INTERVISTA - “Continuo con l’Under 15, è una priorità mia e della società. Il doppio impegno si può gestire, con la Prima squadra possiamo salvarci solo se ragioniamo come un gruppo”
Tocca a Emiliano Ferrari la missione di provare a salvare il Lucento in Eccellenza, che con soli 15 punti all’attivo naviga in piena zona playout. Alla fine è andata come, secondo i soliti ben informati, doveva andare: l’allenatore dell’Under 15 assume anche la responsabilità della Prima squadra, dopo l’esonero di Rosario Ligato e l’interregno di Alberto Piazza, durato solo due settimane ma coinciso con due sconfitte, anche se va detto che il Lucento non vinceva già da tempo, precisamente dal 25 novembre 2018.
Interessante che la società rossoblù continui a puntare su allenatori che hanno dato il meglio nelle giovanili. Ligato non ha bisogno di presentazioni: con l’Atletico Torino ha vinto il titolo regionale Giovanissimi nel 2015 (con tanto di medaglia di bronzo alle fasi nazionali), l’anno dopo ha vinto il titolo Allievi fascia B a Chieri, nel 2017 il titolo provinciale Allievi sempre in collina; con i dilettanti, una salvezza a SanMauro prima dell’avventura al Lucento. Tante esperienze nelle giovanili anche per Alberto Piazza: quattro anni ad Alpignano, una parentesi al Vanchiglia e poi trasferimento al Lucento. Anche per Emiliano Ferrari si tratta della “prima volta” con i dilettanti: in Piemonte finora aveva allenato al Chisola e da quest’anno al Lucento.
“Prima di tutto sottolineo che vado avanti con l’Under 15, è una priorità mia e della società. È un grande gruppo che sta facendo benissimo, dobbiamo continuare così” chiarisce Ferrari.
E la dinamica del doppio impegno? “Anche al Chisola ho gestito due squadre, sempre nelle giovanili, si può fare. Stiamo aggiustando gli orari degli allenamenti per non avere sovrapposizioni, salvo casi particolari anche la domenica non dovrebbe esserci nessun problema. Certo che appena finito con l’Under 15 dovrò correre da un’altra parte, ma è un sacrificio che faccio volentieri”.
Missione salvezza possibile? “Certo, se non ci crediamo è inutile scendere in campo. Io non entro nello spogliatoio come un allenatore che vuole cambiare tutto come se avesse la bacchetta magica, anche perché sono convinto che chi mi ha preceduto ha lavorato bene. Entro come se fossi un giocatore, anch’io ho vissuto stagioni in cui dovevamo salvarci, magari in serie C ma la dinamica è la stessa: ne puoi uscire solo con il gruppo, se ragioni e giochi come un gruppo. Parlerò con i ragazzi, voglio capire cos’hanno in testa e cosa possono dare. Le responsabilità sono mie, sia chiaro, ma ribadisco il concetto: possiamo salvarci solo tutti insieme”.
E il futuro? “Ho sempre pensato che allenare le giovanili fa parte del percorso per arrivare in Prima squadra, ma adesso voglio fare un passo per volta, pensare domenica dopo domenica. Poi vedremo…”