Dopo la fine del rapporto con il Chisola avvenuta nel novembre scorso, Alessandro Pierro è pronto e carico più che mai per ricominciare a fare quello che più ama: allenare. L’ex tecnico di Gabetto, Lucento e Chisola, a partire dal 1 luglio ricomincerà proprio dal Lucento, quel Lucento che due stagioni fa lasciò per passare alla corte di Luca Atzori. Sistemata la situazione con società e presidente, Pierro è convinto di aver fatto la scelta giusta, sotto il profilo calcistico ma anche umano e siederà sulla panchina dei futuri Allievi 2001. Ma facciamoci raccontare tutto dal diretto interessato.
Bentornato mister! Finalmente hai sciolto le riserve, come mai hai scelto il Lucento?
“Lucento per tanti motivi. Il primo è per la stima che Paolo Pesce ha dimostrato per me ed io per lui. E’ un uomo vero, bisognerebbe imparare a conoscerlo a fondo prima di giudicarlo ed io questo l'ho capito tardi, ma per fortuna non troppo tardi. Sono abituato a valutare le persone per come si comportano con me, lui mi ha dato una piccola lezione di vita e gli sarò sempre grato per questo, a prescindere dal calcio. Lucento perché voglio vincere tutto, più di quello che ho vinto al mio primo anno da allenatore e, numeri alla mano, è una di quelle società che rende grandi i suoi allenatori. Lucento perché tra un paio di anni vorrei fare un salto in Prima squadra, magari in Eccellenza, e mi piacerebbe farlo al Lucento perché è stata la prima società che ha creduto in me quando nessuno mi conosceva, non che ora mi conoscano in tanti (ride, ndr). Nel calcio mi piacciono le storie romantiche, ma io voglio scriverle le storie, sono un po' stanco di leggerle. Ecco perché Lucento, perché chi allena il Lucento, prima o poi, le storie non le legge più. Ti ho risposto?”.
Direi proprio di sì. Facciamo adesso un passo indietro, come sono stati questi mesi senza panchina?
“Sono stati davvero duri, ma guardo avanti, ormai manca poco. Sai, penso che se potessi trovare un campo aperto a mezzanotte ed un minuto del primo giorno di luglio, andrei a sedermi sulla panchina per quanto mi è mancata. Ma battute a parte, mi è mancata un sacco, mi è mancato tutto. Mi sono sentito come un bambino al quale tolgono il suo giocattolo preferito. Sei mesi sono lunghi, ma alla fine mi è servito tanto questo esonero, non tutti i mali vengono per nuocere, alla fine mi tocca pure ringraziare chi mi ha esonerato. La vita è così, strana e piena di colpi di scena”.
A proposito di esonero, non hai mai commentato. Vuoi farlo ora?
“Non amo molto parlare del passato, dico in generale, e ancor di più di questa faccenda perché mi sembra di essere patetico ma penso sia doveroso risponderti, perciò lo farò. E’ molto semplice: la società Chisola ha pensato che esonerarmi fosse la mossa più giusta per il bene di tutti ed io ho preso atto di questa decisione. A quel punto, nonostante mi sia stato chiesto di continuare con altri ruoli, ho deciso che le strade si sarebbero divise, mi sarebbe dispiaciuto creare eccessiva tensione anche in altre categorie. Tutto molto semplice, no? Molto serenamente e col sorriso sulle labbra ti dico che va bene così, le persone vanno comprese, ognuno a casa propria è libero di fare ciò che vuole”.
Mi sembra giusto. Prima hai detto che ti tocca ringraziare il Chisola per l’esonero, per quale motivo?
“Perché in realtà questa rottura mi è servita molto per crescere. Ho capito, ad esempio, che devo selezionare le persone che mi stanno a fianco e che devo smetterla di condividere cene, pensieri personali od altro col primo allenatore che passa”.
Prima di concludere e di augurarti un buon ritorno in panchina, voglio chiederti un commento sulle fasi finali degli Allievi 2000.
“Per me questo titolo avrebbe dovuto vincerlo il Chisola, squadra costruita dal sottoscritto per vincere. E non credete a chi dice che la squadra non era la più forte, perché lo era più dell'anno scorso, forse non come profondità della rosa ma sicuramente come undici di partenza era più forte dell'anno prima. Se fossi rimasto in panchina e non avessimo vinto, sarebbe stato un mio fallimento bello e buono, quindi per la proprietà commutativa non ci sono alibi. E credetemi, conosco bene i ragazzi e le loro qualità. Per loro (i 2000 del Chisola, ndr) mi spiace tanto, sono splendidi, e mi spiace anche per il mio ex staff che è eccezionale perché lavorano per questo titolo da almeno tre anni e penso che lo avrebbero meritato. Hanno raccolto meno di quello che hanno seminato”.
Pinerolo e Cuneo in finale. Ti aspettavi di vedere queste due squadre giocarsi il titolo?
“Sinceramente no, ma sono due belle squadre. Il Pinerolo è la grande sorpresa, non lo dico perché non ho rispetto per squadra e mister, anzi, il fatto che ci siano arrivati da più valore e merito al lavoro svolto da Ricardo e i suoi ragazzi, però alzi la mano chi avrebbe creduto a una finale del genere. Forse ci credevano solo Ricardo e i giocatori stessi, ed hanno avuto ragione. Dopo il SuperOscar tutti parlavano di Alpignano, Borgaro, Atletico Torino, Chisola, Gozzano, La Biellese, Pro Settimo e Cuneo, e lo stesso Cuneo di mister Tonino è l'unica che ci è arrivata davvero. Quindi chapeau a queste due squadre”.
Il pronostico di Pierro?
“Dico Pinerolo, con tutti gli scongiuri del caso! A mio avviso il Cuneo è più abituato a certi appuntamenti, ha dei singoli importanti e gioca un discreto calcio, però questi gironi finali mi fanno pensare al Pinerolo. L'aver superato squadre come Chisola e Gozzano gli ha dato forte consapevolezza, sono una squadra molto organizzata e sono guidati da un allenatore con esperienza, in certe partite questo fa la differenza. E anche quest'anno me la guarderò in borghese dalla tribuna (ride, ndr) ma prima o poi la guarderò e giocherò dalla panchina”.