Domenica, 12 Maggio 2024

INTERVISTA - Classe 2002 cresciuto tra Bruinese, Venaria, Rivoli e Gozzano, il difensore centrale è tesserato per la società toscana: "Gli allenatori a cui devo di più sono Salvatore Praino, Fabio Tessarin e Andrea Canavese. Il mio punto di forza è la determinazione, lavoro ogni giorno per migliorare i miei difetti”


Nicholas, presentati e raccontaci la tua carriera.
“Sono nato il primo aprile 2002 a Torino, da questa estate sono tesserato con la Lucchese 1905 ed è il mio secondo anno nel mondo dei professionisti, l’anno scorso ero al Gozzano. Prima di quell’esperienza ho giocato in diverse squadre dilettanti, tra cui Bruinese, Venaria e Rivoli”.

In che ruolo giochi?
“Il mio ruolo è difensore centrale, ma in passato ho fatto il centrocampista e anche l’attaccante”.

La tua squadra del cuore? C’è un giocatore a cui ti ispiri?
“Tifo Juventus e i miei idoli sono Cristiano Ronaldo e Sergio Ramos”.

Qual è il tuo punto di forza sul campo da calcio?
“Il mio punto di forza è la determinazione, voglio migliorare sempre di più e cerco d’imparare qualcosa da ogni giocatore che incontro, perché sono dell’idea che con il duro lavoro puoi raggiungere tutti i tuoi obiettivi”.

In cosa, invece, devi migliorare?
“Ci sono tante cose che devo migliorare, ma ogni giorno lavoro proprio per quello”.

Raccontaci il tuo gol più bello.
“Se ripenso al mio gol più bello me ne vengono in mente tanti di quando ero piccolo, ma forse quello più significativo per me mi lo feci all’ultima partita dell’anno scorso, fu il gol del pareggio contro i primi in classifica, e fu il coronamento di una stagione di continuo miglioramento per me”.

L’allenatore a cui sei più legato? Cosa ti ha insegnato?
“Me ne vengono in mente tre: Salvatore Praino, il mio allenatore al Gozzano, che ha creduto in me e mi ha insegnato moltissimo. Fabio Tessarin, che forse fu il primo a vedere qualcosa e credere in me, e lo fece probabilmente nel periodo più brutto a livello calcistico personalmente. Andrea Canavese, il mio primo allenatore, che mi fece innamorare di questo sport”.

Quali sono le altre figure fondamentali per la tua carriera?
“Un’altra figura fondamentale per la mia carriera è mio padre, negli anni è sempre stato al mio fianco ovunque andassi e mi ha sempre sostenuto e aiutato, dicendomi le cose come stavano e non illudendomi mai, probabilmente senza i suoi insegnamenti sarei un giocatore e una persona diversa”.

Sei arrivato nel professionismo: punto di arrivo o punto di partenza?
“Il professionismo è un punto di partenza, da quando sono piccolo ho un sogno e farò di tutto per realizzarlo, e questa è una grande opportunità per farlo”.

Usciamo dal campo: che passioni hai oltre il calcio?
“Al di fuori del campo sono una persona socievole, mi piace stare con le persone, poi amo cucinare e rilassarmi coi videogiochi”.

Fonte: www.vincenzocatera.it

LUTTO - E' mancato questa notte il presidente del Pozzomaina, figura fondamentale del movimento calcistico piemontese


Era un finto burbero, Ottavio Porta. Un uomo grande, con il vocione, abituato a difendere a oltranza le sue posizioni, che non erano mai di comodo, ci credeva davvero. Un grande uomo, generoso, altruista, sincero, sempre sorridente, con un cuore enorme. Era impossibile non volergli bene. Anche chi non condivideva le sue opinioni, mai banali, non poteva non riconoscere il carisma, non poteva non apprezzare la passione che traspariva in tutto quello che faceva.

