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Lunedì, 13 Aprile 2015 17:32

Outsider. Otto imprese leggendarie ...

Scritto da Giovanni Falconieri
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«Otto storie, otto squadre cui nessuno dava credito. E invece...»

E invece accade che un gruppo di atleti si dimostra capace di sovvertire i pronostici, di ribaltare i canoni tradizionali, di rivoluzionare le graduatorie fatte a tavolino dagli addetti ai lavori e, per certi versi, dagli stessi tifosi. Di sconfessare in campo i giudizi espressi dagli esperti alla vigilia dell’evento. Perché, come sottolinea Roberto Mancini nella prefazione dell’opera, «compiere un’impresa disperata spesso è un “brivido” positivo, che corre lungo la schiena di chi non ha nulla da perdere».

E nulla da perdere, come racconta il libro “Outsider” di Diego Mariottini, avevano otto squadre di calcio capaci di entrare nella storia grazie a straordinarie imprese compiute sul campo. Otto imprese leggendarie definite in maniera un po’ sbrigativa “favole”, ma alla cui base ci sono il duro lavoro quotidiano, gli esercizi provati e riprovati sul rettangolo verde, gli allenamenti di tutti i giorni e un forte senso del «siamo una squadra e possiamo farcela».

E così, in 173 pagine di racconto, trovano posto le “imprese” calcistiche del Nottingham Forest, che nella stagione 1978/79 conquista la Champions League dopo la promozione dalla seconda alla prima divisione inglese ottenuta soltanto l’anno precedente; dell’Atalanta, che nel 1987/88 approda in semifinale di Coppa delle Coppe pur militando in Serie B, e che per 16 interminabili minuti accarezza addirittura il sogno della finale di Strasburgo; della Roma, che nel 1969/70 giunge a sorpresa a un soffio dalla finale di Coppa delle Coppe di Vienna e deve rinunciare alla trasferta austriaca per colpa del lancio della monetina e di un “testa o croce” che premia i polacchi del Gornik Zabrze; della Lazio, semifinalista di Coppa Uefa nel 2002/03 nonostante l’assenza di un presidente e con una società sull’orlo del fallimento, fermata sul più bello dallo straripante Porto allenato da un semisconosciuto José Mourinho; dell’Athletic Bilbao, che nel 1976/77 stupisce tutti sfiorando la conquista della Coppa Uefa e arrendendosi nella doppia finale alla Juventus di Giovanni Trapattoni solo per la regola dei gol segnati in trasferta; del Torino di Emiliano Mondonico, al quale solo la malasorte e un Ajax cinico, nel 1991/92, impediscono di vincere la Coppa Uefa dopo aver eliminato in semifinale «il grande Real Madrid»; della Danimarca campione d’Europa nel 1992, ripescata all’ultimo momento per l’esclusione della Jugoslavia dilaniata dalla guerra e capace di «sconfiggere i mostri sacri Olanda e Germania» prima di sollevare la coppa sotto il cielo di Göteborg, in Svezia; e infine dei francesi del Bastia, che nel 1977/78 arrivano a disputare la finale di Coppa Uefa contro gli olandesi del Psv Eindhoven dopo aver eliminato, nell’ordine, i portoghesi dello Sporting Lisbona, gli inglesi del Newcastle United, il Torino di Gigi Radice, i tedeschi dell’Est del Carl Zeiss Jena e gli svizzeri del Grasshoppers Zurigo.

Nottingham Forest, Atalanta, Roma, Lazio, Athletic Bilbao, Torino, Danimarca e Bastia.

Ecco gli “outsider” di Diego Mariottini, le squadre (quattro italiane e quattro straniere) capaci di «otto imprese leggendarie» che aiutano a «sperare in un calcio migliore». Ed è assolutamente obbligatorio continuare a sperare in un «calcio migliore», dal momento che quello moderno sembrerebbe voler togliere sempre più spazio a “favole” come quelle raccontate in questo libro e relegare scudetti, coppe e allori internazionali a una «questione ristretta a una élite di squadre marziane». «Il fatto che in ogni epoca ci siano squadre o individui che si ribellano a una sorta di fato prestabilito - scrive l’autore -, mi affascina». Ma non tutte le squadre che si ribellano al fato finiscono poi negli albi d’oro. Non importa, spiega Mariottini. Quel che importa è che gli “outsider” «contengano un’epica che è di per sé un manifesto sovversivo, una speranza di cambiamento. Sono loro gli intrusi, “i maleducati del calcio”. Il potere soffre, applaude gli “outsider” a denti stretti e lo fa con un palpabile imbarazzo: non può esimersi dal battere le mani, ma si sta già organizzando per rimettere le cose in ordine. È l’eterno conflitto tra chi è grande e chi vorrebbe diventarlo». Ci hanno provato in otto, a diventare grandi. Otto squadre cui nessuno dava credito. E invece..

 

Diego Mariottini
“Outsider. Otto imprese leggendarie per sperare in un calcio migliore”
Iacobellieditore
Pag. 173
14 euro

 

Letto 1440 volte Ultima modifica il Giovedì, 25 Febbraio 2016 11:48

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