, da un personaggio famoso a un altro meno noto. E così nel libro trovano spazio anche le lacrime dello sfortunato Miroslav Djukic, che fallendo un rigore all’ultima giornata della Liga spagnola privò il Deportivo La Coruña del titolo e consegnò il campionato ai rivali del Barcellona. E pure i nove titoli consecutivi vinti dai Rangers Glasgow in Scozia e la sfida infinita tra Juventus e Parma che nel 1995 si contesero scudetto, coppa Italia e coppa Uefa.

Lungo il racconto incontriamo poi personaggi come Eric Cantona e Zinedine Zidane, «il francese che ha conquistato l’Inghilterra e l’altro francese, di sangue algerino, che ha vinto tutto nel mondo». Si affronta il dramma sudafricano riscattato dalla libertà di Nelson Mandela e si sterza poi su Zagabria, per rammentare i moti e i calci di un derby rovente che fece da detonatore alla dissoluzione della Jugoslavia. Ci sono i trionfi esaltanti dell’Under 21 di Cesare Maldini e il «perfezionismo scientifico di Louis Van Gaal», il grande salto in alto di Oman Biyik nel cielo di San Siro nella gara inaugurale dei Mondiali del ’90 e l’epopea di Zemanlandia a Foggia.

Com’è possibile leggere nella prefazione dell’opera, l’intento degli autori è chiaro: «Prendere un decennio informe ma enorme e lavorarci sopra, di scalpello e pennello, fino a tirar fuori l’anima, metterla sul lettino e farla parlare». È quello che accade. «90. I dieci anni che sconvolsero il calcio» assomiglia così non tanto a un romanzo o a un saggio, ma a una raccolta di fotografie “scritte”, di diapositive che fermano per sempre momenti che hanno irrimediabilmente e inevitabilmente trasformato uno sport amato da milioni di persone in tutto il mondo.

 

Luca Ferrato e Jvan Sica
“90. I dieci anni che sconvolsero il calcio”
Zona Editrice
Pag. 187
18 euro

 

Letto 1773 volte Ultima modifica il Venerdì, 03 Aprile 2015 21:02

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