INTERVISTA - Il direttore sportivo ripercorre la sua lunga carriera in granata: “Ho sempre dato tutto per questa società, la famiglia De Gregorio rimane il mio riferimento nel calcio e nella vita. I momenti più belli? Il titolo regionale del 2013 e la conquista dell’Eccellenza nel 2018, insieme a mio “fratello” Antonio De Gregorio”. I migliori direttori sportivi: Michele Camposeo, Omar Cerutti, Davide Bellotto. I migliori allenatori: Alessandro Pierro, Massimo Ricardo, Mirko Martello. Domenica prossima? “La dedicherò a mia moglie, ci siederemo a tavola insieme, dopo 22 anni”
La notizia della settimana è sicuramente il divorzio, dopo ben 22 anni, tra il Vanchiglia e il direttore sportivo Salvatore Cuccarese. Personaggio conosciuto e amato da tutti per il suo calore umano, oltre che per la sua competenza calcistica, “Cucca” è ormai un’icona del nostro calcio.
Salvatore, avrai il telefono bollente in questi giorni.
“Mi stanno chiamando in tanti, ma più che altro per capire cosa è successo. E per sapere se è un addio al calcio o se continuerò”.
E allora chiariamo subito questo punto. Smetti o continui?
“Continuo, non mi ritiro dal calcio. Se c’è un progetto serio lo valuterò. Prima squadra, settore giovanile, non ho problemi”.
Risposto alla prima domanda sulla bocca di tutti, passiamo alla seconda. Che cosa è successo con il Vanchiglia?
“Niente di particolare, davvero, il mio rapporto con la famiglia De Gregorio rimane speciale. Dopo 22 anni in cui ho avuto tanto e ho dato tutto, senza risparmiarmi mai, è arrivato il momento giusto per chiudere. Al Vanchiglia sono arrivate persone nuove, che vogliono fare il loro percorso, è difficile che in una società caratteri forti possano convivere. Ho ceduto il passo per l’immenso amore che ho nei confronti del Vanchiglia, ho fatto questa scelta esclusivamente per il bene del Vanchiglia. Nulla di personale e nessun rancore, sia chiaro, la famiglia De Gregorio per me rimane un riferimento non solo nel calcio, ma nella mia vita personale. Ho capito che non sarei stato più di aiuto e sono andato via, non è stata una rottura ma un gesto d’amore nei confronti loro e della società”.
Ma dopo 22 anni un po’ di delusione ci sarà, no? O solo soddisfazione per il percorso?
“Nessuna delusione, davvero, sono più che soddisfatto del mio percorso al Vanchiglia. Hai letto l’articolo che mi ha dedicato il Vanchiglia? Molto bello, mi sono commosso, è il racconto e il coronamento del percorso fatto insieme. È un capitolo bellissimo della mia vita e me lo tengo stretto”.
Ripercorrere 22 anni è impossibile nello spazio di un’intervista, ma proviamo a individuare i momenti più belli. Raccontaci.
“Sicuramente il primo, se non per importanza almeno nel tempo, è il titolo regionale che ho vinto da allenatore, al Vanchiglia mancava da tanti anni. Era il 2013, categoria Allievi fascia B, i ragazzi del 1997, a Borgaro, in finale con la Biellese: ho ancora tutto davanti agli occhi, bellissimo. E poi la scalata dalla Prima categoria all’Eccellenza, conquistata nel 2018. Forse questo è il ricordo più bello perché è legato alla persona che stimo di più nel mondo del calcio, Antonio De Gregorio, per me è un fratello”.
E invece il fatto che, potendo, riscriveresti?
“Mi dispiace tantissimo la retrocessione con i 2007 dell’anno scorso, abbiamo perso i regionali per un mio errore di valutazione, prima della squadra o dell’allenatore la responsabilità è mia”.
Avete anche lanciato tanti giocatori…
“Kaly Sène è il fiore all’occhiello per tutto il Vanchiglia. Ha fatto un percorso incredibile, lo abbiamo preso con Antonio De Gregorio e lanciato direttamente in prima squadra, da lì alla Juventus dove ha segnato alla prima partita con la Primavera, ora gioca in Svizzera… Ma non c’è solo lui, nella nostra Eccellenza - la sento ancora un po’ mia - giocano La Forgia, De Andreis, Cavallo, Bussi, tutti cresciuti nel Vanchiglia. Con la mia ultima operazione, a dicembre, ho riportato a casa un altro figlio del Vanchiglia come Bajardi. Tanti dicono di valorizzare i giovani, noi lo abbiamo fatto. Sai una cosa che mi rende orgoglioso di questi anni?”
Dimmi.
“Non abbiamo mai preso in giro i nostri ragazzi. Se vi impegnate, arriverete in Prima squadra, gli dicevamo. E così è stato”.
Allarghiamo lo sguardo dal Vanchiglia al calcio piemontese. Tu sei un direttore sportivo di esperienza, si può dire no? Ti chiedo due nomi: il tuo maestro e il tuo erede.
“Un maestro non ce l’ho. Se devo fare un nome della vecchia scuola, ho collaborato molto e sempre bene con Michele Camposeo, persona correttissima. Dei giovani, che non sono più così giovani, il migliore è Omar Cerutti, grande conoscitore di calcio e persona dai modi squisiti, i risultati parlano per lui. E non fa più il direttore sportivo, ma una persona con cui mi confido molto e che ha sempre la parola giusta, nei momenti belli e in quelli difficili, è Davide Bellotto”.
Parliamo di allenatori: i più bravi sulla piazza secondo te, sempre in ambito di settore giovanile.
“Stimo molto Alessandro Pierro, mi piace, è un ragazzo squisito. Quest’anno è andato in difficoltà ma si è ripreso alla grande, è un percorso ben più difficile rispetto a vincere con le squadre forti. Un amico che mi porterei da tutte le parti è Massimo Ricardo: conosce le categorie, si va a prendere i giocatori, il suo curriculum parla da solo. Una garanzia. E devo dire che quest’anno gli allenatori del Vanchiglia mi stanno piacendo, una sorpresa davvero piacevole è Mirko Martello, che fa i 2009”.
Chiudiamo da dove abbiamo iniziato, dal futuro. Dove vedremo il mitico “Cucca” nella prossima stagione?
“Non lo so, davvero. Nelle prossime settimane mi daranno dappertutto, perché andrò in giro per i campi a conoscere nuovi giocatori. Ma non ho fretta, voglio fare una valutazione ben ponderata e soprattutto non voglio pestare piedi ai colleghi che stanno lavorando”.
Dove andrai domenica, allora.
“Andrò a vedere Max Ricardo a Chieri, poi mi stanno invitando in tanti campi di Eccellenza… Ma no, magari domenica la dedicherò a mia moglie, ci siederemo a tavola insieme. Dopo 22 anni di domenica passate al Vanchiglia, sarà strano…”