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Martedì, 19 Novembre 2019 07:39

Gli effetti benefici del cartellino verde: attingere dai bambini per una nuova “società civile”

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1 - La rubrica curata da Gianluigi de Martino parte dall’educazione, e da quanto questa possa essere straordinaria se veicolata da iniziative positive come il cartellino verde, uno strumento che provoca in noi reazioni inattese e di stupore


Pensare di stravolgere in poco tempo il sistema educativo nel calcio è impensabile. Ma provare poco a poco ad insistere su nuove metodologie potrebbe portare, sul lungo periodo, ottimi frutti. Ecco come e perché nasce il cartellino verde, uno strumento che fa riflettere su come la normalità spesso si travesta da straordinarietà e provochi in noi reazioni inattese di stupore ed approvazione.

La Green Card, ovvero il cartellino verde, è un progetto del Settore Giovanile e Scolastico della Federazione Italiana Gioco Calcio introdotto per le categorie della Scuola Calcio, ed è una vera rivoluzione metodologica seppur nella sua semplicità. Infatti si inserisce nel contesto dei provvedimenti disciplinari con i classici cartellini rosso e giallo, ma stravolgendo completamente il significato educativo dei cartellini stessi. Il semaforo comportamentale trova così finalmente l’occasione non solo per  sanzionare con avvertimento (cartellino giallo) o allontanamento (cartellino rosso) i comportamenti scorretti, ma finalmente di premiare i comportamenti virtuosi, di fair play o anche gestualità tecniche importanti. Proviamo quindi a orientare lo stimolo a comportarsi bene non per la paura della sanzione, ma per l’ambizione al riconoscimento. Il bambino insomma comincia, fin dalla più tenera età e con l’aiuto del gioco e della sua attività sportiva, a costruire fondamenta del comportamento etico che richiediamo poi all’adulto del futuro.

Durante un incontro tra due squadre di bambini di 9 anni la palla passa rasente il fallo laterale e il portatore di palla continua la sua corsa fino alla porta avversaria. In quel momento si fermano un po’ tutti, in attesa che qualche adulto si pronunci su quel fallo laterale dubbio e questo consente la facile rete. Forse proprio in quel momento quel bambino si è reso conto di aver fatto una cosa strana agli occhi degli altri piccoli giocatori: aver segnato la rete nonostante il pallone fosse poco prima uscito dal campo. E solo lo sguardo rivolto verso di lui di quei bambini, bambini come lui, disorientati e un po’ contrariati lo hanno fatto riflettere sul suo comportamento. La decisione di negarsi la rete ed ammettere che il pallone fosse uscito poco prima ha una conseguenza immediata e straordinaria: il sorriso di tutti gli avversari, che se pur tali erano comunque compagni di gioco, dei propri compagni e degli adulti meravigliati e colpiti di questa onestà. Un gesto da Green Card.

Ora la domanda che ci poniamo è: quanti adulti nella veste di allenatori/educatori oggi spingono verso questo modello educativo nella scuola calcio e quanti invece tendono ad insegnare e trasmettere le malizie e le astuzie ai limiti della “legalità” tipiche dell’età adulta? Ahínoi ci tocca ammettere che nonostante l’ottimismo con cui lavoriamo per diffondere sani principi etici supportati da nuove metodologie educative, spesso ci si trova di fronte a situazioni drammatiche dovute alla scarsa preparazione dei tecnici, mancanza totale di programmazione, aggiornamento, cultura personale sportiva e civica oltre che al più banale, ma fondamentale, buon senso.

E allora riflettiamo sulla selezione del personale addetto ai lavori. Riflettiamo sulla responsabilità che le società si assumono ogni volta che affidano i propri tesserati a questo o a quel tecnico. Riflettiamo sull’importanza di vincere la coppetta nella categoria pulcini o esordienti oppure puntare a vincere la partita del secolo, ovvero quella contro la deriva catastrofica di una società dallo spregiudicato individualismo e arrivismo noncurante dell’importanza di valori quali la solidarietà, la correttezza e l’onestà. 

Provando a parafrasare, potremmo cominciare con il pensare che è proprio il mondo dei bambini quel mondo dal quale dovremmo attingere per regolamentare il mondo degli adulti, riportando alla normalità la semplicità dei gesti, i valori etici, le motivazioni per cui decidiamo di essere chiamati “società civile”, ma ancora di più “società civica”.

Ultima modifica il Martedì, 19 Novembre 2019 17:09
Gianluigi De Martino

nato a Torino, la città che adora in cui vive e lavora. Tecnico qualificato UEFA B di calcio, ha allenato in tutte le categorie della scuola calcio e del settore giovanile anche professionistiche. Oggi Referente per l'attività di base di Torino e Responsabile Tecnico del Centro Federale di Gassino Torinese per il Settore Giovanile e Scolastico della F.I.G.C.

Commenti   

#1 Giovanni 2019-12-03 11:11
Complimenti per l'ottimo articolo. Purtroppo lei ha ragione: non è raro che ci si trovi di fronte ad allenatori della scuola calcio che antepongono la vittoria di una partita alla correttezza sportiva. Allora mi chiedo se non sia possibile che la FIGC predisponga (magari in condivisione con rappresentanti delle società) un codice di comportamento univoco che sia sottoscritto dalle varie società che intendono partecipare ai campionati/tornei organizzati dalla FIGC e che le impegni, ad esempio, al rispetto dell'avversario, alla "selezione" dei propri allenatori non soltanto se in possesso di un'adeguata preparazione tecnica, ma anche con dei principi e valori etici da trasmettere e magari con la definizione di regole di "auto-condotta" nei confronti dei genitori "intemperanti".... La stessa FIGC potrebbe vigilare affinché il Codice sia rispettato nell'ambito delle consuete attività di "osservazione" nei campi alla ricerca dei vari talenti.
Giovanni

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