Lunedì, 25 Novembre 2024

Individual Soccer School - Luca Saltuari, emigrante del calcio: «Alleno nel Mainz, in Germania: qui ci sono organizzazione, rispetto dei ruoli e... tanta tecnica»

INTERVISTA - Ex istruttore ISS, segue la parte atletica e motoria delle categorie dall'Under 9 all'Under 15: «C'è tanta attenzione per gli aspetti difensivi e la riconquista del pallone, l'intensità e la fisicità sono molto alte, ma l'aspetto tecnico è visto come l'arma in più, la chiave per fare un ulteriore salto di qualità»


Luca, raccontaci di te.

«Sono nato e cresciuto nella provincia di Trento, ho studiato scienze motorie a Verona e attualmente svolgo il ruolo di allenatore e preparatore atletico nel settore giovanile del FSV Mainz 05, in Germania».

Cosa spinge un giovane a fare le valigie, cambiare nazione, cultura e abitudini e a tuffarsi in una nuova avventura?

«Principalmente la curiosità. Nel corso dell’ultimo anno di università è maturata in me la necessità di fare un'esperienza diversa, che in altre circostanze forse non avrei più fatto, e ho colto al volo la possibilità di studiare all'estero. Da qui la volontà di tuffarmi in un’avventura che mi portasse a contatto stretto con le mie passioni, il calcio e la preparazione atletica».

Al netto del comprensibile entusiasmo che hai provato nel passaggio dall'Italia alla Germania, quali sono state le difficoltà nel trovarti in una differente cultura sportiva?

«La lingua è stata sicuramente un ostacolo importante. L'incapacità iniziale di esprimermi appieno, con facilità e scioltezza, mi ha messo alla prova e portato ad adottare nuove strategie comunicative. L'approccio a un diverso modo di organizzare e pianificare le sedute di allenamento mi ha costretto a rivedere alcuni schemi codificati che avevo imparato in Italia, e ad adattarmi in fretta, anche in maniera positiva».

Quali le differenze più significative che hai riscontrato tra il calcio giovanile italiano e quello tedesco?

«La prima riguarda l'organizzazione: c'è un programma molto strutturato e rigoroso dell'allenamento, con una suddivisione coerente delle competenze e degli incarichi in ogni momento dell'allenamento: cosa fa e cosa corregge il preparatore atletico, l'allenatore in seconda, eccetera. Questo è molto in linea con una cultura dell'ordine e della disciplina tipica dei tedeschi. La suddivisione dei ruoli dà a ogni membro dello staff un suo spazio e una sua responsabilità, permettendo di avere un approccio globale alla seduta. Dal punto di vista calcistico, ho riscontrato una forte attenzione agli aspetti difensivi, che vengono allenati con una forte componente emozionale. Tutta la squadra è coinvolta nella fase di non possesso e le esercitazioni sono orientate a questo aspetto di lavoro collettivo. Il tema della ri-aggressione dopo la perdita del pallone costituisce un momento chiave - la cosiddetta transizione - che, se ben sfruttato, può generare un’interessante situazione offensiva. L'intensità è molto alta, il contatto fisico ricercato, la fisicità e l'atletismo delle qualità che il giocatore deve avere per poter giocare ad alti livelli».

Hai qualche consiglio da proporre per i vivai italiani?

«Non sono così preparato sul tema, per poter dare dei consigli esaustivi. Credo sia fondamentale partire dalle strutture, investire sulle strutture è un fattore imprescindibile per alzare la qualità del prodotto. A questo va aggiunta la necessità di investire sul personale, credendo nella competenza delle diverse figure professionali che ruotano nel mondo del calcio giovanile (allenatori, preparatori, fisioterapisti, psicologi dello sport, eccetera) e tutelandole a livello lavorativo ed economico».

La tecnica individuale trova spazio negli allenamenti di una società come il FSV Mainz 05? In caso positivo, come viene affrontata?

«La tecnica individuale è parte integrante dell'allenamento e costituisce una fetta importante della programmazione annuale. Per ogni categoria di età vengono stabiliti degli obiettivi tecnici da raggiungere e per questo viene dedicato uno spazio pari a circa il 25 % dell'allenamento totale settimanale. Il lavoro sugli obiettivi viene eseguito sia a livello collettivo, analitico e in piccole situazioni, ma anche a livello del singolo. Nell'allenamento individuale, spesso svolto prima dell'allenamento di squadra, il focus si incentra maggiormente sulle lacune del singolo giocatore. Non è inusuale, però, lavorare per migliorare anche qualità già presenti e consolidate, per affinarle maggiormente».

Negli ultimi anni la Nazionale maggiore tedesca ha visto un profondo rinnovamento, dando spazio a giovani di talento dotati di ottima tecnica. Come e avvenuto questo passaggio e quanto è stato difficile attuarlo?

«È un processo in evoluzione da molti anni. La federazione tedesca si è resa conto che una maggiore attenzione su aspetti fisici-atletici non era pensabile. Il livello di intensità si è alzato così tanto negli ultimi dieci anni che un ulteriore step non sarebbe stato più pensabile. L'aspetto tecnico è stato visto come quell'arma in più, quella chiave per fare quell'ulteriore salto di qualità. Infatti, a parità di condizione e prestanza atletica, chi meglio sa gestire gli aspetti tecnici (quindi minimizzare gli errori, soprattutto ad alta velocità di esecuzione) ha più probabilità di aver successo».

Pensi sia possibile nel nostro paese proporre e affrontare un cambiamento così radicale?

«Credo che siamo nel momento storico giusto per pensare di rivedere alcuni processi e capire quali siano gli ingranaggi da riparare, o quali da sostituire completamene. Un cambio radicale non è mai facile, ma una bella opera di revisione è più che necessaria».

Infine, parlaci del tuo futuro: sempre in terra tedesca oppure prevedi un ritorno in patria?

«La Germania mi ha dato la possibilità di fare della mia passione il mio lavoro. Mi trovo bene, ho creato un legame forte con la società, i colleghi e la città. La mia figura professionale è tutelata e valorizzata, e questi sono presupposti che l'Italia al momento non riesce a garantirmi. Il mio obiettivo è comunque quello di tornare in patria prima o poi e aiutare, con l'esperienza maturata, il movimento del nostro paese a crescere».

 

CHI E' LUCA SALTUARI

Luca Saltuari ha giocato a livello dilettantistico fino all'età di 23 anni, allenando parallelamente la scuola calcio del Lavis (suo paese di nascita, a 12 chilometri da Trento). Nel 2015 ha conseguito la laurea in Scienze motorie all'Università di Verona. A seguito di una borsa di studio Erasmus in Germania, è entrato in contatto con la prima squadra del Fürth (serie B tedesca). Successivamente, è stato chiamato dal Mainz per seguire la parte atletica e motoria delle categorie dall'Under 9 all'Under 15, incarico che ricopre tuttora. Prima di trasferirsi all'estero, Luca è stato un istruttore ISS.

Ultima modifica il Mercoledì, 08 Novembre 2023 15:51

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