Sindacalista di vecchio stampo, nel calcio da sempre, Ottavio Porta diventa presidente del Pozzostrada nel 1988 ed è artefice della fusione con il Pino Maina del 1994: da allora, è il presidente del Pozzomaina e lo sarà per sempre. La società è disegnata a sua immagine e somiglianza: calata nei palazzi di via Monte Ortigara, ne è l’espressione popolare e, insieme, il rifugio, dove generazioni di bambini si sono divertiti, hanno imparato il gioco del calcio e le regole della vita. Il presidente non guardava più le partite della Prima squadra, troppe emozioni per il suo cuore già provato, ma i suoi occhi brillavano di orgoglio quando a giocare erano i “suoi” bambini, che gli volevano bene come un nonno.

Il Pozzomaina era la sua famiglia, nel Pozzomaina viveva la sua famiglia: la moglie Lina, i figli Amalia e Franco, il genero Gianni Talladira, i nipoti Alessio, Aurora, Nicolò. In estate era tornato anche Alessandro Bebe Nisticò, che con Teresa e Fabio erano l’altra componente fondante della società e della famiglia Porta. A tutti loro, a tutti noi che lo abbiamo conosciuto e gli abbiamo voluto bene, a tutto il calcio piemontese Ottavio mancherà, tanto.

Ciao presidente, e grazie.

Volete delle risposte facili, delle formule magiche, delle certezze assolute? Cercatele altrove. Il gioco del calcio è un enorme punto di domanda, le variabili sono troppe per essere ridotte alle certezze della matematica. Per diventare un buon allenatore, l’unica cosa da fare è studiare, osservare, essere curiosi, non fidarsi dei professori che hanno sempre la risposta pronta ma scegliere i giusti maestri. E mettersi in gioco di continuo, perché di imparare non si finisce mai. Per usare una formula: “alleniamoci ad allenare”.

È questo il titolo scelto da Andrea Gallelli per il suo primo saggio che, come si legge sulla quarta di copertina, “non è di certo una guida di precetti su come diventare l'allenatore ideale. Piuttosto, con ironia e obiettività, l'autore accompagna il lettore in un viaggio tra i miti legati al mondo del coaching, gli stereotipi, le difficoltà e i sacrifici, ma anche le grandi soddisfazioni che questa esperienza spesso regala”.

L’ironia è la cifra stilistica scelta dall’autore, classe ’75, oggi istruttore nella Scuola calcio della Juventus, in passato a Victoria Ivest, Lascaris e Lucento, oltre alla fondamentale esperienza nel Settore Giovanile e Scolastico della Federazione: toccante per esempio l’esperienza con il calcio integrato, ovvero quello per i ragazzi con disabilità, vissuto insieme ad Andrea Riboni.

La traccia della narrazione è autobiografica, anche se poi il libro si sviluppa per i “grandi temi” che ogni allenatore di Settore giovanile deve affrontare: le sentenze dei professori, le lamentele dei genitori, gli equilibrismi delle società dilettantistiche, la convivenza con i direttori tecnici, i metodi di allenamento e la ricerca del talento. Lungo le pagine, che scorrono veloci, c’è qualche aneddoto divertente (un po’ più di cattiveria, si intende agonistica, poteva anche starci) e ci sono delle figure di riferimento che si stagliano enormi lungo la narrazione, su tutte quelle di Guido Mattei e Antonio Marchio. Mattei, all’epoca all’Ivest, è stato il maestro di calcio per tante generazioni di calciatori e anche di istruttori: celebri i suoi “pizzini” con gli appunti, esilarante la tuta lasciata nel suo ufficio apposta per “invitare” ad allenare i genitori dalla lingua troppo lunga. Di Marchio rimangono un paio di sentenze: “la grandezza non era tanto in quello che faceva, ma in come lo faceva”, riferito proprio a Mattei ma di valore universale. E, bellissima, “saper giocare a calcio non vuol dire poter giocare a calcio”.

