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Mercoledì, 04 Gennaio 2023 16:22

Vincenzo Manzo traccia la strada, le prime riflessioni sul percorso intrapreso al Vanchiglia

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INTERVISTA - Idee chiare per l'esperto Dt del Vanchiglia, che traccia un bilancio di questi primi mesi di lavoro in granata, alba di un progetto a lungo termine: "L'idea è quella di far crescere la società per portarla in tre anni ad essere tra le prime cinque del Piemonte".
 


Non ha bisogno di presentazioni Vincenzo Manzo, arrivato al Vanchiglia dopo l'esperienza al Chieri come Responsabile dell'Area Tecnica. Dopo l'importante carriera da allenatore, il proficuo passaggio ad incarichi dirigenziali ha portato gli azzurri a sfiorare i playoff con la Prima Squadra, a conquistare le fasi finali con tutte le squadre del Settore Giovanile e garantito l'approdo al professionismo di tre dei suoi talenti più cristallini: Tommaso Marras, Jacopo Mosole e Samuele Giallombardo. Ora la nuova avventura in maglia granata, cominciata sotto i migliori auspici e con una perfetta sinergia con la famiglia De Gregorio.

"Questi primi mesi sono stati positivi. Ci sono state ovviamente delle difficoltà, che stiamo superando lavorando tutti insieme. La prima cosa che mi preme sottolineare è l'estrema fiducia e disponibilità che ho trovato da parte di tutta la famiglia De Gregorio. Tutti, dal presidente a Donato e Antonio, sono costantemente presenti, mettendoci la faccia ogni giorno. L'impegno del presidente è uno stimolo per tutti e la sfida che ci siamo proposti con i figli di cambiare le cose, senza proclami, ma lavorando sodo, piano piano darà i suoi frutti. La grande stima che mi hanno trasmesso mi ha dato fiducia, mi hanno permesso di avere carta bianca per apportare i cambiamenti che ritengo necessari, senza la pressione di vincere subito. I grandi cambiamenti non per forza portano subito risultati e l'obbiettivo a cui puntiamo è quello di riportare una società storica e gloriosa come quella del Vanchiglia nell'elite delle migliori società piemontesi.
Per fare questo bisogna adottare metodologie di lavoro proprie dei professionisti e grazie all'impegno, anche a livello di spese, della società, ci stiamo muovendo in quella direzione. Anzitutto abbiamo creato una piattaforma sintetica di ultima generazione, perché avere spazi in più dove lavorare è importante. Altro aspetto importante è avere un centro fisioterapico per la prevenzione agli infortuni, cosa che tutte le professioniste hanno e che non si vede molto nel dilettantismo.
Arrivando da una società grande come il Chieri ho portato con me un po' della loro mentalità e con me è venuto Alberto Novellino, che lavorando con Marco Spadafora punta alla crescita della Scuola Calcio. Con loro sviluppiamo sin dalle categorie dei più piccoli nuove metodologie di lavoro. Creiamo test per conoscere a fondo le qualità di tutti i tesserati, per portare avanti programmi che rafforzino l'aspetto tecnico, preparando schede che aiutino poi gli allenatori. Anche da questo punto di vista sono molto soddisfatto dalla collaborazione e fiducia che ho trovato in chi era presente qui gli anni prima e tra i nuovi tecnici che abbiamo portato nel Settore Giovanile, per rinnovare il parco allenatori con elementi di spessore. Stiamo cercando di creare la mentalità giusta che riporti la grande storia del Vanchiglia nel presente, dopo un anno sfortunato dove nessuna squadra è andata alle fasi finali e nessun ragazzo è riuscito ad affacciarsi al professionismo. E' proprio la professionalità è uno degli aspetti che dobbiamo trasmettere ai ragazzi, assieme all'educazione, che deve essere alla base del nostro lavoro. L'ottima sintonia tra Scuola Calcio, Settore Giovanile e Prima Squadra ci permetterà di far crescere al meglio i nostri ragazzi, con l'obbiettivo di portarli nelle categorie superiori e poter contare di anno in anno su sempre più elementi. Come detto, l'obbiettivo in tre anni è arrivare tra le migliori società, senza l'ansia della vittoria, a cui dovremo puntare una volta raggiunti certi standard. Lo stesso vale per la Prima Squadra, per la quale è presto per fare valutazioni, ma che ha iniziato bene la stagione e punta ad un campionato tranquillo e al momento le prestazioni sono soddisfacenti.
Altro punto che stiamo curando è quello dei dirigenti, elemento molto importante delle società. Con la collaborazione del responsabile Andrea Fracchia organizziamo mensilmente delle riunioni e ci proponiamo di crescere a livello professionale anche sotto questo aspetto
".

Il lavoro è lungo, ma si sente spesso dire che è più difficile rispetto ad un tempo, che non ci sono più i ragazzi. Sei d'accordo?
"No, i giovani ci sono, eccome. Che siano italiani o stranieri, non importa, sono tanti e vanno messi nelle migliori condizioni di esprimersi. Quello che manca è chi gli possa insegnare nel modo giusto. Si parla tanto, ma istruttori veri ce ne sono pochi, persone che puntino alla crescita del giovane, che gli insegni calcio. Tutti vogliamo vincere, ma l'aspetto su cui ci si deve concentrare maggiormente è quello di lanciarli questi giovani, puntare a far si che raggiungano il livello per giocare in squadre importanti. E' anche colpa di chi sta in alto, delle dirigenze, che dovrebbero garantire allenatori in grado di lavorare e insegnare ai ragazzi. Che ripeto, ci sono e sono bravi, bisogna però dargli la possibilità di venir fuori. Basti pensare alla Juventus, sia ora, che ai tempi della retrocessione, quanti giovani forti fece emergere, ma per via delle situazioni. C'è bisogno di persone che insegnino, non che giudichino e c'è bisogno che si pensi al presente. La frase "ai miei tempi" va abolita, si lavora sui ragazzi di questi tempi, con le metodologie di adesso, situazioni diverse rispetto al passato. Un bravo allenatore deve sapersi adattare e una frase simile serve solo a generare alibi".

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