Lunedì, 28 Aprile 2025
Mercoledì, 30 Agosto 2017 16:43

“I ribelli degli stadi. Una storia del movimento ultras italiano”

Scritto da Giovanni Falconieri
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C’è chi li etichetta come teppisti e facinorosi e chi li dipinge invece come sostenitori colorati e passionali. C’è chi li considera i padroni violenti del calcio e chi ritiene che siano gli ultimi romantici in un mondo che ha perso gran parte della sua genuinità. Nel bene e nel male, gli ultrà degli stadi italiani hanno scritto pagine importanti della storia del calcio del nostro Paese. I tifosi delle curve rappresentano quasi mezzo secolo di aggregazione e passione, di originalità e folklore. Ma sfortunatamente si sono anche resi protagonisti di numerosi episodi di teppismo e violenza.

Di tutto questo si parla nel libro di Pierluigi Spagnolo, giornalista della Gazzetta dello Sport, intitolato “I ribelli degli stadi. Una storia del movimento ultras italiano” ed edito da Odoya. Non si tratta di un testo di sociologia, ma di un interessante libro di storia nel quale l’autore ripercorre mezzo secolo di attività dei gruppi italiani partendo dalle origini del fenomeno e da quando ancora non esistevano le curve e neppure il tifo organizzato così come li conosciamo noi.
È infatti il lontano 1920 quando a Viareggio un tifoso della squadra di casa rimane ucciso da un colpo di arma da fuoco sparato da un carabiniere durante i disordini scoppiati prima della sfida tra Sporting Club Viareggio e Lucchese. La prima Guerra Mondiale è terminata solo da un paio di anni e le espressioni ultras, ultrà, curve e tifo organizzato non sono ancora entrate nel linguaggio comune. Trascorrono le stagioni e l’anno della svolta diventa il fatidico 1968, quando la politicizzazione delle curve e la violenza dei tifosi convincono la politica a intervenire dando vita alle cosiddette leggi speciali da stadio. Nel 1968 cambia la percezione delle curve e nasce il primo gruppo di tifosi organizzato: la Fossa dei Leoni del Milan. Nel 1972 tocca ai Boys della Roma e agli Ultrà del Napoli, nel 1973 sono i tifosi della Fiorentina a organizzarsi in curva. Nel 1974 nascono gli Ultras del Bologna e dello Spezia e nel ’75 ecco spuntare i Panthers della Juventus. E via via tutti gli altri gruppi, a cascata. Il primo gigantesco bandierone “copricurva” compare nella stagione calcistica 1981-1982 e a crearlo sono gli ultrà della Sampdoria. Ma con il passare degli anni saranno purtroppo le coltellate e i roghi dei vagoni a prendersi tutta la scena e a occupare le prime pagine dei quotidiani e i servizi dei telegiornali alla tivù. Si arriva quindi agli anni Novanta e alle prime pay tv, infine ai daspo e alla tessera del tifoso.
Per cercare di comprendere cosa siano gli ultrà - spiega l’autore -, bisognerebbe innanzitutto abbandonare la zavorra dei pregiudizi e considerarli come un’aggregazione spontanea, trasversale ed eterogenea, con una forte connotazione ribelle e antagonista al sistema, che incarna le logiche di una dicotomia forte che filtra il mondo attraverso le lenti della contrapposizione amico/nemico. Un multiforme insieme di uomini e donne che amano follemente una squadra e che, insieme alla squadra, amano la città che quella squadra rappresenta, la maglia e i colori che i giocatori portano addosso. Il volume di Pierluigi Spagnolo racconta e spiega il mondo delle curve italiane, mescolando le esperienze dirette con l’analisi di saggi e studi sul movimento ultras, proponendo le autorevoli opinioni di chi ha già studiato il fenomeno e mescolandole con le voci dei protagonisti. Con rigore storico e un pizzico di passione.

Pierluigi Spagnolo
“I ribelli degli stadi. Una storia del movimento ultras italiano”
Odoya
Pag. 284
13,60 euro
e-book 9,99

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