Giovedì, 02 Gennaio 2025
Domenica, 29 Dicembre 2024 16:49

La rinascita dell’Alpignano secondo Lorenzo Verduci: “Estate difficilissima, ma finora abbiamo fatto un capolavoro” In evidenza

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INTERVISTA - Parla il responsabile del settore giovanile: “I risultati ci stanno dando ragione, lo staff tecnico merita una statua. Ora che siamo lì, ce la giochiamo fino in fondo. I miei pronostici per i titoli? Alpignano U17, Chisola U16, Lascaris U15 e Vanchiglia U14. I gironi élite hanno senso solo in un discorso di formazione dei giocatori”


Alzi la mano chi, questa estate, avrebbe immaginato le squadre dell’Alpignano ai vertici delle classifiche in tutte le annate del settore giovanile. Arrivata al massimo del suo splendore, con tanto di titolo regionale Under 15 e vittoria del SuperOscar, la società biancoazzurra sembrava destinata a una brutta fine, dopo il cambio di presidenza e l’addio degli artefici di quei successi - Christian Bellanova, Antonio Seminerio e Mimmo Dilonardo, passati in blocco al Lascaris. E invece i presagi funesti sono stati smentiti dal lavoro del nuovo presidente Silvio De Paolis e del direttore generale Andrea Carli, che non solo sono riusciti a “salvare la baracca”, ma lo hanno anche fatto bene. Fondamentale, almeno per quanto riguarda il settore giovanile, l’apporto del direttore sportivo Lorenzo Verduci.

Lorenzo, questa estate hai accettato una sfida al limite dell’impossibile. Lo rifaresti?
“No, sinceramente no. È stata un’estate veramente difficile, abbiamo fatto un lavoro importante, ma ne sono uscito provato. Per me calcio è passione, hobby, divertimento, ero arrivato a impiegare lo stesso tempo che metto nel lavoro, con una stanchezza fisica oltre che mentale veramente pazzesca. No, non credo che lo rifarei”.

Però i risultati ti stanno dando ragione.
“Ad oggi abbiamo fatto un capolavoro, a metà stagione siamo arrivati a un punto che io e lo staff tecnico non ci aspettavamo. Tanto lavoro ha premiato, oggi siamo felicissimi. Meritiamo una statua all’ingresso di via Migliarone”.

Analizziamo squadra per squadra. L’Under 17 è seconda a due punti dal Vanchiglia capolista.
“Siamo lì, nonostante il calo subito alle prime partite difficili. È una squadra forte, con giocatori di prospettiva anche per le categorie superiori. Alessio Rapisarda è un allenatore preparatissimo e capacissimo. Adesso sono a Cagliari per un torneo importante, un premio e una vetrina importante per i ragazzi, anche perché in Piemonte farsi vedere dai professionisti è sempre più difficile”.

L’Under 16 è a pari punti con il Lucento, nonostante il brutto ko nello scontro diretto.
“Abbiamo perso malamente l’ultima partita ma ci può stare. Il Lucento è una squadra forte e ben allenata, il nostro mister arriva da lì, un concentrato di sentimenti che ha portato via la concentrazione in un gruppo completamente nuovo. Una sconfitta, comunque, non scalfisce quanto di bello fatto fino a quel momento, un pareggio e 10 vittorie sono un percorso eccezionale. Anche questo è un gruppo fantastico, Barbarello lo seguivo da tempo, è il primo allenatore che ho preso ad Alpignano”.

L’Under 15 se la gioca nel super girone con Volpiano Pianese, Lascaris e Pro Eureka.
“Squadra in crescita costante e continua, Alessandro Grungo sta facendo lavoro fantastico, per me è l’allenatore del futuro. Preparatissimo, in gambissima, gli ho dato due consigli dal punto di vista caratteriale nella chiacchierata di inizio anno e li ha ascoltati. Ora lavora in serenità, senza pressione, segue un percorso formativo e non la vittoria a ogni costo, un approccio che alla fine premia perché risultati devono essere la conseguenza del lavoro fatto. Questa è la scuola del Valencia, creamos futbolistas”.

Qualche difficoltà in più con l’Under 14, per ora al 5° posto del girone C.
“Perché la squadra è penalizzata dalla fisicità, ma anche loro sono in crescita. È una squadra su cui lavorare, ci sono ottimi giocatori, ma serve pazienza. Sono tranquillo perché Ricci, con me a Bruino e Lascaris, è un mio fedelissimo e sa cosa fare”.

Nel mercato sei intervenuto in tutte le squadre. Vuol dire che ci credete.
“Certo, siamo lì e ce la giocheremo fino alla fine. Abbiamo integrato i gruppi con giocatori di prospettiva, che daranno una mano alla causa. La cosa che mi fa piacere è che siamo stati anche cercati, vuol dire che abbiamo di nuovo appeal. Questa estate non succedeva, facevamo fatica a convincere i giocatori a venire ad Alpignano”.

Facciamo un gioco. Chi vincerà i titoli regionali?
“Under 17 Alpignano. Under 16 Chisola. Under 15 è difficile, ma scommetto sul Lascaris. Under 14 Vanchiglia, anche la Sisport è forte ma dico Vanchiglia”.

Allarghiamo il discorso al format dei campionati. Tutti parlano dei gironi élite come elemento indispensabile per la crescita qualitativa del movimento piemontese, tu cosa ne pensi?
“Se parliamo di società élite è un conto, se è un discorso solo di risultati non sono d’accordo, non basta. A me interessano gli obiettivi formativi, vedo poche società nel torinese che hanno quel tipo di prospettiva, il Chisola con Denis Sanseverino e pochi altri. Bisogna fare investimenti sul settore giovanile e non guardare solo al risultato”.

In una recente intervista, Lorenzo De Simone (clicca qui) sosteneva che due fasce - regionali e provinciali - nel settore giovanile sono poche, mentre nei dilettanti ce ne sono molte di più, dalla serie D alla Terza categoria.
“Su questo sono assolutamente d’accordo. Ne parlavo qualche settimana fa con il direttore sportivo di una società professionistica, mentre guardavamo Juve-Toro di Under 15, finita 7-0. Ci sono diversi livelli nei professionisti, nei regionali, nei provinciali, ci saranno una decina di fasce, non due o tre. Ma, ripeto, deve esserci una prospettiva formativa, non solo di risultati. Se per fare l’élite prendo 10/12 giocatori, non è giusto. Bisogna formare dei giocatori, poi prenderne due o tre per completare la rosa”.

Diventa un discorso sui premi di preparazione.
“Certo, abolirli è stato un danno per le società, ma qui entriamo in discorsi di politica sportiva. In una società élite, che deve fare percorso formativo e avere allenatori di mestiere, la scuola calcio dovrebbe costare mille euro, non 250. La riforma sportiva che obbliga a contrattualizzare tutti va nella direzione giusta, così come la necessità di migliorare impiantistica sportiva, o la scelta di limitare i gruppi nella scuola calcio. È un discorso complesso, che non può essere limitato ai soli risultati”.

Ultima modifica il Lunedì, 30 Dicembre 2024 14:26

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