Eh sì, perché oltre al talento conta l’allenamento, per i giocatori come per gli allenatori. E non ci si può allenare bene senza la testa, la voglia, l’umiltà. Allenarsi bene non vuol dire per forza diventare dei campioni, tanto solo uno su mille ce la fa. Parliamo del gioco più bello del mondo, parliamo di una palla che rotola: bisogna fare tutto al meglio, certo, ma senza mai dimenticare che le componenti fondamentali, quando si parla di attività di base, sono fair play, divertimento e sogno. Sono queste le priorità di un bravo allenatore, Andrea Gallelli ce lo ricorda in conclusione al suo libro, da leggere tutto d’un fiato.

Andrea Gallelli
“Alleniamoci ad allenare”
Casa editrice Kimerik
14 € (e-book 5,99 €)

DPCM - Era chiaro che sarebbe finita così, vista la crescita esponenziale dei “numeri” del Covid-19: da domani andranno avanti solo i campionati nazionali (già falcidiati dai rinvii)


“Sospesi eventi e competizioni sportive degli sport individuali e di squadra, svolti in ogni luogo, sia pubblico sia privato; restano consentiti soltanto gli eventi e le competizioni sportive, riconosciuti di interesse nazionale, nei settori professionistici e dilettantistici, dal Comitato olimpico nazionale italiano (CONI), dal Comitato italiano paralimpico (CIP) e dalle rispettive federazioni sportive nazionali, discipline sportive associate, enti di promozione sportiva, ovvero organizzati da organismi sportivi internazionali, all'interno di impianti sportivi utilizzati a porte chiuse ovvero all'aperto senza la presenza di pubblico, nel rispetto dei protocolli emanati dalle rispettive Federazioni sportive nazionali, discipline sportive associate ed enti di promozione sportiva".

Era chiaro che sarebbe finita così, vista la crescita esponenziale dei “numeri” del Covid-19: di fronte all’aumento dei positivi, dei ricoverati e dei morti, era inevitabile lo stop al calcio dilettantistico, ratificato dal DPCM firmato oggi dal premier Conte. Purtroppo pagano il conto di un virus maledetto circa 10 milioni di italiani che svolgono regolarmente attività sportiva e tutte le società dilettantistiche, che si erano impegnate in modo straordinario per osservare tutte le regole, le restrizioni e i protocolli di sicurezza. Comprensibile la delusione, inevitabile la rabbia, ma mettersi adesso a fare la caccia al colpevole è inutile, se non dannoso. Ancora una volta, siamo chiamati tutti a fare la nostra parte con maturità e altruismo.

Lo sport di base paga colpe non sue, è vero, ma rientra in tutte quelle attività chiuse per limitare al massimo gli spostamenti non essenziali e salvaguardare scuola e lavoro. Non è il calcio in sé il problema, così come non lo sono palestre e piscine, perché dove vengono osservati i protocolli la diffusione del virus è limitata. Il senso delle restrizioni è eliminare tutti gli spostamenti e i “contatti” non necessari. Queste le parole di Conte: "L'obiettivo è chiaro, vogliamo tenere sotto controllo la curva epidemiologica perché solo così riusciremo a gestire la pandemia senza rimanerne sopraffatti. Ma questo significa offrire risposta efficiente e cure adeguate a tutti i cittadini e scongiurare lockdown generalizzato, il paese non può più permetterselo". 

Le partite che si stanno giocando questo pomeriggio sono le ultime del calcio dilettantistico, almeno fino al 24 novembre, data di scadenza del DPCM che sarà operativo da domani. Andranno avanti, tra un rinvio e l’altro, i campionati nazionali. Forza ragazzi, ce la faremo anche stavolta.

DPCM 24 ottobre

UFFICIALE - Finalmente sono arrivati i chiarimenti del Dipartimento per lo Sport comunicati dalla FIGC, con l'elenco dei campionati sospesi. Giocano i dilettanti fino alla seconda categoria e tutti i campionati giovanili regionali. Almeno fino al prossimo Dpcm...


