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Venerdì, 04 Novembre 2022 14:08

Under 17 Regionali / Intervista - Alla scoperta del Turricola Terruggia, parla il mister Daniele Nardiello

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Daniele Nardiello e i suoi collaboratori Andrea Bertelli (sx) e Andrea Capra (dx) Daniele Nardiello e i suoi collaboratori Andrea Bertelli (sx) e Andrea Capra (dx)

INTERVISTA - La società dell'alessandrino sta stravolgendo tutti i pronostici nel girone A di Under 17, con un inizio di campionato da favola. Andiamo a conoscerli meglio attraverso le parole del tecnico Daniele Nardiello.
 


13 punti nelle prime 7 giornate, frutto di 4 vittorie, un pareggio e due sconfitte. 14 reti fatte e 10 subite e lo scalpo delle due battistrada Biellese e Città di Baveno, unica sconfitta al momento per loro, questo il ruolino di marcia dello splendido Turricola Terruggia a quasi due mesi dall'inizio dei campionati. Un percorso straordinario per una squadra all'esordio nei Regionali, che con il duro lavoro si sta togliendo le prime soddisfazioni.
Alla guida Daniele Nardiello, anima della società assieme al Ds Marco Defrancisci.

Un inizio travolgente che non si aspettava nessuno.
"Non pensavamo di avere questo impatto. Siamo una piccola squadra di paese, con un bacino molto piccolo e con vicino una bellissima realtà come quella del Casale. I nostri ragazzi vengono tutti dai Provinciali e per loro è un'esperienza nuova. Ci è dispiaciuto vedere che tutti ci davano per spacciati nel pre campionato, ma è anche normale, c'è un livello molto alto e tante società fortissime, noi stessi eravamo un po' spaventati. Abbiamo subito cercato di organizzare amichevoli importanti per calare i ragazzi nella nuova realtà e contro una squadra di livello come l'Asti abbiamo perso 8-1. Nonostante le difficoltà abbiamo lavorato sodo e la prima giornata, pareggiata con il Borgosesia, ci ha dato molta speranza e fiducia".

A proposito di lavoro, quali sono i tuoi metodi?
"I miei metodi non sono semplici, chiedo sempre tanto ai ragazzi e questo comporta delle difficoltà, un'evoluzione più graduale. Il primo aspetto che curo è quello mentale, perché i nostri giocatori devono capire che quello che facciamo serve per formarli e il gruppo è più importante delle individualità. Da un lato questi risultati ci danno una mano, perché danno credibilità e aumentano la fiducia dei ragazzi, ma sono anche fortunato ad avere persone cresciute in famiglie esemplari e che non danno problemi. In più il fatto che siamo una piccola realtà fa si che si conoscano tutti, che siano cresciuti insieme dentro e fuori dal campo. Sta poi a noi fare in modo che siano sempre contenti e felici di allenarsi e far parte del progetto. Con loro cerco di ridere e scherzare, sentirli in privato se ci sono problemi, senza eccedere e puntando molto sulla meritocrazia. Essendo cresciuti in un contesto calcistico diverso da quello di noi più grandi, siamo noi a dover cercare di adeguarci un po' alle loro esigenze, dobbiamo fargli bene e fare in modo che quello che imparano qui gli rimanga anche una volta andati via. Uno degli aspetti su cui insisto maggiormente è l'umiltà e che non cerchino alibi quando le cose non vanno, una cosa che mi hanno inculcato i miei genitori. Quando riesci a creare un clima positivo, dove tutti si sentono parte della squadra, dove anche chi gioca meno si sente coinvolto, poi in campo questo cose si vedono, perché rendono enormemente di più.
Per quanto riguarda gli aspetti di gioco, non sono uno schematico, che cerca di imbrigliare i ragazzi in ruoli fissi. Molti allenatori sono convinti di essere loro a vincere le partite, ma in realtà le vince chi va in campo. In partita credo siano loro a questa età a dover essere capaci di adeguarsi alle varie esigenze di gioco, a seconda dell'avversario, a seconda della situazione, e ciò è utile anche e soprattutto quando cambi allenatore. Chiedendogli molto evito di arrabbiarmi quando ci sono errori e inizialmente diversi di loro hanno mostrato difficoltà. Ma non abbiamo lasciato nessuno indietro e ora rendono tutti al 200%, e spesso chi gioca meno è quello che si impegna il doppio in settimana. Cerchiamo di rendere gli allenamenti il più vari possibile e questo a loro piace, stiamo formando una squadra, che non avrà il fenomeno che ti risolve la partita, ma che a livello di collettivo sta costruendo qualcosa di importante. Anche perché se non dai sempre il massimo, a questi livelli gli avversari ti schiacciano subito, non puoi permetterti distrazioni. Difatti l'unica gara che abbiamo giocato davvero male è stata quella con l'Ivrea, dove probabilmente abbiamo sottovalutato l'impegno e alla fine siamo usciti sconfitti. Per il resto delle gare però tutti hanno sempre dato il loro massimo, anche di fronte ad avversari più quotati. Come detto non abbiamo fenomeni che risolvano la partita da soli, ma tanti ottimo giocatori che lavorano sodo. Poi ci sono quelli che spiccano più di altri per qualità come Montiglio e Corona, che oltre ad aver deciso la partita con la Biellese hanno anche ricevuto la chiamata in rappresentativa, ma loro sono il simbolo del lavoro di tutti".

