Anche se fa un po' strano dirlo, il "Memorial Rosato" dove ha giocato con le vecchie glorie del Torino e della Juventus è stata la prima partita di Franco Semioli da ex calciatore.
Già. Dopo due decenni di professionismo, con la carriera che tutti conosciamo, il capitano del Chieri ha deciso di appendere le scarpe al chiodo. Un addio al campo che non coincide con un addio al Chieri, dove resterà come viceallenatore della prima squadra e allenatore della Juniores (al suo fianco ci sarà il preparatore atletico Gaetano Lozito, con lui nella foto). Raccoglierà dunque l'eredità di Beppe Bosticco. Tanti cambiamenti legati fra loro, ma non da un nesso di causa- effetto: sono piuttosto le tessere di un mosaico molto più grande.
Il punto di partenza per illustrare queste novità è il congedo di Bosticco dalla Juniores dopo uno straordinario quadriennio, culminato con la conquista di uno scudetto.
“Mi sono trovato personalmente con Bosticco per prendere questa decisione - illustra il presidente Luca Gandini - Non è il primo anno che ne parliamo. Lui ha bisogno di fare un’altra esperienza, e ci siamo trovati d'accordo che il suo ciclo alla Juniores fosse concluso. Questo non significa per forza che lascerà il Chieri. Ci sono soluzioni sia interne sia esterne, si tratta di trovare quella giusta. Bosticco è di fatto un professionista, perdere tempo un anno in una realtà che non lo faccia crescere non è né il nostro né il suo obiettivo. Stiamo lavorando per trovare la soluzione migliore e abbiamo tutto il tempo per trovarla. In qualunque caso saremo sempre grati a Bosticco per tutto quello che ha fatto, né verrà meno il suo affetto per il Chieri”.
Si trattava dunque di trovare un nuovo allenatore per la Juniores. Nel frattempo Franco Semioli aveva maturato l'intenzione di ritirarsi e di iniziare ad allenare. Così, molto semplicemente, uno più uno ha fatto due. “Serviva alla Juniores una persona che facesse anche il secondo di Manzo in serie D - prosegue il presidente Gandini - Per la prossima stagione, ancora più di quest'anno, l'obiettivo è dare una forte continuità tecnica dalla prima squadra a tutto il settore giovanile. Abbiamo ritenuto che Semioli fosse la persona giusta. È intelligente, preparato di calcio, ha voglia di imparare e ha bisogno di fare esperienza. Siamo lieti che resti nella famiglia del Chieri. Al di là del giocatore, si è sempre dimostrato un'ottima persona. È una scelta coraggiosa che mi stuzzica e mi piace”.
Spiegato come sono andate le cose, non resta che raccogliere le emozioni di Franco Semioli su questo suo passaggio dal campo alla panchina.
Franco, ci racconti come sei arrivato alla decisione di ritirarti?
“Ci pensavo da tempo. È un momento che arriva per tutti i giocatori, insieme a domande tipo Cosa farò domani?, Quale sarà il mio futuro? Non hai mai avuto dubbi che il mio futuro fosse restare nel calcio, la mia passione e la mia vita. Ho vissuto di calcio e vivrò di calcio. Fisicamente sto ancora bene, avrei potuto giocare ancora, ma gli acciacchi degli anni precedenti mi hanno fatto pensare che fosse il momento giusto. Diventare allenatore della Juniores del Chieri è un'opportunità caduta a pennello che mi ha fatto prendere la palla al balzo. Tutto è accaduto molto in fretta. Per me è l'inizio di una nuova carriera che spero mi porti lontano, sempre con i piedi per terra e umiltà. Il calcio riserva sempre tante sorprese. Poter allenare ragazzi già maturi di 17-18 anni è una prospettiva che mi piace molto. Metterò a disposizione esperienza, conoscenze, professionalità e dedizione al lavoro”.
Lasci il calcio dopo vent’anni di professionismo. Se ti volti indietro e guardi la tua carriera, quali sono i tuoi pensieri?
“Sono veramente orgoglioso di quello che ho fatto. Lo dico con emozione. Nessuno regala niente, quello che vuoi ottenere te lo devi sudare e guadagnare. I sacrifici che ho fatto mi hanno ripagato in tutto. Lo devo in primo luogo ai miei genitori che per me hanno fatto tantissimi sacrifici quando soldi ancora non ce n’erano. Sono le prime cose che mi vengono al cuore in questo momento. Poi il mio percorso da professionista è stato una favola. La Nazionale è stata la ciliegina sulla torta: è il sogno di chi gioca ai massimi livelli, per fortuna e per bravura io ci sono riuscito. Non posso recriminare nulla. Ho sempre dato il massimo e sono sempre stato professionista al 100%. Mi hanno voluto bene tante persone, sono sempre andato d’accordo con tutti, credo di essere stato apprezzato per la mia umiltà che ritengo sia la mia qualità più importante. Un giorno potrò raccontare con orgoglio la mia storia ai miei figli”.
Per il Chieri aver avuto un giocatore come te è stato un grande onore, come è un onore che al Chieri tu abbia scelto di concludere la carriera da calciatore e iniziarne quella da allenatore. Cosa significano per te questa maglia e questa società?
“Due anni fa la scelta di venire al Chieri non è stato un caso. Non sono capitato nella prima società che mi aveva proposto di giocare vicino a casa. Chieri è stata la società che ho voluto, anche per la sua serietà. I Gandini sono una famiglia di gente veramente perbene, meritano il massimo e lo dico con il cuore: auguro possano raggiungere traguardi più alti della serie D. Devo molto al Chieri e spero di poter dare un contributo importante a questa società. Non vedo l’ora di cominciare!”
Ci riassumi il progetto tecnico-tattico che ti coinvolgerà in prima squadra e in Juniores?
“Con la prima squadra collaborerò nella preparazione delle partite. In campo mi occuperò di aspetti particolari del lavoro che permetteranno al mister Manzo di curare altre fasi. Ovviamente sarò a disposizione per pareri, discussioni e tutto il necessario. Ci sarà un rapporto di collaborazione continua durante l'anno. Nella Juniores giocheremo con lo stesso modulo della prima squadra, per formare giovani che siano pronti se dovessero essere chiamati”.
Hai già fatto il callo all'idea che d'ora in poi verrai chiamato mister?
“Ancora no. Dovrò farci l'abitudine!”