Gli arbitri corrotti, che nella vita di tutti i giorni lavoravano per i servizi segreti e la domenica condizionavano i risultati delle partite di campionato.
La storica e infuocata rivalità tra la Dinamo Berlino, che grazie a quelle direzioni di gara favorevoli vinceva tornei su tornei fino a trionfare in dieci edizioni consecutive, e le altre squadre del campionato, che comunque non sfiguravano nelle competizioni europee dimostrando di potersela giocare contro qualsiasi avversario: il Magdeburgo, la Dinamo Dresda, il Carl Zeiss Jena, il Karl Marx Stadt e la Lokomotive Lipsia. Era il calcio della Germania Est, il calcio giocato al di là del Muro e oltre la Cortina di Ferro.
Erano i tempi della Guerra Fredda, una realtà che oggi non c’è più travolta dalla Storia e spazzata via per sempre dal vento del cambiamento. Di quel calcio scomparso all’inizio degli anni Novanta si parla adesso nel libro intitolato “Stasi Football Club. Il calcio al di là del Muro”, scritto da Vincenzo Paliotto e pubblicato dalla casa editrice Urbone Publishing. Il libro è un viaggio nella memoria, nel calcio che fu e che non sarà più.
La Ddr rappresentava un noto acronimo geografico, ma per lo più politico, utilizzato dal 1949 al 1990 per definire, tra una coltre di misteri e di informazioni deviate, quella che era la vita al di là del Muro di Berlino. La Germania Est era il paese del Patto di Varsavia maggiormente esposto ai confini con il mondo occidentale e un Muro non è risultato poi sufficiente per evitare il paragone asfissiante, e per certi versi imbarazzante, tra due entità politiche e sociali completamente diverse, l’Est e l’Ovest, tanto vicine ma così incredibilmente lontane. E anche il calcio, nella ex Ddr, recitava un ruolo estremamente significativo.
Nonostante fosse in parte snobbato dal regime, a favore di altre discipline, questo sport riuscì comunque a ritagliarsi uno spazio importante, e in certi casi anche vincente: la Nazionale si assicurò infatti numerose medaglie olimpiche; nel maggio del 1974 il Magdeburgo alzò al cielo la Coppa delle Coppe battendo per 2-0 il Milan di Rivera grazie anche a un gol realizzato dal centrocampista Jurges Sparwasser; qualche settimana più tardi lo stesso Sparwasser firmò lo storico 1-0 ottenuto contro i fortissimi cugini dell’Ovest nella gara dei Campionati Mondiali giocata a Monaco di Baviera.
Ma fu pure oggetto, il calcio, di contaminazioni politiche e partitiche fuorvianti e poco immaginabili. E come tutti gli altri sport finì naturalmente sotto il controllo ingombrante della Stasi, la principale organizzazione di sicurezza e spionaggio della Germania Est.
Proprio da lì, dalla Stasi, parte il racconto di Paliotto. Per addentrarsi nel mondo oscuro della Ddr, l’autore utilizza infatti la drammatica storia del calciatore della Dinamo Berlino Lutz Eigendorf.
Nel 1979, Eigendorf approfittò di una amichevole disputata contro il Kaiserlautern per stabilirsi definitivamente nell’Ovest. La sera del 5 marzo 1983 venne però ammazzato dai sicari inviati dal ministero per la Sicurezza di Stato.
Il calciatore, che nel frattempo si era trasferito all’Eintracht Braunschweig, venne sequestrato, costretto a ingerire forti dosi di alcol e droghe e poi lasciato partire a bordo della sua Alfa Romeo: si schiantò contro un albero e morì sul colpo.
Erich Mielke, spietato uomo dei servizi segreti e dirigente della Dinamo Berlino, venne ritenuto il mandante dell’azione punitiva sul ventisettenne calciatore.
Con la caduta del Muro, il campionato dell’Oberliga venne quindi definitivamente archiviato.
Lo stesso destino toccò alla Nazionale che indossava maglietta blu e pantaloncini bianchi: la sua ultima partita fu l’amichevole giocata e vinta contro il Belgio per 2-0 con doppietta di Matthias Sammer. Era il 1990. Poi sulla Ddr e sul suo calcio calò per sempre il sipario.
Vincenzo Paliotto
“Stasi Football Club. Il calcio al di là del Muro”
Urbone Publishing
Pag. 100
12 euro