Com'è lavorare al Turricola Terruggia?
"E' un percorso iniziato diversi anni fa. Con il Ds Marco Defrancisci, con cui siamo amici, abbiamo costruito piano piano questa realtà, dove tutti ci impegniamo al massimo. E' complicato per una società piccola come la nostra, ma la collaborazione tra tutti ci aiuta a crescere. Proviamo a migliorare passo dopo passo e ora abbiamo puntato molto sulla qualità dei tecnici che si impegnano per i nostri colori. Io stesso cerco sempre di condividere idee ed esperienze con gli altri mister e per la squadra ho due collaboratori come il mio secondo Andrea Bertelli e il dirigente Andrea Capra con i quali mi confronto costantemente. E' uno staff fantastico, dove ognuno conosce i propri ruoli ed incarichi, ma allo stesso tempo su aspetti dove uno non arriva l'altro è sempre pronto a dare un sostegno. Non posso fare altro che ringraziarli e quel che stiamo costruendo con la squadra è anche merito loro".

Il futuro cosa propone?
"Ovviamente è presto per fare programmi o pronostici. A livello di squadra cerchiamo di volare bassi, testa quadrata e continuare a lavorare, e vediamo dove arriviamo. In questo momento abbiamo una collaborazione con la Pastorfrigor Stay per la Juniores, che noi non abbiamo, ma con i nuovi regolamenti l'anno prossimo, se continuiamo così con l'Under 17, potrebbero aprirsi nuove prospettive. Per ora è presto per parlarne però, non ci precludiamo nulla.
A livello personale ugualmente non posso dire cosa verrà. Ho lasciato il calcio giocato a 32 anni per calarmi in questa nuova realtà di allenatore, dove ho fatto tanta gavetta, partendo dai piccoli che fanno calcio a 5 fino all'Under 17, che alleno da alcuni anni. Il calcio è una passione, mi informo sempre tanto e ho conseguito il patentino Uefa C, mi piace proseguire su questa strada. L'Under 17 è forse la categoria che preferisco, perché puoi avere un rapporto, un dialogo, di un certo livello con i ragazzi, trasmettendogli molto del tuo. Per questo non sono per ora interessato al calcio adulto, non mi ci vedo ora come ora, non essendoci le stesse dinamiche presenti nelle giovanili. Sarei forse curioso dedicarmi solo all'allenamento, non foss'altro per capire tante cose che si vivono in maniera diversa, visto che qui per ora ricopro anche altri incarichi, tra cui quello di Dt. Ma come detto, non mi precludo nulla e per ora proseguiamo nel percorso tracciato".

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