APPROFONDIMENTO - «Il nostro lavoro - spiegano Giordano Piras ed Enzo Friso - non va in contraddizione, ma anzi si integra perfettamente con gli allenamenti di squadra. Dal Chievo Verona in avanti, sono tante le società con cui abbiamo collaborato e collaboriamo, applicando il nostro metodo formativo basato sulla scomposizione del gesto e sulla correzione analitica, sempre finalizzato alla partita e attento alle dinamiche comportamentali e motivazionali»
In 15 anni di attività sono stati più di 30.000 gli atleti che - grazie a stages, eventi, collaborazioni con società e percorsi individuali - hanno potuto sperimentare il metodo dell’Individual Soccer School; di questi oltre 300 sono approdati a società professionistiche. Nelle 20 strutture sportive dove ISS opera in Italia e all’estero (Francia, Repubblica Ceca e Romania), si prendono cura degli allievi un centinaio di istruttori, tutti formati e successivamente aggiornati nell’Accademia ISS.
I numeri non sono tutto, ma spiegano che cosa è diventato il centro di formazione calcistica fondato e gestito da Giordano Piras ed Enzo Friso, grazie al suo metodo di lavoro basato su tre regole fondamentali: un istruttore per un allievo, scomposizione del gesto tecnico, correzione analitica. E continuo aggiornamento - quarta regola - perché il calcio è una materia in continua evoluzione e chi lo insegna non può restare ancorato alle idee del passato: bisogna adeguarsi alle dinamiche di un calcio sempre più fisico e veloce e ai cambiamenti di una società che forma ragazzi (e genitori) con aspettative sempre crescenti.
Oltre al lavoro sui singoli, che non va in contraddizione ma si integra con gli allenamenti di gruppo, l’Individual Soccer School collabora, da sempre, con le società sportive. «Qualche anno fa - racconta Giordano Piras - abbiamo lavorato anche con il Chievo Verona, un’esperienza che ricordo ancora con grande piacere perché ci ha permesso di confrontarci con un ambiente altamente professionale e con giocatori selezionati e di grande qualità. È stata una collaborazione soddisfacente per entrambe le parti, che riproponiamo con molte società, in Italia e non solo».
Come funziona la collaborazione tra ISS e una società sportiva? Sono due gli ambiti principali: da un lato la formazione degli istruttori, attraverso i corsi che rappresentano una concreta opportunità di conoscere e condividere il metodo ISS mediante un programma specifico di preparazione teorica e sul campo. Dall’altro, l’allenamento diretto dei giocatori. «In tutte le società professionistiche e ormai anche nelle migliori dilettanti - continua Giordano Piras - non c’è un solo allenatore in campo: al suo fianco ci sono il preparatore atletico e il preparatore dei portieri. Fino a qui tutto normale. Ma spesso c’è anche chi allena un reparto - le linee della difesa, le geometrie del centrocampo, i movimenti dell’attacco - o perfeziona la tecnica dei singoli giocatori con allenamenti specifici che ricordano l’impostazione delle nostre sedute. È qui che ci inseriamo noi dell’Individual Soccer School, con la nostra proposta altamente professionale e rinforzata in anni di esperienza diretta».
L’ISS applica in campo (e insegna agli istruttori) un suo metodo, che si sviluppa rispetto alle fasce d’età: «Il primo aspetto - interviene Enzo Friso - è quello motorio - coordinativo, poi segue il dominio della palla. Da quel punto in poi si passa alla tecnica di base declinata in tutti i suoi aspetti: ricezione e trasmissione della palla, tiro in porta, conduzione della palla, eccetera; lo step successivo è la tecnica estrosa, ovvero finte e dribbling frontali, laterali e di spalle, cambi di direzione, arresti e ripartenze; in ultimo, e non per minore importanza, l’intelligenza di gioco, l’aspetto cognitivo e i lavori in situazione sulla tecnica di ruolo. Ultimo aspetto, fondamentale nella filosofia dell’ISS: per essere un buon formatore, oltre alla capacità di dimostrare (i bambini, infatti, apprendono attraverso la ripetizione del gesto), è necessaria la capacità di analisi e correzione del gesto eseguito dall’allievo».
L’obiettivo finale rimane la partita. «Noi insegniamo - conclude Enzo Friso - la gestualità tecnica in una progressione che porta l'allievo fino alla partita. Il nostro metodo non è fine a sé stesso, ma sempre in funzione di qualcosa che succederà successivamente, come un passaggio, un dribbling, un tiro o un movimento di un compagno o di un avversario. Insegniamo il gesto tecnico in rapporto alle situazioni che si possono creare in partita».
E, soprattutto quando si parla di ragazzi e ragazze, aspetti fondamentali sono la sicurezza, l’autostima e la crescita non solo nel calcio, ma nella scuola e nella vita di tutti i giorni. «Un aspetto poco considerato - conclude Enzo Friso - ma per noi fondamentale è quello educativo, a metà tra il compito di un istruttore di campo e quello di un mental coach. Mi spiego: noi insegniamo educazione sportiva, disciplina al lavoro, pretendiamo serietà e applicazione fin dal riscaldamento. Siamo convinti che se ti dedichi, se ti spendi, se meriti, prima o poi ottieni. Al contrario, la cultura della lamentela e dell’alibi da noi non trovano spazio». Senza mai dimenticare il divertimento: alla fine, parliamo di calcio, il gioco più bello del mondo.



