Venerdì, 27 Dicembre 2024
Giovedì, 12 Dicembre 2024 15:27

Mario Goglia: “Alla Pro Vercelli grazie a Massimo Gardano, l’obiettivo è raddoppiare le società affiliate”

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INTERVISTA - L’ex direttore sportivo dell’Alessandria è al lavoro come responsabile delle Academy vercellesi: “Aiutiamo le società dal punto di vista organizzativo e tecnico”. Poi uno sguardo alla carriera: “Gli anni più belli all’Atletico Torino con Mimmo Arcella. Ho un occhio allenato per scovare talenti, Lorenzo Lucca non c’entrava niente con i dilettanti”


Da Alessandria, dove ha gestito (con risultati oltre le aspettative) il settore giovanile nell’anno che ha portato al fallimento della società, alla Pro Vercelli come responsabile delle Academy: è il percorso di Mario Goglia, allenatore vincente per più di vent’anni, direttore di successo per un altro paio di decenni, ora alle prese con un ruolo tutto nuovo.

Mario, come sta andando la tua avventura alla Pro Vercelli?
“Bene, molto bene. Lavorare nelle Academy mi permette di rimanere nel mondo del calcio professionistico e di stare a contatto con la gente, mi piace. È nato tutto alla fine della scorsa stagione, Massimo Gardano mi ha chiesto se avessi voglia di dargli una mano, io ho subito accettato con entusiasmo, anche perché non mi impegna tutti i giorni e ho tempo di stare con mia figlia”.

A fare il direttore sportivo di tempo ne rimane poco…
“Vero, me ne sono accorto sulla mia pelle. E lo vedo guardando il lavoro che da Massimo: lui gestisce tutto, dalla Primavera alla Scuola calcio, con una qualità, una presenza e una professionalità impressionante. Cura ogni dettaglio, in campo e fuori, come un manager. Ha uno staff dirigenziale e tecnico di alto livello, certo, ma lui è il settore giovanile della Pro Vercelli. Massimo gestiva anche le Academy, fino all’anno scorso, ma fare tutto è impossibile, per questo sono felice di collaborare con lui”.

Di quante società parliamo?
“Una decina, anche meno: la Dufour Varallo è quella di più vecchia affiliazione, la FC Milanese la più recente, è un accordo che ho curato io. Poi ci sono Rebaudengo, Villarbasse, San Gallo Settimo, Orizzonti United, Ivrea Banchette: tutte società in crescita, che lavorano sul territorio. Non possiamo fare concorrenza con le società di serie A, per cui andiamo a cercare persone serie, con voglia di crescere, in realtà meno conosciute”.

Il tuo compito?
“Un compito di relazioni. Alle nostre Academy diamo supporto a livello organizzativo e tecnico, per esempio questa sera ho una riunione con i tecnici delle società affiliate insieme a Johnny Gullotta, allenatore dei 2012 della Pro Vercelli, un ragazzo giovane ma preparatissimo: parleremo delle metodologie di lavoro della Pro e di come possano essere applicate nelle società dilettantistiche. Cerco di essere presente nelle società e di ascoltare le loro esigenze: andiamo ai loro tornei, facciamo dei test match, li invitiamo alle partite della Prima squadra, ovviamente visioniamo i loro giocatori…”

Facciamo un passo indietro, ripercorriamo il percorso che ti ha portato fino qui. Hai iniziato come allenatore.
“Sì, ho allenato tanti anni, anche qui alla Pro Vercelli ai tempi di Prunelli presidente, anche ad Alessandria dove poi sono tornato come direttore. E poi Rivoli, Juniores nazionale di Giaveno e Cirié, Berretti a Orbassano, diciamo che le mie belle 25 stagioni in panchina me le sono fatte”.

La svolta all’Atletico Torino, con Mimmo Arcella.
“Con Mimmo, grande amico, abbiamo collaborato 13 anni e fatto grandi cose. Abbiamo fondato l’Atletico Torino dove c’era il Beppe Viola, che oggi è tornato in auge, e abbiamo ottenuto risultati incredibili: per tre volte siamo saliti in Eccellenza, abbiamo vinto il titolo regionale Giovanissimi con i 2000, con Rosario Ligato in panchina, due titoli al SuperOscar…”

E lanciato un bel po’ di giocatori.
“Il fiore all’occhiello è sicuramente Lorenzo Lucca. Tutti si mettono le medaglie, ma la verità è che è stato rivalutato all’Atletico Torino, altrove giocava poco e niente. Il merito di averlo portato è di Alessandro Malagrinò, poi si vedeva che era troppo forte per il nostro livello, non c’entrava niente con l’ambito dilettantistico. Io in quegli anni facevo l’osservatore per il Vicenza, l’ho portato a provare e da lì è iniziata la sua carriera”.

Torniamo a te. Con Arcella sei passato dalla panchina alla scrivania, se così si può dire.
“In realtà mi sono sempre considerato un uomo di campo, però è vero che in quella fase sono passato dalla gestione di una squadra alla gestione di una società”.

Dopo l’Atletico Torino, una pausa e poi l’Alessandria. Come valuti la tua esperienza con i grigi?
“Sì, a parte due brevi esperienze con Mirafiori e PSG, dove ho conosciuto Stefano Guidoni, ho fatto una stagione ad Alessandria come responsabile del settore giovanile. Purtroppo la società è fallita, come ben sappiamo, ma per me è stata una bellissima esperienza. Ho trovato una buona struttura perché Buonagrazia aveva lavorato molto bene, ma tantissimi sono andati via e mi sono ritrovato da solo a dover gestire tutto. Con gli allenatori, che ho portato io, abbiamo allestito delle squadre forti, anche grazie all’aiuto di Juventus e Torino, con tanti giocatori di livello che sono rimasti nel professionismo, qualcuno anche a Vercelli. È stata un’esperienza positiva, a livello personale, perché mi ha dato modo di tornare in pista nel professionismo e di conoscere tantissime persone in quell’ambito: avendoci a che fare tutti i giorni tra partite e riunioni, si creano dei rapporti importanti”.

Ed è la base di quanto stai facendo adesso.
“Esatto, penso che Massimo mi abbia chiamato perché ha visto come ho lavorato”.

Chiudiamo con gli obiettivi di questa stagione.
“Vorrei far crescere le società affiliate, anche raddoppiarlo se possibile. E magari scoprire qualche nuovo talento dalle Academy. Diciamo che non è il mio compito, ma in tanti anni da osservatore per Torino, Livorno e Vicenza, mi sono fatto l’occhio”.

Mi obblighi a un’altra domanda. I tre più forti che hai “adocchiato” nella tua carriera.
“Lucca, ovviamente. Poi ho allenato Fabrizio Cacciatore alla Pro Vercelli, da centrocampista l’ho trasformato in difensore, da lì è esploso ed è andato alla Sampdoria. Poi il mio cuore è per i ’98 dell’Atletico Torino, con loro ho vissuto tre anni bellissimi, mi hanno aiutato molto a superare un periodo difficile e non li ringrazierò mai abbastanza”.

Il prossimo che diventerà un professionista?
“Qui a Vercelli ne abbiamo tanti, ma non posso fare nomi”.

Ultima modifica il Giovedì, 12 Dicembre 2024 15:35

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