Martedì, 26 Novembre 2024
Venerdì, 24 Febbraio 2023 16:11

Under 16 Regionali - Stefano Albunio alla riscossa, dalla stabilità al Nichelino Hesperia al lavoro con la KPSS

Scritto da

INTERVISTA - Scopriamo come lavora, sogni e speranze dell'estremo difensore rosso blu, che a cuore aperto ci racconta se stesso e una prima parte di stagione vissuta da assoluto protagonista, pur nelle difficoltà.


Carattere da vendere per Stefano Albunio, che dopo anni segnati dalla lunga esperienza al Chisola, si è calato nella realtà nichelinese cercando di dare il suo contributo in un'annata tutt'altro che semplice.

"Inizialmente è stato complicato immergermi nella nuova esperienza. Ho iniziato al Chisola, dove sono stato cinque anni. Poi ho avuto esperienze alla Sisport, dove ho potuto misurarmi con l'annata superiore, ed in seguito al Chieri, dove ho passato tre stagioni. Posso dire che le prime due sono state molto belle, ma la terza ho dovuto confrontarmi con un'accesa rivalità per il ruolo e la continua alternanza ha reso tutto più difficile. A quel punto ho provato al Lascaris, ma dopo due settimane non si sono creati i presupposti per rimanere, quindi eccomi tornare al Chisola. Dove si è ripresentata una situazione che mi avrebbe messo in continua concorrenza con altri due colleghi, quindi ho deciso di cambiare strada. Dopo tanti anni in giro per queste società trovarmi a Nichelino è stato strano, ma sono felicissimo della scelta, perché dopo le difficoltà iniziali ho trovato quella continuità che cercavo, cosa che per un portiere penso sia assolutamente necessaria. Inoltre ho trovato un bel gruppo di compagni e un sodalizio che mi offre tutto l'aiuto possibile, a livello personale sono molto soddisfatto".

La squadra però sta soffrendo tanto.
"Purtroppo non saprei dire cosa è andato storto. Siamo uniti e affiatati, ma probabilmente a livello di collettivo le altre squadre hanno dimostrato di avere qualcosa in più. Credo che aver cambiato due allenatori nel corso della stagione non ci abbia aiutati. E' un peccato perché fino a metà campionato ci credevamo davvero, lo svantaggio sul Salice, la squadra a cui puntavamo, era poco. Ma abbiamo steccato alcune gare che non dovevamo sbagliare e loro contemporaneamente vincevano. La società ed il mister ci spronano a dare il meglio e ci incoraggiano sempre, ma ora il distacco è importante. Non molliamo di testa, ma al momento i playout sembrano l'opzione più probabile".

In questa situazione, il portiere è sempre molto sollecitato.
"E' difficile quando offri buone prestazioni, ma nonostante l'impegno prendi sempre gol. Però per fare il portiere devi avere un certo carattere, forte e un po' matto. Questo magari in certi frangenti può non aiutare nei rapporti con le società, ma penso sia importantissimo per noi estremi difensori. Ogni partita sei sotto esame, per questo ritengo che una delle caratteristiche principali di un buon portiere sia il non avere paura. Anche perché non puoi bloccarti, devi sempre essere pronto a lanciarti con coraggio verso palloni pericolosi, non avere timore di ricevere colpi duri, pallonate in faccia. Quando compio certe parate un po' folli e i compagni mi dicono che sono un pazzo a buttarmi così, mi fa sempre molto piacere. E' anche per questo che giocare con continuità è importante, non aiuta solo l'autostima e la fiducia nei tuoi mezzi, ma permette anche alla squadra di sapere che può fare affidamento su di te".

Hai un punto di riferimento tra i portieri professionisti?
"Non ho mai avuto il pallino di giocare in porta, sono finito tra i pali un po' per caso da piccolo, per poi non uscirne più, quindi non ho iniziato perché avevo qualcuno in particolare che ammiravo. Da tifoso interista però ho studiato tanto Handanovic. Analizzare le giocate dei portieri è qualcosa che faccio sempre e lui è il prototipo del grande portiere che ho in mente, anche se ora non è più il titolare. Oltre al coraggio ha grande tecnica nella parata, caratteristica che ogni portiere di livello deve avere. Riflessi, atletismo, sono importanti, ma se non hai tecnica parti svantaggiato. Dispiace che la squadra che tifo sia andata a cercare all'estero per trovare un suo sostituto, quando qui in Italia c'erano diversi portiere secondo me superiori, come Vicario o Cragno".

