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Venerdì, 08 Aprile 2016 10:04

Juniores nazionale – Antonio Gambino, allenatore tutto in uno che calciava con Platini

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L’INTERVISTA – Il 49enne tecnico siciliano del Pinerolo ci racconta il suo mondo del calcio passato e presente in un’intervista a tutto tondo

 

 

Una carriera con molte soddisfazioni quella di Antonio Gambino, quest’anno allenatore della Juniores del Pinerolo, alla sua prima stagione in questa categoria. Una carriera calcistica breve ma ricca, sfociata con l’esordio nella Prima squadra della Juventus, terminata per scelta a 28 anni. Di seguito la storia della sua vita nel mondo del calcio raccontata da lui stesso.

Mister, raccontaci di te; quando comincia la tua avventura nel mondo del calcio?
E’ iniziata a 9 anni, quando anche grazie a mio zio iniziai tutta la trafila con la Juventus; poco prima sono stato molto vicino al Toro, allora non mi interessava la maglia volevo solo giocare. La Juve mi mandò in prestito per un anno all’Ospitaletto di Maifredi in serie C, l’anno dopo sono rientrato a Torino e ho esordito in Prima squadra nella partita di Coppa Italia contro il Catanzaro, per giocare anche successivamente quella sempre di Coppa Italia contro la Casertana. Dopo l’esperienza bianconera ho girato un po’ per tutta Italia, prima a Ravenna, poi per quattro anni al Tempio Pausania in Sardegna e gli ultimi due anni li ho giocati ad Aosta, tutte queste squadre militavano in serie C. Poi a 28 anni ho deciso di smettere; economicamente non riuscivo a mettere nulla da parte, sicuramente la serie C non garantisce la remunerazione delle categorie superiori, nonostante lo stipendio sia sopra la media; però mi ero trasferito da poco ad Ivrea e ho deciso di cambiare settore lavorativo, inoltre ero appena diventato papà e non volevo allontanarmi troppo da casa, le maggiori offerte allora arrivavano da Puglia e Calabria. Tutti pensano di no, ma  economicamente il mondo del calcio non è facile.

Da calciatore quale ruolo prediligevi?
Li ho fatti tutti, sono partito attaccante, poi alla Juve sono passato ad essere mezza punta, poi regista ed infine il difensore centrale (ride). Però credo che il ruolo in cui mi trovassi meglio fosse nella zona offensiva.

Hai finito presto di giocare, quando hai iniziato ad allenare?
Praticamente subito, inizialmente all’Airaschese in Promozione, facevo l’allenatore-giocatore, il regolamento lo permetteva, l’ho fatto per 4/5 anni; in seguito sono andato alla Saviglianese, sempre in Promozione ma dopo questo anno mi era passata la voglia di allenare, diciamo che mi sono preso un anno sabbatico. Ho ripreso col Saluzzo per poi arrivare la prima volta a Pinerolo dove un anno ho allenato gli Allievi fascia A e un anno i fascia B. In seguito sono tornato ad allenare i grandi al Villafranca in Promozione, tornai successivamente al Pinerolo dove, in Promozione, riuscimmo a vincere il titolo nella stagione 2009/2010. Dopo sono tornato in Promozione con l’Orbassano per poi passare due anni col Saluzzo in Eccellenza, tutto questo prima di questa stagione, la mia prima con una Juniores.

E’ la prima volta che alleni ragazzi di questa età; considerando che è la loro prima esperienza in questa categoria come valuti l’andamento della stagione?
Io sono contento nonostante sia una persona che non si accontenta mai perché sa che si può sempre perfezionare; i ragazzi stanno migliorando, si impegnano e sono seri, vengono sempre agli allenamenti e danno il massimo e per questo li voglio ringraziare; devo anche dire che mi ritrovo con uno staff che mi aiuta a poter lavorare bene, come i preparatori atletici, l’allenatore dei portieri e via dicendo, siamo riusciti a creare un bel gruppo, sicuramente i ragazzi sono cresciuti, potevamo forse fare qualcosa in più ma come primo anno direi bene.

Hai nel professionismo un’esperienza particolare: di tutti gli allenatori che hai avuto da calciatore da chi hai appreso di più, anche nel tuo allenare oggi?
Ho cercato di apprendere da tutti loro, sicuramente prendo la  tenacia e la voglia di ottenere i risultati da Trapattoni, la voglia di fare gruppo da Maifredi, le innovazioni portate da Arrigo Sacchi, ho avuto la fortuna di poter lavorare con queste personalità del calcio, ma nonostante questo io ci metto molto del mio, cerco di trasmettere ai miei ragazzi le stesse sensazioni che provavo io quando giocavo.

