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Martedì, 14 Maggio 2024 14:09

Under 15 regionale - Lascaris, il titolo della stella è il più bello. Ora c’è il sogno tricolore per la corazzata di Alessandro Malagrinò

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L’ANALISI - Ha il sapore del dominio il decimo titolo regionale della società del presidente Vincenzo Gaeta, vinto da uno dei gruppi più forti mai visti sui campi dei dilettanti, che ha tutte le carte in regola per imporsi anche nella fase nazionale. Onore all’Alpignano di Davide Domizi, protagonista di una stagione oltre le aspettative


Il decimo titolo regionale nella storia del Lascaris, quello che vale la stella cucita sulle maglie bianconere, è il più dolce, non solo perché l’ultimo è sempre il più bello. Il titolo Under 15 ha il sapore del dominio. Domina la società, al quinto titolo negli ultimi tre anni (e non è ancora finita), un palmares semplicemente impressionante che la dice lunga sulla bontà del lavoro pensato dal presidente Vincenzo Gaeta e gestito dal direttore sportivo Cristian Balice e dalla sua banda (di cui faceva parte anche Lorenzo Verduci, che ricomincerà da Alpignano). E domina la squadra classe 2009, uno dei gruppi più forti mai visti sui campi dei dilettanti, una macchina perfetta affidata a un allenatore preparato come pochi ed esigente come, forse, nessun altro. Va bene avere una Ferrari tra le mani, ma bisogna anche saperla guidare dalla prima all’ultima curva: Alessandro Malagrino ci è riuscito senza neanche una riga sulla fiancata e, finalmente, può mettere in bacheca il primo titolo della sua carriera. Vittoria del SuperOscar per iniziare la stagione con il piede giusto, cammino quasi perfetto in un campionato fatto di sole vittorie e tre pareggi (due dei quali, guarda caso, proprio contro l’Alpignano), fantastica chiusura con una finale regionale, di fatto, senza storia.

L’unico sliding door, l’elemento imprevedibile che poteva cambiare una storia che sembrava già scritta, è fissato al minuto 16 del primo tempo, quando il risultato era ancora fermo sullo 0-0 e Greco ha avuto un’occasione per cambiare il volto alla finale. In vantaggio, l’Alpignano avrebbe potuto esaltare l’impostazione tattica scelta da Davide Domizi (allenatore emergente ma di sicuro valore, che avrà sicuramente altre occasioni da giocarsi: una grande scelta di Christian Bellanova), ovvero difesa attenta e ripartenze veloci. Va detto, anche l’Alpignano è una gran bella squadra che, a differenza dei bianconeri, nessuno si aspettava di vedere fino all’ultimo atto della stagione. Dellavalle dietro, Dello Russo in mezzo e Bardus davanti sono un’ossatura su cui costruire il futuro.

Al cospetto di questo Lascaris, comunque, non c’è spazio per i rimpianti: una volta in vantaggio, la sinfonia bianconera ha iniziato a suonare a pieno regime. Davanti alla sicurezza di Schierano, in pochi possono vantare difensori del calibro di Amendolagine e Bernardinis, non per caso in procinto di passare (o tornare) nel professionismo. Martinelli è una diga in mezzo al campo, Scanavino ha tre o quattro polmoni, la loro dedizione lascia libertà di pensiero e di azione a Spina, protagonista indiscusso della finale con la sua doppietta, e Roncarolo, dai piedi del numero 10 passano tutte le azioni migliori. Davanti, Persiano è un cecchino infallibile (34 gol in campionato, 38 in stagione), Zamboni e i suoi movimenti la spalla perfetta. Una squadra così, con un condottiero così, con una società così - se avrà ancora fame - dirà la sua anche sui palcoscenici nazionali. Torniamo da dove siamo partiti: l’ultimo titolo è sempre il più bello? Sentiamo già la voce roca di Balice che ci corregge: no, il più bello sarà il prossimo.

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