Lunedì, 28 Aprile 2025
Giovedì, 27 Luglio 2017 15:36

"Un assist per morire"

Scritto da Giovanni Falconieri
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«Il vero spettacolo è quel fantasista con la maglia numero 17. È alto poco più di un metro e sessanta, dalla Juventus l’hanno mandato a farsi ossa e muscoli, letteralmente, fino in serie D perché era troppo esile anche per il campionato Primavera. Quel piede sinistro sembra tracciare magie e le gambine secche mulinano metri su metri tra la metà campo e l’area. Ha una zazzera nera sempre ribelle e dritta come i capelli di chi ha preso la scossa, gli occhi come spiritati e sorride. Sorride a denti stretti nelle foto, Mark, perché è un timidone».
Mark Andreani non è un calciatore come tutti gli altri. Mark ha un talento che è raro trovare nei ragazzini della sua età, ha una classe innata che lo porta a regalare magie quando si muove sull’erba con il pallone tra i piedi. Mark è un predestinato e davanti a sé ha un futuro radioso. Ma i sogni e le speranze di questo campioncino dalla carriera assicurata si infrangono troppo in fretta, e all’improvviso, contro un volo terribile dal sesto piano di un palazzo nel cuore di Torino. «Mark ha 17 anni. Mark è il fantasista della Sanpa Associazione Calcio. Lega Dilettanti, ma il cartellino di Mark è della Juve. Mark è morto». Mark è morto, si legge in un “Un assist per morire” (Golem Edizioni), il romanzo con cui lo scrittore e giornalista Andrea Monticone indaga il lato oscuro del mondo del calcio. Mark è morto, ma forse non è stata solo una terribile disgrazia. Chi pensa al suicidio, o allo sfortunato incidente, è completamente fuori strada. A dirlo è Massimo Brandi, sostituto commissario della Squadra Mobile di Torino: «Mark Andreani era quasi in overdose, era strafatto». Massimo, Max per gli amici, è un poliziotto anomalo, scomodo, dal carattere complicato. È un gay dichiarato, con qualche scheletro nell’armadio e un cuore malato a causa di una ferita in servizio. A Brandi non sfugge che i muscoli di Mark Andreani siano cresciuti troppo in fretta da quando ha indossato per la prima volta la maglia della Sanpa, piccola realtà cittadina con aspirazioni forse smisurate che ambisce a diventare in tempi brevi la terza squadra professionistica di Torino. C’è del marcio dietro la morte di Mark, su questa tragedia si staglia inquietante l’ombra nera e preoccupante del doping.
Nella sua ultima fatica letteraria, Andrea Monticone intraprende un lungo e affascinante viaggio nel lato oscuro del pallone, in un sottobosco misterioso caratterizzato da opportunismo e malaffare e popolato da personaggi privi di scrupoli e interessati solo al denaro. Un mondo, quello del calcio dilettantistico, nel quale sfortunatamente trova posto anche il doping. Quel doping con cui i proprietari della Sanpa vorrebbero fare il salto di categoria approdando il prima possibile al calcio professionistico, ma che per lo sfortunato Mark Andreani significa morte prematura.
Nel corso della sua complessa indagine, il sostituto commissario Brandi riesce a sollevare il velo sull’orrore grazie anche all’aiuto di un uomo che sa cosa si nasconde dietro il tragico destino del fantasista diciassettenne. Quell’uomo si chiama Pat Fornero, è il portiere della Sanpa e capitano quarantenne a fine carriera che non ha ancora deciso se smettere di giocare a pallone o continuare a calcare i campetti polverosi di periferia per un’altra stagione. Pat, che durante la settimana lavora in una radio, è l’unico a conoscere la verità su Mark e sul miracolo rappresentato da quella piccola squadra di quartiere che un gruppo di affaristi senza scrupoli sta tentando disperatamente di portare nel calcio che conta. «Lo striscione bianco è lungo cinque metri e alto altrettanti: c’è una foto magnifica di Mark che sorride, che fa la linguaccia. Dalle tribune parte un applauso e tutto lo stadio inizia a cantare: “Ma Nino non aver paura, di tirare un calcio di rigore…”».

Andrea Monticone
“Un assist per morire”
Golem Edizioni
Pag. 174
14 euro

Letto 1113 volte Ultima modifica il Giovedì, 27 Luglio 2017 15:40

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