La Federazione Italiana Giuoco Calcio, tenuto conto delle disposizioni contenute nel DPCM del 18 ottobre 2020 in ordine allo svolgimento delle attività e competizioni sportive dilettantistiche, comprese quelle relative all’attività giovanile, e considerate le risposte ai quesiti pervenuti al Dipartimento per lo Sport pubblicate sul proprio sito, comunica che sono sospese sino al 13 novembre 2020 le seguenti competizioni organizzate dalla Lega Nazionale Dilettanti e dal Settore Giovanile e Scolastico a livello provinciale:

  • Terza Categoria;
  • Juniores Under 19 Provinciali;
  • Serie D di calcio a cinque maschile e femminile;
  • Allievi Provinciali maschili e femminili (Under 17 e Under l 6);
  • Giovanissimi Provinciali maschili e femminili (Under 15 e Under 14);
  • Esordienti (Under 13 e Under 12);
  • Pulcini (Under 11 e Under 10);
  • Primi calci (Under 9 e Under 8);
  • Piccoli amici (Under 7 e Under 6).

In relazione alla suddette competizioni è consentito esclusivamente lo svolgimento di allenamenti in forma individuale, nel rispetto delle norme di distanziamento e delle altre misure di cautela, anche con la presenza di un istruttore/allenatore.

Sono fatte salve eventuali disposizioni ulteriormente limitative dell’attività sportiva emanate dai competenti organismi delle Regioni e delle Province autonome di Trento e Bolzano.

Fonte: www.lnd.it

UFFICIALE - Finalmente sono arrivati i chiarimenti del Dipartimento per lo Sport comunicati dalla FIGC, con l'elenco dei campionati sospesi. Giocano i dilettanti fino alla seconda categoria e tutti i campionati giovanili regionali. Almeno fino al prossimo Dpcm...


La Federazione Italiana Giuoco Calcio, tenuto conto delle disposizioni contenute nel DPCM del 18 ottobre 2020 in ordine allo svolgimento delle attività e competizioni sportive dilettantistiche, comprese quelle relative all’attività giovanile, e considerate le risposte ai quesiti pervenuti al Dipartimento per lo Sport pubblicate sul proprio sito, comunica che sono sospese sino al 13 novembre 2020 le seguenti competizioni organizzate dalla Lega Nazionale Dilettanti e dal Settore Giovanile e Scolastico a livello provinciale:

  • Terza Categoria;
  • Juniores Under 19 Provinciali;
  • Serie D di calcio a cinque maschile e femminile;
  • Allievi Provinciali maschili e femminili (Under 17 e Under l 6);
  • Giovanissimi Provinciali maschili e femminili (Under 15 e Under 14);
  • Esordienti (Under 13 e Under 12);
  • Pulcini (Under 11 e Under 10);
  • Primi calci (Under 9 e Under 8);
  • Piccoli amici (Under 7 e Under 6).

In relazione alla suddette competizioni è consentito esclusivamente lo svolgimento di allenamenti in forma individuale, nel rispetto delle norme di distanziamento e delle altre misure di cautela, anche con la presenza di un istruttore/allenatore.

Sono fatte salve eventuali disposizioni ulteriormente limitative dell’attività sportiva emanate dai competenti organismi delle Regioni e delle Province autonome di Trento e Bolzano.

Fonte: www.lnd.it

RISULTATI / IN AGGIORNAMENTO - In Under 17 secco 3-0 del Cirié alla Rivarolese, il Milanesio regala la vetta alla squadra di Augusto Palazzesi, il Pinerolo 2006 cade tra le mura amiche, in Under 14 seconda vittoria consecutiva del Borgaro, 4-3 al Cirié


Giocati quattro recuperi nei campionati regionali, che diventeranno cinque con Rivarolese-Cirié Under 15 in programma oggi nel tardo pomeriggio. In Under 17, proprio il Cirié batte con un secco 3-0 la Rivarolese (gol di Casale, Pallaria e Morganti) e ottiene così la sua prima vittoria, salendo a 4 punti, mentre gli ospiti restano a quota 1.

