INTERVISTA - Il capitano del Salice si racconta e guida la sua squadra verso un campionato duro, ma da vivere fino all'ultimo secondo, forte di un gruppo unito fatto di compagni di lunga data.
In casa Salice c'è molto entusiasmo per questa avventura ai Regionali, conquistata sul campo la scorsa stagione, ma arrivata nella categoria Under 16 sol grazie alla rinuncia dell'Arona. Il gruppo guidato da Stefano Giachino non ha avuto modo di rinforzarsi, ma può contare sul grande affiatamento che lega i giocatori. Paolo Rabbia è capitano e anima di questa compagine e non è un caso che proprio il simbolo della squadra abbia sigliato la rete del 2-2 che alla seconda giornata ha garantito il pari con la Cheraschese, che è valso il primo punto in assoluto della società nei Regionali.
"Il gol è stata una grande emozione. Per tutti è stata una bella sorpresa avere la possibilità di disputare questo campionato, sappiamo sarà difficile, ma sono sicuro potremo crescere. La squadra ha ampi margini di miglioramento e possiamo contare su un gruppo molto unito e affiatato. Io sono qui da 10 anni e come me altri compagni, e qualcun altro è arrivato poco dopo, ci conosciamo da tanto, siamo amici. Il mio compito come capitano è cercare di far ambientare subito i nuovi e dare l'esempio in campo, incitando tutti a dare il meglio. Un aspetto che ci ha fatto piacere è stato essere inseriti nel girone con le squadre del cuneese, cosa che ci permette di evitare stancanti trasferte chilometriche".
Quali sono i tuoi compiti a livello tattico?
"Sono destro naturale, piazzato al centro del campo. La mia forza sta nei passaggi e nel recupero palla, una sorta di regista dinamico. Mi ispiro a Busquets. Personalmente devo migliorare in corsa e agilità, mentre a livello di squadra dobbiamo crescere nella difesa delle palle alte".
Tu come tanti avete subito la pandemia in un importante momento della vostra crescita, come la hai vissuta?
"E' stata dura naturalmente, ma non ho mai pensato di mollare. La passione per il calcio non è mai mancata, abbiamo cercato di tenerci attivi il più possibile. A livello fisico ho pagato qualcosa per via dell'inattività, ma appena è stato possibile ci siamo rimessi in moto, riprendendo a giocare nei campetti di zona. Abbiamo provato a farci trovare pronti per la ripartenza dello scorso anno".
In tanti anni al Salice c'è qualcuno che ha lasciato un impronta importante nella tua crescita?
"Ho avuto tanti buoni allenatori, ma quello che mi ha segnato maggiormente è stato Alessandro Paschetto nei due anni agli Esordienti. Il suo modo di allenare mi piaceva e mi ha trasmesso molto a livello di mentalità, di approccio alle gare".
Sognando il professionismo, dove ti piacerebbe giocare?
"Da tifoso naturalmente la Juventus sarebbe il massimo. Se invece dovessi dire una squadra estera, il Manchester City su tutte. Il calcio di Guardiola mi piace molto, sia come mentalità che come gioco".
Cambieresti qualcosa nel mondo del calcio giovanile?
"La regola sulle retrocessioni e promozioni non mi piaceva, premiando l'annata e non la squadra non era meritocratica. Per fortuna dal prossimo anno non sarà più così".