Mercoledì, 27 Novembre 2024

ARDOR S. FRANCESCO
ARDOR S. FRANCESCO

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Era il maggio 1958 quando l'Ardor iniziò a muovere i suoi primi passi. Maggio, il mese dedicato alla Madonna. E in Borgata Madonna, a San Francesco, nasceva la creatura di don Giuseppe Bonetto e di Gabriele Araudo, Michele Bonicatto, Franco Bonacina, Dario Capra, Alessandro Paradisi, Renato Perrero I, Renato Perrero II e Mario Leone, otto ragazzi volenterosi ed entusiasti.

Ma già all'inizio degli anni '50 l'Ardor era nella testa, ma soprattutto nei cuori dei suoi fondatori. Insieme si discuteva di come conciliare il divertimento e la coesione all'interno del gruppo con la dottrina religiosa e scolastica. Così, nel 1958, si decise di fondare una società di calcio, grazie alla concessione di un piccolo appezzamento di terreno proprio davanti alla cappella. Un'idea che costò ore di duro lavoro ma che, alla fine, con le prime casacche rossonere, permisero all'Ardor del primo presidente Carlo Gili di scendere in campo, per la prima volta, nel campionato C.S.I. e debuttare così nel mondo del calcio. Ma non c'era soltanto l'attività sportiva. Non mancavano infatti le esibizioni teatrali, le tradizionali feste estive dell'Assunta, ma soprattutto le gite sociali che contribuivano notevolmente a consolidare il gruppo e a ingrandire la società. Tanto che, ad un certo punto, l'impianto di Borgata Madonna divenne troppo piccolo per ospitare le partire ufficiali della squadra: allora si decise di utilizzare il campo di zona militare. Quando fu ottenuta l'autorizzazione dal Genio militare, arrivò l'iscrizione ai campionati Figc: dal 1967 iniziò una lunga permanenza nei tornei di Terza e Seconda categoria. Nel frattempo i colori, nel 1961, quando Michele Bonicatto prese il posto di Gili alla guida della società, erano diventati quelli di oggi: il giallo ed il rosso, che furono quasi come una seconda pelle per decine e decine di calciatori. E da un gruppo di amici, grazie alla tenacia di don Bonetto e di due colonne come Gabriele Araudo e Dario Capra, la società continuava ad ingrandirsi. Con le prime gare ufficiali e le mitiche trasferte in bicicletta. E nel '68 l'Ardor vinse il suo primo campionato in Terza categoria.
 
Non poteva mancare anche una voce per il sodalizio: negli anni '70 nacque l'Ardorino, il giornale sociale che divenne un vero e proprio gazzettino ufficiale, più che mai utile per diffondere le attività e gli impegni della squadra giallorossa. Una crescita continua che portò alla nascita del Settore giovanile e all'organizzazione del Memorial “Pio Salomone”, il torneo intitolato ad uno dei più grandi sostenitori dell'Ardor, scomparso nel 1979, indimenticato ancora oggi. Negli anni '80 iniziò la costruzione di quella che divenne la nuova casa nel 1984: grazie al contributo fondamentale del commendator Pietro Francone, che finanziò la costruzione dell'impianto dotato, negli anni '90, anche di una pista di atletica.
 
Il Velodromo ospita infatti gran parte delle partite ufficiali della  società giallorossa, oltre alle importanti vetrine dei tornei riservati ai più piccini. Nel 1986 la società ha superato lo storico traguardo dei cento tesserati e, l'anno successivo, è nata la Scuola calcio riservata ai giovani con età inferiore ai dieci anni. Gabriele Araudo di nuovo presidente, l'unico nella storia cinquantennale a ricoprire l'incarico per due volte. 
 
Negli ultimi venti anni il nome dell'Ardor varca i confini della zona, grazie anche ai successi in campo sportivo: i dilettanti continuano la scalata, arrivando in Prima categoria (traguardo raggiunto nel 2002, grazie al ripescaggio, sotto la presidenza di Adriano Delaurenti, subentrato ad Araudo) e, dal 2008, per la prima volta nella storia, in Promozione. Il sodalizio raggiunge le categorie regionali per le sue squadre giovanili, e la Scuola Calcio diventa un fiore all'occhiello invidiato da tutti, persino da società ben più blasonate.

Nuovi traguardi aspettano la società: senza però dimenticare quei valori, come la passione, l'impegno e l'amicizia che hanno fatto la storia dell'Ardor San Francesco. Perché la fiamma dell'Ardor è viva e vuole continuare a crescere.