5 - La rubrica curata da Diego Salvamano in questo numero spiega come stimolare i giocatori con esercizi che permettano loro di essere protagonisti attivi, guidando l’esercizio e l’intera seduta lasciandoli liberi di sperimentare, sbagliare e apprendere dall'auto-osservazione.
Parto sempre da esperienze personali per esporre i miei pensieri e le mie idee; un po' perché ritengo che il percorso che ognuno di noi fa (parliamo nel calcio in questo caso) ci segni indelebilmente e un po' perché la ritengo una forma di umiltà, come piace a me. Non avendo fatto un percorso di livello da calciatore, quando ho intrapreso il percorso da allenatore mi sono spesso chiesto a cosa serviva quello che avevo fatto io nei miei anni da giocatore e mi è servito davvero molto per farmi un’idea precisa di cosa avrei voluto insegnare. Con il passare degli anni e l’aumentare delle esperienze, ho capito che ci sono punti di vista che possono cambiare ed essere in grado di far sì che cambino dimostra evoluzione e apertura mentale.
In questa rubrica vorrei parlare di APPRENDIMENTO ESPERIENZIALE proprio perché mi ci ritrovo molto e perché sostengo che sia un ottimo modo anche per aiutare nella crescita i nostri giovani calciatori. Per farlo parto da una famosa frase di Confucio che diceva: “Se ascolto dimentico, se vedo ricordo, se faccio IMPARO”. Le teorie degli ultimi 50 anni hanno evidenziato anche che "sviluppare competenze significa imparare a riflettere sull’esperienza attraverso l’esplorazione, l’osservazione e l’esercizio al confronto". David Kolb, docente di psicologia ad Harvard, introduce in letteratura il concetto di APPRENDIMENTO ESPERIENZIALE a partire dagli anni '70 come “un processo dove la conoscenza si sviluppa mediante l’osservazione e la trasformazione dell’esperienza”.
Durante l’esperienza concreta i giocatori sperimentano capacità, abilità e conoscenze attraverso attività, giochi e simulazioni. Lo step di osservazione riflessiva, invece, si basa sull’osservare, riflettere e interpretare le sensazioni e i comportamenti emersi durante l’esperienza anche attraverso il confronto. Alla riflessione segue la fase di concettualizzazione astratta, che ha lo scopo di produrre e schematizzare concetti e abilità, estendendoli all’ambiente esterno, quindi tutto ciò che ci circonda. Infine, durante la sperimentazione attiva si verificano le conoscenze e competenze acquisite in situazioni nuove attraverso simulazioni di giochi/esercizi/partite. Ho dovuto studiarlo al meglio per poterlo comprendere, ma più lo studiavo e più lo trovavo vicino al mio modo di pensare ed applicare il calcio; facciamo un esempio pratico e pensiamo alle possibilità di esprimersi che possiamo lasciare ai nostri ragazzi sia durante le partite sia durante gli allenamenti, ebbene l’apprendimento esperienziale entra in gioco proprio qui in quanto si tratta di un processo di AUTO-OSSERVAZIONE.
Ci tengo a sottolineare che lo stesso processo porta noi allenatori ad aumentare il nostro bagaglio e soprattutto a scremare le informazioni e assimilare solo quelle che si avvicinano di più al nostro modo di pensare. Cosa implica questo processo di auto-osservazione? Ci permette sicuramente di identificare i punti di forza e i punti deboli tramite il nostro approccio verso l’esercizio, per esempio; nel caso dei nostri calciatori permette anche di capire a che livello è la prestazione personale, come ci si sente dopo un allenamento o dopo una partita giocata al meglio. Permette di riflettere sui comportamenti e sulle strategie adottate per arrivare con successo allo sviluppo di un esercizio, definendo i giusti obiettivi di apprendimento (LEARNING GOAL) ed identificando quindi quella che può essere la performance ideale. Tutto questo fa sì che venga attivato un processo attentivo che ci servirà per affrontare la prossima esperienza.
Risulta fondamentale con i nostri giochi/esercizi stimolare i nostri ragazzi e permettere a loro di essere il vero PROTAGONISTA ATTIVO e credo che per farlo dobbiamo guidare l’esercizio e l’intera seduta, permettendogli di sperimentare. Sperimentare significa prima di tutto sbagliare: i nostri ragazzi devono ESSERE LIBERI DI SCEGLIERE E LIBERI DI SBAGLIARE. Ogni volta che ci mettiamo nelle condizioni di anticipare una soluzione o di guidarli come dei burattini secondo il NOSTRO modo di vedere il calcio non gli stiamo dando la possibilità di fare un’esperienza e peggio gli stiamo togliendo la possibilità di scegliere. Se non fanno esperienza non fanno errori e se non fanno errori non ci potrà mai essere apprendimento.
“Tutto ciò che so, l’ho appreso dall’esperienza. Tutto ciò che ho fatto, l’ho affrontato con uno sguardo rivolto al futuro, con un’attenzione al progresso. Al passato non penso troppo; è il mio modo naturale di essere. I particolari delle partite che ho giocato sono meglio descritti da altre persone, altrove. A me interessa l’idea di calcio. Guardare sempre avanti significa concentrarsi a fare meglio ogni cosa che si fa e voltarsi indietro solo per imparare dai propri errori. Queste lezioni arrivano in momenti diversi della vita, e lì per lì non si comprende ciò che le collega: mentre tu procedi in avanti non sempre presti attenzione a quanto è arrivato prima, come se avanzassi su una linea retta.”
Johan Cruyff, La mia rivoluzione
Questo tipo di processo ha fatto cambiare molto il mio punto di vista; benché fossi già dai primi anni un allenatore che non amava “telecomandare” i propri ragazzi, studiare e capire questi concetti ha rafforzato il mio pensiero in merito e vedere ragazzi soddisfatti perché hanno acquisito concetti scoprendoli e assimilandoli e questo non ha prezzo; porteranno dentro questi concetti e queste esperienze per tutta la vita. Vi lascio aggiungendo una frase significativa di De Zerbi che personalmente reputo, per concetti e idee, uno degli allenatori italiani più moderni: “SE NON LI ALLENI ALLA SCELTA, ALLENI TE STESSO”
#DISTANTIMAUNTITI
#RISPETTA LE REGOLE DEL GIOCO
#NOIGIOCHIAMOINCASA
Bibliografia
Johan Cruyff, La mia rivoluzione
Carlo Ancelotti, Il leader calmo
Daniela Lucangeli, L’intelligenza numerica