PANCHINA - Fiducia al giovane tecnico dopo la positiva, ma purtroppo monca, esperienza alla guida dei 2003.
Abbiamo parlato con il tecnico Euplio Lo Russo, che la scorsa stagione prese i 2003 durante le vacanze di Natale, mentre navigavano in pessime acque e rimise in carreggiata un gruppo di qualità. La fine anticipata della stagione non ha permesso al sodalizio novarese di conquistare una tranquilla salvezza sul campo, ma ha garantito all'allenatore la fiducia della società, che gli ha offerto la panchina della prima squadra per disputare il prossimo campionato di Promozione.
Parte quindi molto giovane la carriera del neo allenatore delle bianche casacche, che alle spalle lascia diversi anni da giocatore tra Eccellenza e Promozione e una gavetta che lo ha visto passare tra giovanili e attività di base, con tanto di laurea in scienze motorie, un tirocinio al Milan e un'esperienza al Novara, per poi fare il 2° in Eccellenza. Ci spiega lui stesso la decisione di concentrarsi totalmente sulla panchina.
"Ho sempre avuto il pallino di allenare fin da quando ero piccolo. Oltretutto giocavo in mezzo al campo, quindi in un certo senso già guidavo la squadra. Ho anche avuto la fortuna di incontrare tanti allenatori che mi hanno stimolato, tra tutti Giorgio Dossena all'Oleggio, un tecnico che merita categorie ben più alte e ha le capacità per non sfigurare anche tra i professionisti. Mi ha aiutato a capire tante cose, che potrò mettere in pratica ora che mi ritrovo nella sua posizione. Avrei potuto continuare magari altri 10 anni a giocare, ma penso sia importante iniziare il prima possibile un percorso professionale se si vuole arrivare in alto. Ovviamente l'obbiettivo, il sogno è il professionismo, per questo ho deciso di mettermi in gioco quanto prima."
Con questa tua esperienza alla prima squadra, dirai addio alle giovanili?
"L'approccio con gli adulti è differente rispetto a quello che hai con i ragazzi, si parte da due filosofie diverse per allenarli, guidarli da un punto di vista tecnico e mentale. Mi piace lavorare con i giovani, trovare il modo giusto per stimolarli, aiutarli a tirar fuori tutto il loro potenziale. Ritengo che la cosa più appagante per un allenatore e aiutarli a crescere non solo calcisticamente, ma anche umanamente. Ed è un concetto ugualmente valido per i giocatori più anziani ed esperti. Le nostre competenze [di allenatori] non sono solo quelle tecnico-tattiche, la funzione che svolgiamo a livello personale è altrettanto importante. Dobbiamo essere un supporto, un aiuto e capire che abbiamo lasciato qualcosa alle persone da noi seguite è la soddisfazione più grande che possiamo avere".
Il tuo rapporto con lo Sparta e i suoi ragazzi? Stavi tirando fuori la quadra da una brutta situazione.
"Io sono di Novara e sono contento di avere la possibilità di mettermi alla prova in una piazza storica e bella come questa, in una società che può vantare un ottimo settore giovanile. L'anno scorso presi questo gruppo che navigava in cattive acque, ma la qualità dei giocatori rendeva chiaro che avessero ottenuto meno di quanto meritassero. Io ho dato una mano, ma il merito è tutto loro e devo rendergli io grazie per quello che mi hanno trasmesso in così poco tempo. E' stata una bella esperienza e tanti elementi sono convinto potrebbero mostrare le loro capacità anche in prima squadra."