In Under 16 il Bacigalupo espugna il campo del Collegno Paradiso grazie alla rete di Milanesio e si erge al comando solitario della classifica, a punteggio pieno.

Grande sorpresa in Under 15, dove il Caraglio batte 2-3 il Pinerolo, che finora aveva vinto le due partite giocate e sognava l’aggancio in vetta alla Giovanile Centallo: per gli ospiti è il primo successo stagionale, ottenuto grazie alla doppietta di Dalmasso e al gol di Prato.

Infine, in Under 14, la spettacolare partita tra Borgaro e Cirié, finita 4-3, premia la squadra di Fabio Isaia, che trova la sua seconda vittoria consecutiva dopo quella di domenica e aggancia gli avversari a quota 6 punti in classifica: decisivi Pace (doppietta), Di Ruocco e Massari.

UNDER 19 REGIONALI

GIRONE C

VENARIA-PRO COLLEGNO ND

GIRONE D

PEDONA-AREA CALCIO ALBA ROERO ND
NOTE: rinviata al 28/10 ore 20.30

UNDER 17 REGIONALI

GIRONE A

GOZZANO-CITTA’ DI BAVENO ND

GIRONE B

CIRIE’-RIVAROLESE 3-0
RETI: st 8’ Casale, 15’ Pallaria, 41’ Morganti

GIRONE D

FOSSANO-AREA CALCIO ALBA ROERO ND
NOTE: rinviata al 29/10 ore 18.30

UNDER 16 REGIONALI

GIRONE B

GASSINOSANRAFFAELE-LASCARIS ND

GIRONE C

ALPIGNANO-CBS ND

COLLEGNO PARADISO-BACIGALUPO 0-1
RETE: Milanesio.
NOTE: Simioli (B) sbaglia un rigore

GIRONE D

AREA CALCIO ALBA ROERO-OLMO ND
NOTE: rinviata al 27/10 ore 18.30

UNDER 15 REGIONALI

GIRONE B

RIVAROLESE-CIRIE’ 22/10 ore 19.30

GIRONE D

AREA CALCIO ALBA ROERO-FOSSANO
NOTE: rinviata al 28/10 ore 18.30

PINEROLO-CARAGLIO 2-3
RETI: Pussetto, Adu (P), 2 Dalmasso, Prato (C)

UNDER 14 REGIONALI

GIRONE B

BORGARO NOBIS-CIRIE’ 4-3
RETI: pt 3’ Pace (B), 9’ Di Biase (C), st 6’ Di Ruocco, 10’ Massari (B), 11’ Pace (B), 23’ Spandre (C), 32’ Avveniente (C).
NOTE: espulsi pt 25’ Papurello (C) e Summa (B)

GIRONE D

AREA CALCIO ALBA ROERO-PINEROLO ND
NOTE: rinviata al 29/10 ore 18.30

GIRONE E

JSS MONCALIERI-ACADEMY CASALE ND

SG DERTHONA-CBS ND
NOTE: rinviata al 28/10 ore 18.30

Ignorante è colui che ignora, l’etimologia è chiara. Il Ministro dello Sport Vincenzo Spadafora ignora l’organizzazione del calcio dilettantistico, che riguarda ben due terzi del milione e 46mila affiliati alla Federcalcio. Lo dimostra chiaramente il post, pubblicato ieri su Facebook, scritto per chiarire chi può giocare e chi no dopo la stretta del Dpcm: “Proseguono partite e gare sportive dilettantistiche a livello regionale e nazionale, mentre per il livello provinciale, società e associazioni sportive ed enti di promozione proseguiranno gli allenamenti degli sport di squadra ma solo in forma individuale, come le squadre di serie A all’inizio della fase due. Per fare un esempio: la squadra di una scuola calcio di giovanissimi o pulcini potrà continuare ad allenarsi, ma senza giocare partite”.

