Lunedì, 12 Maggio 2025
Lunedì, 05 Maggio 2025 14:04

Vita da dirigente: passione, responsabilità, equilibrio e tanto lavoro. La storia di Pietro Cima, cuore viola

Scritto da Denis Lauriola

INTERVISTA - Il dirigente del Cenisia, sempre con i 2010 e ora in Prima squadra, racconta il suo impegno: “Nelle giovanili dobbiamo fare da scudo agli allenatori e aiutare i ragazzi, in Prima squadra salgono le aspettative. I 10 secondi prima della partita ti dicono tutto. Il mio stipendio è il divertimento, il Cenisia è casa mia”


Partiamo dall’inizio: come sei arrivato al Cenisia?
“È una lunga storia. Tutto è cominciato con mio figlio Samuele, al suo primo anno di scuola calcio. Dopo sei mesi, mi hanno proposto di fare il dirigente, e da lì non sono più uscito! Sono sempre stato con i 2010, poi tre anni fa mi hanno proposto la Prima squadra… e come fai a dire di no?”

Una bella avventura, immagino. Come riesci a gestire tutto? Tua moglie ha continuato a seguire i 2010, vero?
“Sì, sì, lei è sempre presente. È difficile trovare un equilibrio, soprattutto quando sei sia dirigente che genitore. Il rapporto tra società, allenatori e genitori va gestito con delicatezza”.

Qual è la sfida più grande in una scuola calcio?
“Lo dico sempre: noi dirigenti dobbiamo fare da scudo agli allenatori. I genitori hanno grandi aspettative, pagano la quota, vogliono vedere risultati e spesso pensano che il figlio sia un campione. Ma noi dobbiamo ricordargli che il calcio, a questa età, è gioco, è divertimento”.

E il salto in Prima squadra?
“Un altro mondo. Niente più genitori, ma obiettivi di società. Il problema è che nel calcio dilettantistico, quando entrano soldi, le persone che vogliono tutto e subito. E rovinano le società. Noi invece siamo ancora puliti, questo è il nostro orgoglio”.

Parli spesso di progetto a lungo termine. Ce lo spieghi?
“Certo. Noi vogliamo accompagnare il bambino dai 5 anni alla Prima squadra. Se è fortissimo, troverà le porte aperte verso il professionismo. Se non lo è, avrà comunque una casa. E questa è la nostra forza: restare una famiglia”.

Qual è stato il tuo rapporto col calcio prima di diventare dirigente?
“Da tifoso granata, in curva col gruppo. Poi sono entrato nel campo e lì capisci tante cose. La responsabilità, l’organizzazione. Sembra facile, ma non lo è: trasferte, materiale, genitori, allenamenti… e in Prima squadra tutto si moltiplica”.

Hai detto che il tuo stipendio è il divertimento. Una frase bellissima.
“È così. Io vado al campo come un vecchietto va alla bocciofila. Sto bene lì, è casa mia”.

Raccontaci il famoso aneddoto dei “10 secondi prima della partita”.
“Ah, sì… momenti unici. Quella manciata di secondi prima della partita ti raccontano tutto. Non è una regola ma vale per tutti, dai più piccoli alla Prima squadra, osservo i ragazzi e già so quale sarà la chiave della gara. Un aneddoto: spareggio salvezza contro una rivale di sempre, vedo un mio ragazzo respirare forte nello spogliatoio. Mi guarda negli occhi, carico come non mai. In quel momento ho capito che non avremmo perso. Quei 10 secondi ti dicono tutto”.

Come gestisci le emozioni post-partita?
“Devi saper leggere i ragazzi. Non esaltarli troppo se vincono, non distruggerli se perdono. È un equilibrio continuo. Lì sta la bravura di un dirigente”.

Hai un sogno nel cassetto?
“Continuare a fare bene, portare avanti il progetto. Ho fatto tanti passi, alcuni anche in anticipo, ma sento che me li sono meritati. Finché mio figlio sarà qui e la società crede in me, non tradirò mai questo posto”.

Progetti futuri? Cambiamenti nel 2025?
“Il prossimo anno sarà un’altra sfida, diventerò responsabile della Prima squadra con la supervisione del vicepresidente Ferrante. Il mio compito sarà quello di coadiuvare i dirigenti, con l’obiettivo di formare un gruppo dirigenziale serio, in collaborazione con il direttore sportivo Raffaele Curcio e il presidente Ricetti. È un bel carico, ma ci credo”.

Situazione della Prima squadra?
“Anno difficile. Tanti sacrifici, qualche errore, ma tanta voglia di ricostruire. Ci credo: tra 2-3 anni, coi ragazzi del 2009-2010, vedrete che roba”.

E il campionato regionale?
“Cambierà tutto. Ci saranno gironi, qualificazioni… un bel progetto, più equilibrato. Speriamo che si dia spazio a chi lavora davvero bene, anche al di là dei soldi”.

Grazie mille per questa bellissima chiacchierata.
“Grazie a voi. Il cuore è viola. Sempre”.

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