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Mercoledì, 22 Giugno 2016 19:01

Genitori in tribuna/capitolo 2

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Essere papà di un bambino che gioca, e in particolare esserlo dopo aver giocato per anni, è un grosso impegno emotivo. La tensione genitoriale e la passione portata sugli spalti durante la gara si trasforma in un tifo corretto ma palese, o almeno questo è il punto di vista di Davide Casalegno, ex portiere con un passato nella Promozione piemontese.

 

Il figlio, anche lui estremo difensore classe 2005, gioca attualmente nei Pulcini dell'Alpignano: «Agli esordi aveva iniziato nel San Francesco e giocava palla al piede. Poi un giorno ha cominciato a dirmi che voleva passare al ruolo di portiere, esattamente come me. Gli ho spiegato che è una posizione che regala gioie ma anche tante critiche, ma lui ci teneva così gli ho comprato tutto il materiale e adesso sono il suo primo sostenitore».

 

 

Che cosa si aspetta per il suo futuro? «Per me può fare quello che vuole, ovviamente, ma mi farebbe piacere arrivasse da grande ad avere un ruolo almeno in una squadra dilettantistica, come è successo a me. Mi fa effetto quando vado a prenderlo a scuola per portarlo ad allenamento, e lui chiede ancora cinque minuti per finire la partita ai giardinetti. Hai un mister, una squadra, una divisa, un campo sportivo, giochi in una società importante come l'Alpignano eppure dare due calci al pallone nel cortile con gli amici sembra il momento più bello della settimana».

 

Com'è il suo rapporto con il tifo durante la partita? «Io parlo molto, li incoraggio, sostengo la squadra, però non do indicazioni, lascio che lo faccia l'allenatore. Gli dico poi cosa penso durante il ritorno a casa in macchina, a volte gli faccio i complimenti. Ma quando devo rimproverarlo per aver giocato male non mi faccio certo problemi, quello che devo dire lo dico». La prossima settimana doppio appuntamento, prima con un papà molto appassionato e poi con una mamma tifosa!

 

Maria Rosa Cagnasso

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