La Scuola calcio (o attività di base, quella citata dal premier Conte nel suo discorso alla nazione) comprende le categorie Esordienti, Pulcini, Primi calci e Piccoli Amici, ovvero dagli Under 13 in giù. Il Settore giovanile è composto da Juniores, Allievi e Giovanissimi (ovvero dall’Under 19 all’Under 14) ed è diviso - come ben sanno tutti i ragazzi che giocano a pallone - tra regionali e provinciali. Il post di Spadafora ripropone lo stesso dubbio già emerso nel testo del DPCM, dove è scritto che “sono consentiti soltanto gli eventi e le competizioni di interesse regionali e nazionali”, mentre “l’attività sportiva dilettantistica di base, le scuole e l’attività formativa di avviamento relativa agli sport di contatto sono consentite solo in forma individuale e non sono consentite gare e competizioni”.

Quindi? Secondo le carte federali, che il Ministro dello Sport dovrebbe conoscere, giocano i dilettanti (cioè gli adulti) fino alla Prima o Seconda categoria. Non giocano i bambini e le bambine della Scuola calcio. Giocano i campionati regionali del Settore giovanile e non giocano quelli provinciali, con tutti i paradossi del caso.

Ma probabilmente non sarà così, perché l’interpretazione che va per la maggiore indica lo stop a tutti i campionati giovanili, sia regionali che provinciali: in questo senso, per esempio, si è espresso anche il presidente della Lega Nazionale Dilettanti, Cosimo Sibilia. Probabilmente intendeva questo, pur sbagliando i termini, anche il Ministro Spadafora.

C’è un però. Visto che la legge non ammette ignoranza, nello spiraglio interpretativo aperto dalla confusione tra regionali e provinciali si sono infilanti i Presidenti dei Comitati regionali FIGC-LND dell’area nord che, nella videoconferenza di ieri, hanno forzato la mano sull’attività giovanile regionale. Il comunicato stampa del Comitato Veneto è chiaro: “Visto il DPCM del 18 ottobre 2020, si comunica quanto segue: al momento è consentita l’attività regionale dilettantistica (compresa la 2a categoria) e giovanile agonistica (Giovanissimi, Allievi e Juniores sempre regionali)”.

Domani si terrà a Roma il Consiglio direttivo della Lega Nazionale Dilettanti, che dovrebbe fornire tutte le indicazioni utili al prosieguo delle attività sportive. L’ultima parola spetterà comunque al Governo che, attraverso una propria interpretazione, potrà decretare lo stop a tutta l’attività giovanile, senza distinzione tra regionale e provinciale. Finirà così, probabilmente. Al di là delle opinioni sul fatto che sia giusto o sbagliato, una cosa rimane chiara: l’ignoranza e la superficialità con cui viene trattata una materia che riguarda un milione di bambini e le loro famiglie.

EMERGENZA - Pubblicato il testo del Dpcm, rimangono i dubbi interpretativi. La Repubblica scrive: “Sì a partite e gare sportive a livello regionale e nazionale per professionisti e dilettanti”. Sibilia frena: “Se da un lato sembrerebbe garantita la prosecuzione dell’attività dilettantistica a livello nazionale e regionale, non possiamo dire lo stesso per quella provinciale e giovanile”


È stato pubblicato nella notte il testo del Dpcm firmato dal Presidente Giuseppe Conte, in cui è scritto che “sono consentiti soltanto gli eventi e le competizioni di interesse regionali e nazionali”, mentre “l’attività sportiva dilettantistica di base, le scuole e l’attività formativa di avviamento relativa agli sport di contatto sono consentite solo in forma individuale e non sono consentite gare e competizioni”.

Clicca qui per il testo completo del Dpcm

Rimane aperta l’interpretazione precisa di queste frasi, in attesa delle FAQ (le risposte che il Governo fornisce a chiarimento dei provvedimenti) e la lettura che ne darà la Figc. Fermo restando che queste disposizioni rimangono attive fino al 13 novembre.

