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Lunedì, 10 Giugno 2019 16:57

Nicolò Conti: “Ho denunciato la combine e sono rimasto solo. Ma non sono pentito, ho fatto la cosa giusta”

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INTERVISTA - Parla il giocatore classe 2000 che ha rotto il muro di omertà sulla partita Alfieri Asti-Santostefanese: “Ci hanno detto di pareggiarla, ma non ero d’accordo e non sono stato zitto. Ad Asti non ho più una vita, ma a sbagliare sono stati loro”


“Sono stati mesi difficili per me, ho perso la squadra e tanti amici, ho perso un po’ tutto. Sono rimasto da solo”. A parlare è Nicolò Conti, classe 2000 che giocava con la maglia dell’Alfieri Asti in quella partita del 21 aprile del 2018 contro la Santostefanese da cui è partita l’inchiesta federale per illecito sportivo, che potrebbe portare a condanne fino a 5 anni per dirigenti e giocatori delle due squadre.

Nicolò, raccontaci cosa è successo.
“Tutto è cominciato quel maledetto 21 aprile dell’anno scorso. Poco prima della partita contro la Santostefanese, ci hanno detto che dovevamo pareggiarla per aiutarli ad evitare i playout”.

A voi chi lo ha detto?
“A noi l’ha detto il mister Lo Manto, ma ha specificato che dovevamo pareggiare per accordi presi dall’alto, si vedeva che non era tanto d’accordo”.

Voi giocatori come avete reagito?
“Io non ero d’accordo e infatti ho provato a vincerla. Alcuni miei compagni invece hanno deciso di assecondare le richieste e non volevano attaccare. Il mister mi ha spostato difensore centrale perché da terzino attaccavo troppo, poi ho chiesto il cambio a 5’ dalla fine”.

Era la prima volta che ti capitava una cosa del genere?
“Sì assolutamente la prima volta, non ho mai sentito di casi del genere nelle giovanili”.

E poi cos’è successo?
“Finita la partita ho attaccato mister e società davanti alle tribune, dicendo che non era giusto quello che era successo. Poi ho parlato telefonicamente con il presidente e i dirigenti, ho anche i loro messaggi. Hanno convocato una riunione il 23 aprile, in cui hanno spiegato i motivi e si sono scusati, non per il fatto ma per come l’hanno organizzato: per loro era normale combinare una partita, semplicemente andava organizzata meglio”.

Chi ha parlato in quella riunione?
“L’allora direttore generale Iachello. Ho la registrazione di quella riunione, l’ho consegnata alla Procura insieme alla mia testimonianza, penso di essere stato l’unico a raccontare come sono andate le cose”.

Hai fatto tu la denuncia?
“No, io ne ho parlato a Crispoltoni, che allora si era già dimesso da responsabile delle giovanili, lui ha fatto la denuncia”.

E la tua vita è cambiata…
“Io sono stato sentito dalla Procura a luglio, quando hanno sentito anche compagni di squadra. Sono stato escluso dal gruppo di amici, sono stato minacciato di essere buttato fuori da Asti, mi chiamavano infame. Ad Asti non ho più una vita, per fortuna vado all’università a Torino e lì ho trovato altre amicizie”.

Giochi ancora a pallone?
“A giugno mi hanno dato in prestito al Felizzano, ho giocato in Prima squadra. Ma sono vincolato con l’Alfieri fino a 25 anni, se non mi danno lo svincolo l’anno prossimo dovrò smettere di giocare, ho anche chiesto alla Figc di intervenire ma non ho ancora avuto risposta. E per di più rischio anch’io di subire tre mesi di squalifica. Assurdo, perché senza la mia testimonianza non sarebbe venuto fuori niente”.

Non ti ha appoggiato nessuno?
“La mia famiglia, Crispoltoni, e basta”

Pentito?
“No. Mai. Ho fatto solo la cosa giusta, hanno sbagliato gli altri”

 

L’AVVOCATO DAVIDE GATTI: “PARLEREMO DOPO LA SENTENZA”

L’avvocato Davide Gatti, che difende i giocatori e i dirigenti dell’Alfieri Asti, interpellato sull’argomento preferisce rimandare ogni commento: “Quello che avevamo da dire l’abbiamo detto in udienza, adesso aspettiamo la sentenza prima di esprimerci pubblicamente. Ribadiamo la nostra fiducia nella giustizia sportiva”.

Anche Crispoltoni, interpellato telefonicamente, dichiara di voler "aspettare la sentenza prima di dire la mia".

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