Vittorio Gilli, portiere classe 1997, quest’estate ha fatto un balzo molto importante passando dalla Juniores regionale della PiscineseRiva alla Lavagnese, squadra militante in Serie D che negli ultimi anni ha anche giocato più volte i play off. Una storia molto interessante e davvero particolare, quella dell’estremo difensore.
Vittorio, congratulazioni per il tuo passaggio di livello, una bella avventura.
“Sono felicissimo per questa opportunità, inizialmente non nego di aver fatto fatica, mi sono ritrovato con giocatori molto più esperti, anche di trent’anni e più, giocatori con un altro ritmo, pian piano mi sto adeguando al tutto”.
Facciamo un passo indietro alla tua avventura precedente, quella con la PiscineseRiva.
“Sono arrivato l’anno scorso dal Roletto, squadra che mi ha visto dare i primi calci al pallone, e il progetto iniziale fu quello di farmi fare il portiere della Juniores regionale ma da novembre mi allenavo il pomeriggio anche con la Prima squadra, pur avendo fatto una presenza sola; a tratti è stato davvero pesante fare anche due allenamenti al giorno per 4-5 giorni la settimana, ma l’ho sempre fatto volentieri e con grinta, tant’è che quando mi allenavo con la Juniores e vedevo dei compagni che non mettevano molto impegno perché magari scherzavano o non avevano voglia io mi arrabbiavo, sono una persona che ci tiene (ride)”.
Facci una tua biografia, quando hai iniziato ad amare questo sport?
“Ricordo bene che già a quattro anni accompagnavo mio fratello agli allenamenti, lui è cinque anni più grande, mentre lui si allenava io mi mettevo in disparte con un pallone e calciavo; poi a sei anni sono passato al Chisone dove, paradossalmente, facevo l’attaccante. Dopo il Chisone sono passato al Roletto, anche lì facevo l’attaccante ma qui ho vissuto la mia svolta calcistica, perché un giorno mister Ciancio venne da me e mi disse “vai a provare in porta” e da li non sono più uscito, gli devo molto, così come a mio fratello che mi portava nel cortile di casa e mi allenava a parare. Dal Roletto sono passato al Pinerolo, dove sono stato quattro anni, due nei Giovanissimi e due negli Allievi; in questo periodo ebbi un provino con il Novara, sfortunatamente andato male. Finito il quarto anno col Pinerolo sono stato contattato dal Bra la cui Prima squadra quell’anno era sbarcata in Serie C; io ero stato scelto come portiere per gli Allievi nazionali, ma ho avuto problemi con il Pinerolo che non mi ha voluto cedere nonostante la mia volontà per motivi di cui non voglio parlare, ma questo mi ha deluso molto, provavo molta rabbia nei confronti del Pinerolo e ho anche pensato di smettere con il calcio. Ma poi ho pensato fosse un’idea stupida, amo questo sport, e così sono tornato al Roletto dove, per rabbia, ho giocato quasi tutta la stagione da attaccante. In questo periodo vengo contattato da Gianfranco Perla, direttore sportivo della PiscineseRiva, che mi ha detto di andare da loro per allenarmi come portiere. E’ stato un anno positivo; un giorno Perla, mentre ero a scuola, mi chiama e mi dice che avevo un provino da fare con la Lavagnese, non sapevo nemmeno che squadra fosse (ride); così sono andato, ho conosciuto i calciatori, l’allenatore e i dirigenti e poi ho iniziato l’allenamento dei portieri con Duilio Montignani, mio attuale preparatore, il quale dopo l’allenamento mi disse che voleva rivedermi, così sono tornato due settimane dopo e, contro ogni mia previsione, sono stato richiamato. Mi avevano detto che fino a gennaio mi sarei allenato solamente senza vedere il campo di partita per poter portarmi alla pari degli altri portieri, ma a sorpresa mi sono ritrovato da subito titolare”.
Questo con la Lavagnese e quello con il Novara sono stati i tuoi unici provini?
“No, in contemporanea a quello con la Lavagnese avevo fatto un provino anche col Bra, che per certi versi mi sarebbe anche risultato più comodo, ma poi parlando meglio con il direttore sportivo del Bra mi ha detto che avrei fatto il portiere in Juniores, a quel punto ho preferito andare alla Lavagnese”.
Non deve essere stato facile per te lasciare i tuoi affetti in Piemonte.
“No affatto, ho dovuto lottare per potermi trasferire, lasciare famiglia e amici non è mai facile, ma so che loro sono sempre al mio fianco”.
Quale partita ricordi con più affetto?
“Quella dell’anno scorso contro il Grugliasco, la partita finì 0-0 ma io parai due rigori nell’arco di novanta minuti”.
E la peggiore?
“Il derby di quest’anno con il Sestri Levante che abbiamo perso 2-1 su due conclusioni che, se fossi stato al top della mia usuale concentrazione, avrei parato; mi sento l’unico responsabile per quella sconfitta”.
Qual è la tua maggiore soddisfazione da portiere?
“Beh, quando fai una parata complicata e vedi l’attaccante disperato tu portiere non lo dai a vedere, ma dentro sei contentissimo per avergli negato quella gioia (ride)”.
Tra i professionisti quale portiere ti ispira maggiormente?
“Senza dubbio Ter Stegen, è giovane e fortissimo2.
Hai qualche scaramanzia pre partita?
“No, non bado molto a queste, l’unica cosa che faccio per caricarmi prima della partita è guardare dei video proprio di Ter Stegen che mi danno ispirazione e mi caricano”.