Ignorante è colui che ignora, l’etimologia è chiara. Il Ministro dello Sport Vincenzo Spadafora ignora l’organizzazione del calcio dilettantistico, che riguarda ben due terzi del milione e 46mila affiliati alla Federcalcio. Lo dimostra chiaramente il post, pubblicato ieri su Facebook, scritto per chiarire chi può giocare e chi no dopo la stretta del Dpcm: “Proseguono partite e gare sportive dilettantistiche a livello regionale e nazionale, mentre per il livello provinciale, società e associazioni sportive ed enti di promozione proseguiranno gli allenamenti degli sport di squadra ma solo in forma individuale, come le squadre di serie A all’inizio della fase due. Per fare un esempio: la squadra di una scuola calcio di giovanissimi o pulcini potrà continuare ad allenarsi, ma senza giocare partite”.
La Scuola calcio (o attività di base, quella citata dal premier Conte nel suo discorso alla nazione) comprende le categorie Esordienti, Pulcini, Primi calci e Piccoli Amici, ovvero dagli Under 13 in giù. Il Settore giovanile è composto da Juniores, Allievi e Giovanissimi (ovvero dall’Under 19 all’Under 14) ed è diviso - come ben sanno tutti i ragazzi che giocano a pallone - tra regionali e provinciali. Il post di Spadafora ripropone lo stesso dubbio già emerso nel testo del DPCM, dove è scritto che “sono consentiti soltanto gli eventi e le competizioni di interesse regionali e nazionali”, mentre “l’attività sportiva dilettantistica di base, le scuole e l’attività formativa di avviamento relativa agli sport di contatto sono consentite solo in forma individuale e non sono consentite gare e competizioni”.
Quindi? Secondo le carte federali, che il Ministro dello Sport dovrebbe conoscere, giocano i dilettanti (cioè gli adulti) fino alla Prima o Seconda categoria. Non giocano i bambini e le bambine della Scuola calcio. Giocano i campionati regionali del Settore giovanile e non giocano quelli provinciali, con tutti i paradossi del caso.
Ma probabilmente non sarà così, perché l’interpretazione che va per la maggiore indica lo stop a tutti i campionati giovanili, sia regionali che provinciali: in questo senso, per esempio, si è espresso anche il presidente della Lega Nazionale Dilettanti, Cosimo Sibilia. Probabilmente intendeva questo, pur sbagliando i termini, anche il Ministro Spadafora.
C’è un però. Visto che la legge non ammette ignoranza, nello spiraglio interpretativo aperto dalla confusione tra regionali e provinciali si sono infilanti i Presidenti dei Comitati regionali FIGC-LND dell’area nord che, nella videoconferenza di ieri, hanno forzato la mano sull’attività giovanile regionale. Il comunicato stampa del Comitato Veneto è chiaro: “Visto il DPCM del 18 ottobre 2020, si comunica quanto segue: al momento è consentita l’attività regionale dilettantistica (compresa la 2a categoria) e giovanile agonistica (Giovanissimi, Allievi e Juniores sempre regionali)”.
Domani si terrà a Roma il Consiglio direttivo della Lega Nazionale Dilettanti, che dovrebbe fornire tutte le indicazioni utili al prosieguo delle attività sportive. L’ultima parola spetterà comunque al Governo che, attraverso una propria interpretazione, potrà decretare lo stop a tutta l’attività giovanile, senza distinzione tra regionale e provinciale. Finirà così, probabilmente. Al di là delle opinioni sul fatto che sia giusto o sbagliato, una cosa rimane chiara: l’ignoranza e la superficialità con cui viene trattata una materia che riguarda un milione di bambini e le loro famiglie.