INTERVISTA - L’allenatore (più di 400 partite in serie A con Torino, Chievo Verona, Fiorentina e Sampdoria) si racconta: “A Novara sto bene, mi diverto a lavorare con i giovani e vedere la loro crescita. Con Fabbrini c'è un rapporto speciale, basta uno sguardo per capirci. Il mio maestro è Del Neri, oggi mi piacciono Juric e Gasperini”.
Che giocatore, Franco Semioli: più di 400 partite da professionista con le maglie di Torino, Chievo Verona, Fiorentina e Sampdoria, 32 gol segnati, presenze in tutte le nazionali italiane, un numero infinito di sgroppate sulla fascia destra, dribbling, traversoni e assist. E che allenatore, Franco Semioli: da Chieri, dove ha appeso gli scarpini al chiodo e iniziato in panchina, alla Pro Vercelli e al Torino, fino al Novara, dove ha appena conquistato un posto nei playoff del campionato Primavera 4, con una clamorosa rimonta che fa rima con impresa sportiva.
Mister, iniziamo dall’attualità. Sabato si fa sul serio.
“Sì, iniziamo i playoff contro la Torres, prima in casa e poi in trasferta. In caso di parità passano loro per la miglior classifica, ma noi stiamo bene fisicamente e mentalmente, nell’ultimo mese abbiamo fatto tre vittorie e un pareggio, 10 punti in 4 partite ci hanno fatto fare una scalata pazzesca in classifica e arrivare a un risultato che nessuno si aspettava. Siamo gli outsider di questi playoff, ma - come dice il proverbio - l’appetito vien mangiando”.
Rimango in metafora: non c’è il rischio di avere la pancia già piena?
“No, anzi. È vero che all’inizio della stagione ci avremmo messo la firma, ma non ci sentiamo appagati. Vedo come lavorano i ragazzi in allenamento, siamo caldi, vogliamo tutti sfruttare questa occasione per giocarcela fino in fondo. Per loro è una vetrina troppo importante per sottovalutarla”.
È una vetrina anche per il mister.
“Sono partite che fa piacere vivere, certo. Io mi diverto tanto ad allenare i giovani, ho trovato la mia dimensione, mi piace lavorare con loro e vedere come migliorano durante l’anno. Siamo una squadra completamente diversa rispetto all’andata, queste sono le mie soddisfazioni. Se siamo arrivati fino ai playoff con questa crescita incredibile, vuol dire che abbiamo fatto buon lavoro”.
Vista la tua carriera in campo, come ti guardano i tuoi giocatori?
“Aver giocato a grandi livelli aiuta, è biglietto da visita importante, i ragazzi ti considerano competente. Detto questo, non sempre un giocatore di livello è anche un allenatore di livello, però parti avvantaggiato”.
Nella tua rosa c’è qualcuno che, a tuo modo di vedere, può fare carriera?
“Non faccio nomi per non creare problemi nello spogliatoio, ma qualche giocatore importante c’è. Però è difficile dire dove arriveranno, non sempre basta avere qualità”.
E del tuo staff, cosa ci dici?
“Splendidi, posso solo ringraziarli. Lavoriamo ogni giorno insieme e sono dei grandi professionisti: l’allenatore in seconda Alessandro Cravero, figlio di Roberto, il preparatore atletico Emanuele Maestro, il preparatore dei portieri Federico Palestro e il dirigente accompagnatore Rosario Ruocco”.
Novara è una società che sta rinascendo dopo aver vissuto un periodo molto difficile. Come ti trovi?
“È il secondo anno che sono qui, mi trovo molto bene soprattutto grazie alla collaborazione con Andrea Fabbrini, che ormai va avanti da 6 anni”.
Con Fabbrini hai un rapporto speciale.
“Siamo partiti alla Pro Vercelli, poi tre anni insieme al Torino, e ora da due anni a Novara. Ormai siamo un binomio ben consolidato, ci capiamo al volo, basta uno sguardo. Entrambi abbiamo giocato ad alti livelli, anche se mai insieme, abbiamo le stesse idee e lo stesso modo di vedere il calcio. Devo dire che è veramente in gamba, lascia lavorare serenamente gli allenatori e interviene solo al momento giusto, con le parole giuste. È una qualità rara”.
Continuerai a Novara anche nella prossima stagione?
“Non lo so, siamo entrambi in scadenza a fine stagione, il mio augurio è quello di continuare qui insieme a Fabbrini. Prima finiamo il campionato, poi vedremo”.
Che ambizioni hai, come allenatore? Una prima squadra o ancora giovanili?
“Sinceramente dipende dalle opportunità, più che dalle categorie. Se il progetto è serio e sono serie le persone che me lo propongono, mi siedo e ne parliamo, a prescindere dalle categorie”.
I tuoi maestri?
“Io avevo un debole per Del Neri, proponeva un calcio che esaltava le mie caratteristiche, anche se oggi è difficile adottare il 4-4-2. Per me era come un padre, ma nella mia carriera ho avuto tanti allenatori bravi e ognuno di loro mi ha lasciato qualcosa”.
E gli allenatori di oggi?
“Mi piace il calcio di Juric, o di Gasperini, quella scuola: uomo contro uomo, una soluzione che adotto ormai da due anni, in cui credo molto. Ma bisogna avere equilibrio di squadra per farlo bene”.
Quindi prediligi la difesa a 3?
“Ho cambiato modulo due mesi fa, passando dal 4-3-3 al 3-5-2 per la disponibilità di giocatori, e abbiamo trovato la quadratura giusta. Ma prima del modulo c’è l’atteggiamento: arrivare concentrati alla partita, mai sottovalutare l'avversario, dare sempre il massimo. Puoi sbagliare l’aspetto tecnico, non quello caratteriale. Mai mollare, neanche in una giornata storta”.
Degli allenatori abbiamo detto. Ma quali sono i compagni di squadra con cui hai giocato, che vorresti sempre avere in squadra?
“Tanti bravi, ma il primo che mi viene in mente è Cassano, aveva gli occhi dappertutto e una qualità allucinante. Che bella quella stagione alla Samp con lui e Pazzini. E alla Fiorentina ho trovato tanti giocatori decisivi: Mutu, Gilardino, Vieri…”