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Venerdì, 13 Febbraio 2015 12:14

A undici metri dalla fine

Scritto da Giovanni Falconieri
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«L’unica cosa che non deve decidere è da che parte buttarsi. Da quale parte si butta lo determinano l’andatura dell’avversario, la posizione del suo busto, la direzione del pallone e la musica che lui ha dentro. In base a questo Valerio Peraglie si tufferà, e deciderà la partita».

 

Campionato di Eccellenza, girone A, terz’ultima giornata e quarantatreesimo minuto del secondo tempo. È una domenica d’aprile di fine anni novanta, e piove. La capolista Pergo d’Ale, in preoccupante crisi di risultati e composta per la maggior parte da giocatori ultratrentenni, gioca in casa del Brugherio, squadra terza in classifica formata da giovani grintosi e determinati. Mancano soltanto due minuti al novantesimo quando l’arbitro fischia un rigore contro il Pergo d’Ale. In porta, per la capolista, c’è Valerio Peraglie. Quel rigore, se realizzato, potrebbe riaprire le sorti del campionato. Un gol, in quel momento della partita, potrebbe rimettere tutto in discussione. Valerio lo sa, sa bene quanto il momento sia delicato. E nell’attesa dell’esecuzione del penalty, tutta la sua vita, sportiva e non, gli scorre davanti agli occhi come se fosse un film.

Quanto può durare l’attesa per un rigore che sta per essere calciato? La risposta alla domanda è racchiusa nel libro “A undici metri dalla fine”, dello scrittore e drammaturgo torinese Gian Luca Favetto. Un libro capace di raccontare la vita di un uomo nello spazio di un tiro. Un tiro dagli undici metri. L’uomo è Valerio Peraglie, portiere quasi quarantenne che con un semplice tuffo potrebbe salvare risultato e campionato, regalare una gioia immensa a compagni di squadra e tifosi, trasformarsi improvvisamente in eroe. «Adesso Valerio Peraglie è tutti i portieri del mondo. Chiamatelo Yashin, se volete, o Albertosi, o Pizzaballa». E mentre Valerio-Yashin-Albertosi-Pizzaballa attende che l’attaccante avversario decida da che parte tirare, il film di una vita intera gli scorre lento nella mente e davanti agli occhi. Un film i cui protagonisti sono i vecchi compagni di squadra e gli ex allenatori, spesso amati e a volte odiati; le sfide infinite giocate sui campetti di periferia, sotto una pioggia fitta o un sole cocente e con tante vittorie e altrettante sconfitte; gli amici di un tempo, alcuni scomparsi lungo il cammino e altri persi per strada; le donne di una vita, dalla ex moglie Monica all’adorata compagna Giulia. Gioie, dolori, successi e sconfitte, amori sfioriti e ferite profonde che non si rimarginano. I secondi interminabili che trascorrono dal fischio dell’arbitro al calcio sferrato al pallone dal rigorista del Brugherio si trasformano in un tempo smisurato e privo di dimensione, dove i ricordi e i pensieri si rincorrono frenetici in un mix di sentimenti contrastanti. Ogni singolo momento della fase che prepara il tiro dal dischetto diventa un pretesto per raccontare un periodo della vita di Peraglie. E così in un libro che affronta il tema del calcio, il calcio è solo apparentemente il filo conduttore della vicenda. Al centro c’è la vita, la passione per la vita che anima l’ormai quarantenne Valerio. Il calcio come pretesto per raccontare l’esistenza: «Il tempo, ormai scaduto, è fermo oltre il novantesimo. Solo un tiro e nient’altro, una rincorsa, un calcio, un tuffo. E un po’ di fortuna, volendo. È un momento in cui, in ordine sparso, rinviene tutta la punteggiatura di una vita, tutti gli spazi bianchi e anche qualche errore tipografico».

Man mano che le pagine scorrono, cresce l’attesa per l’esito del rigore. E cresce, di pari passo, l’attesa per come andrà a finire la vicenda umana del protagonista. Cosa ne sarà della sfida tra il Brugherio e il Borgo d’Ale? Cosa ne sarà del campionato e del primo posto in classifica? Cosa ne sarà, soprattutto, di Valerio Peraglie? 

Gian Luca Favetto
“A undici metri dalla fine”
Piccola Biblioteca Oscar Mondadori
Pag. 209
7,20 euro

Letto 2926 volte Ultima modifica il Giovedì, 25 Febbraio 2016 11:50

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