Venerdì, 21 Febbraio 2025

Individual Soccer School / Marco Trisorio, 2012 del Chisola: «Non solo tecnica e situazioni di gioco, l'ISS mi dà motivazioni e convinzione nei miei mezzi»

INTERVISTA - Il giovane play si racconta: «Ho iniziato al Bsr Grugliasco, poi Lascaris e ora sono al Chisola, una squadra fortissima e con un grande mister. Il mio idolo è Barella, ma mi ispiro a Pirlo e Calhanoglu. Il tiro da lontano è il mio punto di forza, devo migliorare la fase difensiva. Enzo Friso mi spiega il ruolo con la sua esperienza, devo imparare a essere leader in campo. Sogno di vincere la Champions».


Marco Trisorio, maglia numero 10 e testa alta in mezzo al campo, è il play del Chisola Esordienti: classe 2012, è uno dei talenti più limpidi del panorama dilettantistico piemontese.

Marco, raccontaci di te. Quando hai iniziato a giocare e come sei arrivato al Chisola.
«Ho iniziato a giocare all’età di 4 anni nella società del mio paese, il Bsr Grugliasco. Il pallone è sempre stata la mia passione, come per tutta la mia famiglia. Poi sono andato al Lascaris, dove sono rimasto per quattro stagioni. Da quest’anno gioco al Chisola, mi piacerebbe rimanere qui nel passaggio al settore giovanile».

Che tipo di giocatore sei?
«Sono un centrocampista, poco fisico e molto tecnico, con un’ottima visione di gioco. Mi piace avere sempre il pallone tra i piedi, il tiro da lontano è la mia specialità, spesso calcio anche le punizioni».

È questo il tuo punto di forza, il tiro?
«Sì, il tiro e la tecnica di base».

E se dovessi invece dire il tuo punto debole?
«La fase difensiva, sto migliorando ma ho tanto da lavorare. Per fare il centrocampista nel calcio moderno, servono le due fasi, quella offensiva e quella difensiva».

Quindi sei un centrocampista dal gol facile.
«Quest’anno sono stato fermo tanto, adesso mi sono stirato l’adduttore, prima mi sono fatto male alla caviglia. È una stagione un po’ sfortunata finora, infatti ho fatto solo una decina di gol, di solito segno di più».

Un giocatore a cui ti ispiri?
«Il mio idolo è Barella, ma per come gioco mi ispiro di più a Pirlo o Calhanoglu».

Gli istruttori più importanti che hai avuto?
«Tutti importanti, ognuno mi ha insegnato qualcosa di utile nel mio percorso di crescita. Il mio primo mister è stato Camillò, mi ha insegnato le basi. Poi ho avuto Zaccone, sempre al Bsr Grugliasco, da lui ho imparato la grinta, a dare tutto in campo. Al Lascaris ho avuto Gilli per tre anni, lui mi ha insegnato a prendermi le responsabilità, a essere leader in campo. Ghirelli, sempre al Lascaris, puntava molto su grinta e sacrificio. Adesso mi allena Baston, che è molto bravo e completo, i suoi insegnamenti riguardano tutti gli aspetti del calcio, la tecnica ma anche la tattica di squadra».

In questo percorso di crescita, c’è anche l’Individual Soccer School.
«Lavoro con l’ISS da tre anni e mi trovo benissimo, mi alleno il giovedì con Giordano, Enzo, Cristian Fabrizio, sono tutti bravi. Aggiungere un allenamento ai tre che già faccio con la squadra è un sacrificio che faccio volentieri, vuol dire che ho passione e voglia di emergere. Ed è molto utile, perché miglioro nella tecnica di base, imparo soluzioni che poi ritrovo nelle situazioni di gioco. E, come dire, allenarti con l’ISS ti sblocca la testa, ti motiva e ti dà convinzione».

Giochi nel ruolo di Enzo Friso, che da regista è arrivato fino in serie C, dopo aver fatto tutta la trafila delle giovanili con il Torino. Ti darà qualche consiglio...
«Sì, Enzo mi insegna tanto sul ruolo e mi dà tanta sicurezza nei miei mezzi. Mi dice che sono forte, che posso arrivare lontano, ma devo imparare a essere leader in campo, come play devo prendere in mano la squadra. Non è facile, soprattutto in un gruppo nuovo e fortissimo come quello del Chisola, dove sono arrivato solo quest’anno, ma è la direzione in cui devo andare».

I compagni più forti con cui hai giocato.
«Al Bsr Grugliasco Elia Melis, al Lascaris Mattia De Simone, adesso invece sono tutti forti... Diciamo che quelli che mi hanno impressionato di più sono Alessio Granella e Simone Restivo».

Hai qualche scaramanzia?
«No, nessuna».

E cosa ti piace fare fuori dal campo, nei pochi momenti liberi dal calcio?
«A scuola sono bravo, mi piacciono la matematica e le lingue straniere. Alla sera gioco alla play station con mio fratello, lui ha 8 anni ed è molto forte a calcio. Ogni tanto giochiamo insieme con il pallone, anche se mamma non è contenta perché distruggiamo tutto…»

Il tuo obiettivo e il tuo sogno?
«L’obiettivo, naturalmente, è diventare calciatore. Poi sogno di vincere una Champions».

Ultima modifica il Martedì, 18 Febbraio 2025 16:55

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