INTERVISTA - Il nuovo responsabile della scuola calcio fa il punto della situazione: “Sono entrato in punta di piedi, ho analizzato istruttori e gruppi, è stato naturale confermare tutti. Faremo 4 gruppi per annata, cercando di riservare a tutti la stessa attenzione. Sono un malato di tecnica, va applicata al calcio e i risultati arrivano di conseguenza”
Stanco ma soddisfatto. Denis Sanseverino tira il fiato, dopo quello che definisce un “periodo infernale”, e guarda alle sue prime settimane al Chisola con la consapevolezza di aver impostato nel modo giusto la prossima stagione sportiva, che vivrà come responsabile della scuola calcio e anche della categoria Under 14.
Denis, contento della tua scelta?
“Sì, contentissimo. Sono in quella che, oggi, è la società migliore del Piemonte. Da fuori ne percepisci la qualità, da dentro vedi com’è strutturata e capisci che è come una società professionistica. Si vede che il rapporto strettissimo con la Juventus li ha portati fino a questo livello. Grande organizzazione e grandi persone, ognuna con il suo ruolo ben definito, in un clima di collaborazione davvero importante. Devo dire grazie a Luca Atzori, Tony Caruzzo e Gigi Pairetto per avermi portato qui”.
Come sta andando il tuo lavoro?
“Sono entrato in punta di piedi, relazionandomi con Dario Di Leo, cui auguro con tutto il cuore di andare alla Juventus perché se lo merita, e Salvatore Caccialupi, che mi hanno accolto e aiutato a capire la situazione. Ho fatto un’analisi dei gruppi e degli istruttori e ho visto che il livello era già altissimo, per cui è stato naturale portare avanti quanto fatto da chi mi ha preceduto. Gli istruttori sono stati confermati in blocco, ne ho aggiunto qualcuno perché aumenteremo le squadre. Nelle giovanili, oltre al Chisola, abbiamo le squadre della Vinovo Sport Events, comunque molto forti. Nella scuola calcio faremo 4 gruppi per annata, ma ti assicuro che ne potevamo fare molti di più, viste le richieste…”
Non sono troppi? Si riesce a garantire a tutti la stessa attenzione?
“La metodologia è uguale per tutti: si parte dai duelli, 1 contro 1, 2 contro 2, eccetera, poi i giochi collaborativi e le partite, che sono fondamentali. Esercitazioni sempre basate sulla tecnica individuale, che è la base, e poi sulla tattica individuale in fase di possesso e di non possesso. Certo, le proposte possono variare in base al livello, ma tutti i bambini e tutte le famiglie hanno parità di diritti. Ognuno ha la sua capacità, la sua genetica, ma l’attenzione deve essere uguale per tutti”.
Obiettivi?
“Gli obiettivi della società sono grandi, il sogno è la Lega Pro, anche se non è facile. Sarebbe importante per il panorama calcistico piemontese, oggi dietro Juventus e Torino c’è proprio poco... Nel mio ambito, invece, l’obiettivo è la formazione dei ragazzi. In Italia ci sono troppi allenatori e pochi formatori, io mi ritengo un formatore e lavoro sul campo. Sono un malato di tecnica, è vero, ma poi la tecnica va applicata al gioco del calcio: se si riesce a concretizzare questo passaggio, arrivano anche i risultati. Prima di tutto, ripeto, la formazione, ma poi non ci prendiamo in giro: si gioca per vincere, è ovvio”.