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Martedì, 05 Aprile 2016 10:25

Fuorigioco. Matthias Sindelar, il Mozart del calcio

Scritto da Giovanni Falconieri
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«Di muscoli non ne aveva, di consistenza non ne mostrava. Di profilo pareva piatto, sottile, trasparente, ... »

«... come se - scusate la frase alpina un po’ irriverente che viene in mente - la madre ci si fosse, per errore, seduta su appena nato. A vederlo giocare, però, si trasformava. Era il padrone della palla, l’artista della finta. Alla mancanza di fisico sopperiva subito con l’intelligenza. Aveva appreso a smarcarsi in modo magistrale. Lasciato libero distribuiva, smistava, dettava temi di attacco, diventava la vera intelligenza della prima linea ».

Vittorio Pozzo, l’allenatore che fu campione del mondo con la nazionale azzurra nel 1934 e poi nel ’38, utilizzò queste parole per descrivere il più grande calciatore austriaco di tutti i tempi.

Quel calciatore si chiamava Matthias Sindelar e passò alla storia per aver contribuito, in maniera determinante, alla sconfitta della nazionale tedesca nell’ultima gara amichevole giocata tra la Germania e l’Austria prima dell’annessione di Vienna al regime nazista. Era il 3 aprile 1938. Dopo quella sonora lezione impartita ai calciatori di Adolf Hitler, sconfitti per 2-0 sul rettangolo verde del mitico stadio Prater, Sindelar lasciò il campo senza rivolgere il tradizionale saluto con il braccio teso alle autorità tedeschi presenti in tribuna. E in seguito si rifiutò di vestire la maglia bianca della nuova nazionale espressione del Terzo Reich.

L’ex capitano austriaco venne ritrovato cadavere nella sua abitazione di Vienna il 23 gennaio 1939, neppure un anno dopo la storica amichevole giocata al Prater. Accanto a lui c’era il corpo senza vita della fidanzata milanese Camilla Castagnola. La versione ufficiale fornita dalle autorità fece riferimento a un duplice decesso causato da una fuga di monossido di carbonio, ma attorno a quelle due misteriose morti esiste ancora oggi un velo di mistero mai del tutto squarciato.

Di quel calciatore, della sua straordinaria carriera e del mistero legato alla sua morte si parla adesso nel libro intitolato “Fuorigioco. Matthias Sindelar, il Mozart del calcio”, scritto da Fabrizio Silei, illustrato da Maurizio A. C. Quarello ed edito da Orecchio Acerbo.
Siamo a Vienna ed è la primavera del ’38 quando ha inizio il racconto. Marcus è un bambino di nove anni con la passione per il calcio. Il suo eroe preferito è Sindelar, capitano della nazionale austriaca. Nella sua ingenuità di bambino, Marcus è convinto che quando Austria e Germania si uniranno in un’unica grande nazione diventeranno la squadra di calcio più forte del pianeta.

Di idee differenti è il padre, che partecipa spesso a riunioni clandestine organizzate con altri austriaci in anonime cantine, al riparo da sguardi indiscreti, per parlare della minaccia nazista. E proprio durante una di queste riunioni, all’uomo viene affidato l’incarico di contattare Matthias Sindelar per informarlo che non dovrà giocare l’ultima partita con la nazionale austriaca.Il padre di Marcus non riesce a parlare direttamente con il campione, ma solo con la sua compagna. Alla donna affida un messaggio: «Sindelar non deve giocare quella partita». Il calciatore decide di giocare comunque la sua gara.

È il 3 Aprile del 1938 quando Marcus, accompagnato dal padre, va allo stadio per vedere giocare il suo eroe, capitano della nazionale austriaca. La Germania è data per favorita e alla gara assistono anche le autorità tedesche. Già dall’inizio della partita si capisce che i tedeschi giocano per vincere perché non considerano quella sfida un’amichevole. Ma Sindelar rovina loro i piani.

Al 17’ porta in vantaggio la sua nazionale, poi propizia il raddoppio di un compagno di squadra. L’Austria vince 2-0, la Germania di Hitler è sconfitta. Ma non è finita. Nel momento in cui abbandona il campo, Sindelar si rifiuta di salutare le autorità presenti in tribuna e non solleva il braccio nella loro direzione. Le persone intorno a Marcus e a suo padre applaudono. E dopo un attimo di smarrimento, anche Marcus si alza e applaude il suo eroe.

Nove mesi più tardi, Matthias Sindelar e la sua compagna Camilla Castagnola vengono trovati morti in casa. Si parla di una fuoriuscita di gas accidentale. La Gestapo porta immediatamente via i corpi e i tedeschi cercano di tenere segreto il giorno del funerale, al quale partecipano invece quarantamila persone. E tra quelle quarantamila persone ci sono anche Marcus e suo padre.

Oltre alla sua ultima storica gara con la nazionale austriaca, giocata con la fascia di capitano al braccio, di Matthias Sindelar vale la pena ricordare anche le parole che pronunciò all’indirizzo di Michael Schwarz, presidente dell’Austria Vienna rimosso dall’incarico in quanto ebreo: «Il nuovo Führer dell’Austria Vienna ci ha proibito di salutarla, ma io vorrò sempre dirle “buongiorno” ogni volta che avrò la fortuna di incontrarla».

 

Fabrizio Silei e Maurizio A. C. Quarello
“Fuorigioco. Matthias Sindelar, il Mozart del calcio”
Orecchio Acerbo editore
Pag. 40
13.60 euro

Letto 1838 volte Ultima modifica il Martedì, 05 Aprile 2016 11:04

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