Sabato, 27 Aprile 2024

Domenico Mallardo: “Mai un aiuto né un grazie dalla politica cittadina, mi dimetto da presidente del Venaria”

CONFERENZA STAMPA - Il presidente dei Cervotti ricostruisce la lunga diatriba legata all’impianto sportivo Don Mosso (con i nodi della concessione da rivedere per quanto riguarda la manutenzione straordinaria, del manto sintetico da rifare perché sia omologato e delle utenze, comunque tutte pagate) e annuncia la sofferta decisione di dimettersi: "Orgoglioso dei risultati ottenuti in questi anni, lascio una società sana e vincente"


Un grande, grandissimo presidente. Non ci sono altri aggettivi per descrivere Domenico Mallardo nei sei anni che ha passato alla guida del Venaria Reale. Un grande presidente, che ha preso le redini di una società gloriosa ma in evidente declino (dal 2016, dopo due anni da amministratore delegato) ed è stato capace di rimettere a posto la situazione finanziaria e, nel contempo, di rilanciare le ambizioni sportive. Oggi il Venaria ha la Scuola calcio élite e una collaborazione in atto con la Juventus, tutte e cinque le squadre del Settore giovanile nei campionati regionali, la Prima squadra riportata in Eccellenza dopo 22 anni di assenza, tanti giovani lanciati nel calcio professionistico e un impianto sportivo tirato a lucido, accogliente e sicuro, che non teme rivali in tutto il Piemonte.

Eppure, è proprio il “Don Mosso”, fiore all’occhiello della società, alla base della decisione, sofferta ma irrevocabile, comunicata ieri in un video pubblicato sulla pagina Facebook della società: Domenico Mallardo ha annunciato le sue dimissioni dalla carica di presidente del Venaria, con il consiglio direttivo chiamato a nominare al più presto il suo successore.

IL CASO DEL DON MOSSO

La vicenda dell’impianto sportivo Don Mosso, ricostruita nel dettaglio dal presidente, è lo specchio della considerazione che spesso la politica ha nei confronti delle società sportive: una colpevole indifferenza. Colpevole perché è impossibile non accorgersi del ruolo sociale che le società sportive svolgono sul territorio: il Venaria ha 350 tesserati, il 60 per cento residenti in città, ragazzi e ragazze che ricevono una sana educazione sportiva. Oltre ai valori proprio dello sport, al rispetto delle regole e delle dinamiche di gruppo, si dice che un euro investito nello sport ne faccia risparmiare 5 in sanità: uno slogan buono per fare teoria ma spesso, purtroppo, ignorato nella realtà.

La vicenda del Don Mosso, dicevamo, è al centro di una infinita e logorante diatriba tra la società del Venaria e le amministrazioni comunali che si sono succedute sotto la Reggia. “Non abbiamo mai ricevuto un euro da nessuno, ci siamo fatti da soli, abbiamo pagato di tasca nostra ogni lavoro di miglioria e messa in sicurezza del nostro impianto sportivo. E nessuno ci ha mai detto un grazie” tuona Mallardo.

I tre “macro-argomenti” sono il contratto di concessione, il campo sintetico da rifare e le utenze. La prima tappa risale a luglio 2016 (presidente era ancora Spaolonzi), con la chiamata a partecipare al bando per l’assegnazione del campo A e B per 9 anni. “Abbiamo subito denunciato - continua Mallardo - che il bando era troppo oneroso per una ASD e prevedeva anche la manutenzione straordinaria, semplicemente assurdo. Inoltre, il bando non comprendeva il campo C, pur essendoci un contatore unico per l’elettricità. Ma il bando è stato pubblicato l’8 agosto, quando i giocatori erano già stati tesserati e le squadre erano già state iscritte. A settembre lo abbiamo vinto, nello stesso mese in cui sono diventato presidente. A ottobre abbiamo appreso dal CONI che l’omologazione del campo era scaduta e che era in proroga già da due anni, come comunicato già nel 2014 al Comune di Venaria, proprietario dell’impianto. Lo abbiamo segnalato più volte all’amministrazione, senza ricevere mai una risposta. Eppure, per avere la concessione in deroga, abbiamo pagato ogni anno migliaia di euro. Abbiamo sbagliato a firmare quella concessione? Forse, ma altrimenti l’impianto sportivo sarebbe stato chiuso, come la società. Ci siamo assunti la nostra responsabilità”.