Le tue caratteristiche principali invece quali sono?
"Ho vinto il timore di lanciarmi in contrasti importanti. Fino a poco tempo fa non mi ero ancora sviluppato appieno e spesso avevo paura di farmi male. Ora che sono cresciuto parecchio, anche in rapporto alla mia età, non ho più questa preoccupazione. Sono 1.86 e dovrei poter crescere ancora. Grazie anche a questo sono abile nelle palle alte e forte negli 1vs1. Gli aspetti su cui sto lavorando maggiormente sono le palle basse e usare meglio il piede debole".

Com'è il tuo piano di lavoro?
"Con la società faccio due allenamenti a settimana, di cui uno con i 2006. E' una bella soddisfazione lavorare con un gruppo che in campionato sta andando fortissimo e con cui ho anche avuto la possibilità di giocare durante un torneo. In più è da quando sono piccolo che il sabato mattina mi impegno negli allenamenti, non so cosa voglia dire svegliarmi tardi. Quest'anno partecipo alla Keeplay Professional Soccer School ed è una bellissima esperienza. Ho cominciato poco prima di approdare al Nichelino ed è anche grazie al loro supporto se sono riuscito ad impormi in squadra come primo portiere".

Un'attività diversa rispetto a ciò che vivi con i compagni.
"E' un'esperienza nuova, perché fino ad ora mi ero sempre concentrato maggiormente sulla tecnica, qui invece lavoro principalmente su fasi situazionali. Tendenzialmente so come si deve stare in campo, ma sentire dove devi metterti, cosa fare in un determinato momento, mi aiuta tantissimo, aumenta la mia consapevolezza del ruolo. Inoltre utilizzano metodologie particolari per lavorare sulla tenuta mentale e aiutarti a restare sereno. Uno degli ultimi allenamenti ad esempio è stato fatto usando musica che mi piace, spingendomi nell'ascolto a focalizzarmi sulle varie parate che ho fatto. E' una bellissima opportunità per crescere".

Così facendo si deve generare un certo feeling tra giocatore e allenatore.
"Gli allenamenti individuali mi aiutano tantissimo e si sviluppa una fiducia con i tecnici che ti seguono davvero importante. Sono felicissimo di questa esperienza, Fabrizio Capodici e tutto lo staff della scuola stanno lasciando un'impronta significativa sulle mie capacità. Sono sicuramente le figure più rilevanti e che mi hanno segnato maggiormente nel mio percorso di crescita come portiere, assieme a Tommaso Schiavo del Chisola, che mi ha trasformato da difensore a portiere e senza il quale forse non avrei intrapreso questa strada".

Cambieresti qualcosa nel mondo calcio?
"A livello giovanile credo ci sarebbe bisogno di arbitri più qualificati. Non solo, anche che siano in grado di gestire meglio ciò che arriva dagli spalti. Io da portiere mi gaso quando sento le tifoserie che mi puntano, ma se un arbitro non riesce a reggere certe cose poi può andare in crisi e la partita si rovina. Sia chiaro, sono contro gli insulti, ma purtroppo so che per cambiare certe cose serve un lavoro molto più ampio a livello culturale. Chi sta sugli spalti dovrebbe tifare, ma per il resto è meglio stia zitto, i primi a beneficiarne saremmo noi giocatori.
A livello professionistico invece rivedrei l'utilizzo del fuorigioco automatico e della VAR. Sono strumenti utili, ma il primo dovrebbe essere rivisto, perché veder fischiato un fuorigioco per pochi millimetri di pelle è assurdo, non c'è vantaggio e si dovrebbe pensare a garantire un certo scarto. Il secondo invece penso debba essere usato meno e si concentri sulle situazioni più rilevanti, come ad esempio l'assegnazione di un calcio di rigore".

Sogni e ringraziamenti finali?
"Da tifoso interista naturalmente l'Inter sarebbe l'apice, ma qualsiasi squadra professionista in Italia sarebbe un grande traguardo. All'estero non ho una squadra in particolare, ma sicuramente il miglior campionato ritengo sia la Bundesliga, per come sanno lavorare sui giovani e per l'atmosfera che si respira negli stadi, cosa che purtroppo qui da noi non si vede più.
Naturalmente ringrazio la mia famiglia, che mi ha cresciuto con la voglia di eccellere sempre, ma con il rispetto dovuto agli altri. Ringrazio mio padre, perché è un supporto costante, mi ha aiutato tanto nelle mie esperienze tra una squadra e l'altra, ma lasciando sempre che fossi io a decidere per me. Il Nichelino per la fiducia e la stabilità che mi ha dato e la KPSS che mi ha aiutato a raggiungere questa stabilità e di cui sono felicissimo di far parte".

Registrati o fai l'accesso e commenta