Questa la lettura che ne dà Repubblica: “Sì all'attività sportiva e motoria all'aperto, sempre nel rispetto della distanza di sicurezza. Sono vietati del tutto gli sport di contatto svolti a livello amatoriale e arriva il divieto anche per le gare dilettantistiche in ambito provinciale. Ma è possibile, per chi pratichi uno sport come il basket, il calcio o la pallavolo, nell'ambito di una società sportiva, continuare ad allenarsi a livello individuale e fare training con i compagni di squadra evitando però il contatto e dunque di fare "partitelle" o sessioni di gioco con gli altri. Sì a partite e gare sportive a livello regionale e nazionale per professionisti e dilettanti”.

Il presidente della Lega Nazionale Dilettanti Cosimo Sibilia già ieri sera aveva lanciato un grido d’allarme: “Dalle informazioni parziali che abbiamo il nuovo DPCM avrebbe confermato i nostri timori. Perché se da un lato sembrerebbe garantita la prosecuzione dell’attività dilettantistica a livello nazionale e regionale, non possiamo dire lo stesso per quella provinciale e giovanile. Se così fosse siamo preoccupati perché impedire lo sport soprattutto a bambini e ragazzi equivale a creare un forte squilibrio tra una socialità organizzata e quella disorganizzata, quella che porterà migliaia di giovani a vivere il proprio tempo libero senza regole e senza responsabilità, a differenza di ciò che avrebbero potuto garantire le società sportive dilettantistiche che hanno investito risorse e mezzi per consentire la ripresa in sicurezza delle attività sportive. Trovo grave considerare lo sport un’attività non essenziale, come anche non aver cercato un confronto con chi organizza e gestisce lo sport di base nel nostro Paese”.

Quindi? Giocheranno ancora i campionati dilettantistici fino alla Prima (on in alcune regioni alla Seconda) categoria, verrà fermata la Scuola calcio. E i campionati giovanili? Regionali sì, provinciali no, o tutti a casa? Servono risposte chiare e immediate.

EMERGENZA - In attesa di comunicazioni ufficiali da parte della FIGC, è ormai sicuro che per il prossimo mese non si giocheranno partite della Scuola calcio


È stato pubblicato nella notte il testo del Dpcm firmato dal Presidente Giuseppe Conte, in cui è scritto che “sono consentiti soltanto gli eventi e le competizioni di interesse regionali e nazionali”, mentre “l’attività sportiva dilettantistica di base, le scuole e l’attività formativa di avviamento relativa agli sport di contatto sono consentite solo in forma individuale e non sono consentite gare e competizioni”.

Clicca qui per il testo completo del Dpcm

In attesa di comunicazioni ufficiali da parte della FIGC e della LND, appare certo che l’attività della Scuola calcio (Esordienti, Pulcini, Piccoli Amici e Primi calci) è da considerarsi interrotta almeno fino al 13 novembre, data di scadenza del Dpcm.

Il presidente della Lega Nazionale Dilettanti Cosimo Sibilia già ieri sera aveva lanciato un grido d’allarme: “Dalle informazioni parziali che abbiamo il nuovo DPCM avrebbe confermato i nostri timori. Perché se da un lato sembrerebbe garantita la prosecuzione dell’attività dilettantistica a livello nazionale e regionale, non possiamo dire lo stesso per quella provinciale e giovanile. Se così fosse siamo preoccupati perché impedire lo sport soprattutto a bambini e ragazzi equivale a creare un forte squilibrio tra una socialità organizzata e quella disorganizzata, quella che porterà migliaia di giovani a vivere il proprio tempo libero senza regole e senza responsabilità, a differenza di ciò che avrebbero potuto garantire le società sportive dilettantistiche che hanno investito risorse e mezzi per consentire la ripresa in sicurezza delle attività sportive. Trovo grave considerare lo sport un’attività non essenziale, come anche non aver cercato un confronto con chi organizza e gestisce lo sport di base nel nostro Paese”.