Le radici della contesa tra società e Comune di Venaria sono quindi profonde, negli anni il nodo centrare rimane quello del rifacimento del campo sintetico, obbligatorio anche per questioni assicurative: la stessa validità del bando, che ha come oggetto un campo non omologato, è in dubbio. “Ma nessuno è intervenuto per risolvere la situazione - continua Mallardo - nonostante negli anni abbiamo mandato 15 PEC e 85 mail nelle quali, oltre a chiedere di rifare il campo sintetico, chiedevamo l’invio delle bollette per luce, acqua e gas. Mai ricevute, nonostante il contatore unico, che comprende anche le luci dei parcheggi fuori dall’impianto, che ovviamente non dovrebbe essere a nostro carico. Abbiamo chiesto lo scorporo dei costi delle utenze dei campi A e B, il Comune ci ha dato ragione ma ci ha anche comunicato di non avere i fondi per installare un nuovo contatore…”

Arriviamo così al 2019, quando la società ha comunicato la disponibilità ad accollarsi le spese per il rifacimento del campo sintetico - ben 350 mila euro - a fronte di un allungamento della concessione e di un piano di rientro dei costi legato alle utenze. Niente da fare, anche stavolta, perché la giunta è caduta a maggio 2019.

La nuova amministrazione, che si è insediata nel settembre 2020, ha subito inserito il nuovo contatore per gestire le luci del parcheggio e consegnato le famose bollette (prima inerenti agli anni 2017, 2018 e 2019, poi anche al 2020): “Abbiamo pagato tutto e subito in unica soluzione il 19 febbraio 2021. La società del Venaria non ha insoluti, anzi negli anni ha accantonato i soldi per provvedere al pagamento immediato: dovremmo ricevere le scuse da chi ci ha definito morosi” chiarisce Mallardo. Ma il Comune, nell’incontro del 20 gennaio, ha comunicato che non avrebbe speso un euro per il rifacimento del campo A, in quanto il bando in essere assegna anche le spese straordinarie a carico della società. Di conseguenza, “il 22 gennaio, tramite PEC, abbiamo comunicato l’intenzione di rescindere contratto della concessione in essere perché non riteniamo corretto pagare le manutenzioni straordinarie. Sappiamo che la nostra richiesta è al vaglio dei legali comunali, qualora ci fosse l’ok potremmo rifare il bando, altrimenti andremo avanti con attuale contratto fino a 2026, oppure lasceremo il Don Mosso… staremo a vedere”.

LE DIMISSIONI

La questione dell’impianto sportivo, quindi, rimane aperta. Ma a gestire la partita non sarà più Mallardo, evidentemente deluso e amareggiato dal menefreghismo della politica: “Non rispondo ai ridicoli post e agli attacchi meschini che ci sono stati fatti. Piuttosto chiedo alla politica cittadina cosa ha fatto, in questi anni, per il sociale e per lo sport? Il Venaria Calcio non ha mai ricevuti aiuti, ma neanche un grazie per il lavoro svolto sul territorio. Pazienza”.

Da qui la decisione di dimettersi: “Vorrei portare a conoscenza del popolo verdearancio una mia scelta: dopo 6 anni di lavoro svolto con passione e amore, ho deciso di lasciare la presidenza dell’ASD Venaria Reale. Lascio con la morte nel cuore, ma sono contento di lasciare una società florida, rigogliosa, fiera, economicamente attiva, pulita, ordinata, sicura, che anche ha ricevuto un encomio dall’Agenzia delle Entrate. La parte che mi dà maggiore orgoglio è la soddisfazione sportiva per i risultati ottenuti e la consapevolezza di aver formato ometti che porterò nel mio cuore, perché i bambini sono linfa di vita”.

Un addio definitivo, come sembra, o una mossa strategica per mettere alle strette tutte le parti in causa? Staremo a vedere anche questo, ma di sicuro perdere un grande presidente come Domenico Mallardo sarebbe un danno per il Venaria e per tutto il movimento calcistico piemontese.

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