INTERVISTA - Un campionato fantastico per lui e per i suoi colori, che ha letteralmente tatuati addosso. A quattro giornate dalla fine l'esterno goleador del Pianezza si racconta.
Esterno mancino tecnico e veloce, buona visione di gioco e soprattutto fiuto del gol da centravanti di razza. Questo è tanto altro è Manuel Mereu, bandiera del Pianezza che sta volando alla conquista delle fasi finali.
Manuel, ti aspettavi questi risultati ad inizio stagione?
"Si, ce lo aspettavamo tutti. Il gruppo è unito e sapevamo di poter fare grandi cose".
Ad inizio anno vittoria del Grande Slam, un buon inizio di campionato, poi il cambio di tecnico.
"C'è stato un momento di spaesamento, ma ci siamo abituati in fretta. Mister Macciola è bravo e sono felice sia lui a guidarci ora".
Stai segnando a raffica, sei mai stato così prolifico?
"Ho già battuto il mio record, la scorsa stagione mi sono fermato a 18, giocando più centrale".
Vice capitano e goleador della squadra, una bella responsabilità.
"Certo, ma sono tranquillo, perché il mister è sempre pronto ad aiutarmi e a consigliarmi e in campo ho il supporto di tutti i miei compagni".
Sei anche il rigorista titolare, hai qualche rituale scaramantico prima di tirare?
"In realtà prima di entrare in campo. Ogni volta faccio due saltelli con il sinistro e poi corro verso il centro".
Una stagione fantastica per voi, qual è la forza del vostro gruppo?
"Come detto siamo molto uniti, ci sosteniamo a vicenda, pronti ad aiutarci nel momento del bisogno. Ci aiuta anche il fatto di non aver cambiato molto rispetto alla scorsa stagione. Sono andate via due pedine importanti, ma chi le ha sostituite si è inserito perfettamente e ci intendiamo ancora meglio rispetto allo scorso anno. In campo mi trovo molto bene con tutti i compagni e nei fraseggi con il centrocampo diamo il meglio. De Carlo, Antonacci, Donalisio, Filippone, con tutti loro mi trovo benissimo. Anche con Zerbi c'è ottima sintonia, costruita lo scorso anno quando giocavamo entrambi al centro dell'attacco, avendo usato un modulo diverso".
Manca un mese al traguardo, che sensazioni avete?
"Sappiamo che sarà dura. Abbiamo superato una gara complicata con il Borgaro, ora c'è l'Alpignano che è una buona squadra. Dobbiamo dare il massimo fino alla fine, sapendo che è comunque difficile. Arrivare terzi sarebbe importante per evitare subito il Lascaris. Non conosco così bene le altre squadre, ma preferirei non affrontarli. Conosco tanti di loro e come gruppo sono cresciuti molto".
Sei contento di mister Macciola hai detto, cosa deve avere per te un bravo allenatore?
"Oltre a saper allenare, deve essere in grado di comunicare con noi. Deve parlare, costruire un buon rapporto. Se dovessi indicarne uno nella mia esperienza è sicuramente Salvatore Incardona. Con lui ho passato tre anni ed è merito suo se sono il giocatore che sono".
Una vita al Pianezza, ma ci sono state altre esperienze?
"Sono qui al Pianezza da quando ho iniziato a giocare a calcio. L'unica vera esperienza fuori l'ho avuta a 7 anni, quando mi chiamò la Juve. Durò poco però. Durante gli allenamenti i miei genitori non potevano entrare, non ero abituato e mi mancava. Dopo poco ho deciso di non andare più. Ho ricevuto anche una chiamata dalla Rappresentetiva Regionale Under 15, ma non è andata benissimo. A livello umano una bellissima esperienza, avevo un po' di ansia, ma ero con due compagni del Pianezza e ci siamo sostenuti l'un con l'altro. Trovarsi a giocare con tanti coetanei così forti è stato molto bello, purtroppo in campo non mi son trovato. Ho provato a dare il massimo, ma sono stato schierato come centrocampista centrale, un ruolo non mio nel quale non sono riuscito a performare".
Sognando il professionismo, quale sarebbe la meta ideale?
"Da tifoso dico ovviamente la Juventus. All'estero sarebbe interessante vivere un'esperienza, ma potendo scegliere non mi allontanerei dall'Italia".
A proposito di Italia, una riflessione sui giovani e sul loro utilizzo.
"Bisogna avere il coraggio di farli giocare di più. Ci sono ragazzi che meritano di giocare, che gli si dia la possibilità. Fagioli ne è un esempio. Bravo, tecnico, deve trovare spazio".