Avendo tu ricoperto tutti i ruoli fuorché la porta, da quale aspetto tattico parti preparando una partita?
Io parto sempre dalla difesa, cerco di perfezionare al massimo la retroguardia perché nel peggiore dei casi finisce 0-0; ma non mi limito ad una difesa chiusa, a me piace sviluppare il gioco dalle retrovie. Questo è il primo anno che una mia squadra subisce così tanti gol, ma anche nel mio passato da allenatore in Promozione  le mie squadre risultavano sempre tra le migliori difese.

Visto che è il reparto che curi maggiormente, prediligi la difesa a tre o a quattro?
Spesso e volentieri opto per quella a tre, ma ciò non esclude definitivamente la difesa a quattro, ma al di la di tutti questi aspetti tattici per me l’importante è che i ragazzi si divertano in campo.

Dalle tue parole nei post partita si denota come tu sia un allenatore che crede che i risultati siano una conseguenza solo del bel gioco.
Sì, è vero, ma anche dopo la sconfitta della settimana scorsa col Chieri, io in settimana mi sono congratulato con i ragazzi, sapevamo che il Chieri è una squadra al momento superiore a noi ma siamo stati in partita fino alla fine e abbiamo perso di misura. In fin dei conti io voglio solo cercare di portarli a crescere e migliorarsi e, anche, vorrei lasciare a loro un buon ricordo di me, pur sapendo che non si può andare d’accordo con tutti.

Trovi più appagante una tua grande prestazione da calciatore o una grande prestazione della tua squadra da allenatore?
Sono due cose diverse, perché quando giocavo cercavo di curare me stesso nei minimi dettagli, adesso devo cercare di curare nei minimi dettagli 20 ragazzi; non c’è dubbio che quando vedi crescere i tuoi giocatori e li vedi magari ottenere un successo è sicuramente appagante, ma anche giocare o segnare da calciatore è bellissimo.

Quali sono i tuoi ricordi più belli del tuo passato da calciatore?
Ne ho avuto moltissimi, su tutti l’esordio con la Juve e la pacca sulla spalla da parte di Boniperti, ma anche l’esordio con la Nazionale Under 17.

Da attaccante eri quello che oggi verrebbe definito un bomber? E se sì, qual è il gol secondo te più bello da te realizzato?
Sì devo dire che segnavo abbastanza. Il gol più bello della mia carriera è mia figlia! Ma calcisticamente parlando non saprei davvero dire, ne ho fatti svariati anche in rovesciata e oggi ne pago le conseguenze (ride).

Dicci qual è stata la tua partita più bella prima da calciatore e poi da allenatore.
Da calciatore ricordo la finale di un torneo Beppe Viola, giocavamo contro la Roma e feci tripletta di cui due su punizione; me la cavavo bene sulle punizioni, anche perché quando ero alla Juve mi capitava di fermarmi dopo gli allenamenti a tirare le punizioni con Platini. Da allenatore la partita che ricordo con più piacere non riuscimmo a vincerla, ero al Villafranca e giocavamo la finale play off contro il Corneliano, fu una partita giocata splendidamente dai ragazzi, giocate a due tocchi, bellissima. Purtroppo sull’1-1 al 92’ sbagliammo un rigore e questo episodio fece crollare emotivamente i miei ragazzi.

E nella tua carriera la partita che ricordi con amarezza?
Virtus Bergamo-Pinerolo di quest’anno, dopo i 25 minuti iniziali non sapevo più cosa dire.

Un’ultima domanda; vedi nel tuo futuro una possibilità di arrivare ad allenare in categorie superiori o ad esempio di fare il corso di  Coverciano?
Allenare mi è sempre piaciuto, purtroppo in Italia come allenatori non siamo messi bene, anche solo per allenare in Lega Pro molti pagano per poterlo fare ma io non voglio scendere a compromessi per fare quello che mi piace, averi potuto fare il corso di Coverciano ma non mi è mai interessato, ho visto troppe cose sporche nel mondo del calcio, io voglio avere la mia dignità perché questa ha un valore che supera tutto il resto. Allenare è difficile, magari ti trovi allenatori che allenano gratis o che portano sponsor alla squadra, purtroppo ci sono molte situazioni analoghe soprattutto in certe categorie inferiori, ma io non allenerò mai gratis, io finita una partita penso già a quella successiva.

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