INTERVISTA - Il centrocampista classe 2004, che oggi gioca al Fiorenzuola in serie D, si racconta: «Nel calcio moderno bisogna essere duttili: il mio ruolo è il trequartista, ora faccio l’esterno a tutta fascia e mi trovo bene. Christian Viola, Marco Didu e Gennaro Ruotolo sono gli allenatori a cui devo di più. Mi alleno con Giordano Piras da quando avevo 6 anni e torno da lui ogni volta che posso, mi aiuta dal punto di vista tecnico e per visualizzare la giocata più velocemente».
Jacopo, raccontaci il tuo percorso calcistico fin dall’inizio.
«I primi calci al pallone li ho dati al Lascaris, quando avevo 5/6 anni. A 7 anni mi ha preso la Juve e sono rimasto lì fino a 14 anni. Poi sono andato al Chieri, dove ho giocato per tre stagioni in Under 16, poi direttamente in Juniores nazionale e in Prima squadra. Da lì sono tornato nel professionismo, al Genoa, un anno in Under 18 con mister Gennaro Ruotolo, il secondo in Primavera prima con Alberto Gilardino, poi con Alessandro Agostini: abbiamo vinto il campionato e siamo saliti in Primavera 1. Nella scorsa stagione ho giocato a Forlì in prestito, un bel campionato in cui abbiamo sfiorato i playoff, e adesso sono al Fiorenzuola, sempre in serie D».
Avanti e indietro con il professionismo.
«Quando la Juve non mi ha confermato ero ancora piccolo, sono andato a Chieri con lo stimolo di tornare nei professionisti, l’ho presa nel modo giusto e ci sono riuscito. L’anno scorso passare dal Genoa a Forlì non è stato facile, ma trovo che la serie D è molto formativa, è un campionato più difficile rispetto alla Primavera: fin dall’esperienza a Chieri, trovo che in Prima squadra cambia il ritmo, c’è più intensità. L’obiettivo ora è salire di una categoria, possibilmente con la squadra, altrimenti da solo, ma vorrei misurarmi con la serie C».
Come sta andando la stagione?
«Mi trovo bene, sto giocando tutte le partite. Faccio il quinto a sinistra nel 3-5-2, mi tocca correre tanto ma ho già fatto due assist».
L’esterno non è il tuo ruolo naturale, giusto? Anche se nel calcio moderno bisogna essere duttili e versatili.
«Da piccolo ho iniziato come esterno offensivo, ma poi ho sempre fatto il play. Negli anni ho cambiato molto: a Chieri facevo principalmente la mezzala, al Genoa ho fatto il trequartista con Ruotolo, poi l’esterno del 4-3-3 in Primavera, ruolo che ho ricoperto anche l’anno scorso. Adesso faccio il quinto, mi adatto alle esigenze del mister».
Ma a te cosa piace di più?
«Forse il mio ruolo naturale è il trequartista, ma mi sto divertendo anche a tutta fascia».
Facciamo un passo indietro: nella tua crescita come giocatore, ti sei formato nei contesti migliori, a partire dalla Juventus.
«Molto importante soprattutto a livello di esperienze: tante trasferte lontano da casa, grandi tornei all’estero, ho giocato contro le società più importanti del mondo, come Chelsea e Manchester City. Ma per capire come funziona il calcio “vero”, niente vale come l’esperienza in prima squadra».
Parallelamente al lavoro con le squadre, ti sei sempre allenato con l’Individual Soccer School.
«Sì, mi alleno con Giordano Piras da quando ho sei anni e continuo ancora oggi. Ho saltato solo i periodi in cui ero troppo lontano da casa, Genova e Forlì, ma nei giorni liberi andavo sempre. È un aiuto fondamentale dal punto di vista tecnico, e anche per visualizzare la giocata più velocemente rispetto alle situazioni: come dice lui, è la tecnica applicata alla partita».
Quindi ritrovi in partita le situazioni che prepari in allenamento.
«Sì, non devo neanche pensarci, perché sono giocate che, a forza di prepararle, mi vengono spontanee. Non va a intaccare il lavoro fatto con la squadra, per esempio dal punto di vista tattico, è un input in più che si affianca perfettamente al lavoro di gruppo».
Gli allenatori più importanti che hai avuto?
«Cristian Viola e Marco Didu, di sicuro, che mi hanno dato fiducia in prima squadra a Chieri. Poi dico Ruotolo, quella con il Genoa Under 18 è stata forse la mia stagione migliore, anche a livello realizzativo».
I compagni più forti con cui hai giocato?
«Il più forte è Luis Hasa negli anni della Juve, ora gioca a Lecce. Come intesa in campo Matteo Manfredonia e Federico Accornero, tutti e due del Genoa».
Con chi ti piacerebbe giocare?
«Ce ne sono mille… Il mio idolo è Cristiano Ronaldo, modello di mentalità. Come giocatore, mi sono sempre ispirato a Iniesta. Adesso che faccio l’esterno, mi piace Di Marco, guardo i suoi video».
Prossimi obiettivi della tua carriera?
«Come dicevo prima, quest’anno l’obiettivo è far bene e salire di categoria. Prima o poi, mi piacerebbe un’esperienza all’estero, dove c’è maggiore fiducia nei giovani, ma non dipende troppo da me».
Ultima domanda. Quando non giochi a pallone, cosa ti piace fare?
«Faccio una vita molto regolare, ci alleniamo tutti i pomeriggi, di solito la sera sto a casa con i compagni di squadra con cui convivo. Al mattino studio, faccio l’università online, scienze della comunicazione e organizzazione con indirizzo calcistico. Un’alternativa, ma sempre nel mondo del pallone».