INTERVISTA - L’ex direttore tecnico dell’Academy Novara racconta la sua esperienza in Bulgaria, le vittorie, le sfide ed il ritorno in Italia nella Cantera Napoli.
Mauro Papaccio torna dalla Bulgaria ma senza che si geli la sua voglia di calcio (anzi) rinforzata da esperienze e temperature più ostiche, ora al servizio del Napoli. Un ritorno necessario in famiglia prima ancora che in patria, con il desiderio di assistere chi lo ama piuttosto che di rivedere il mare o un vulcano. Le lezioni di cirillico, i dissidi in bulgaro e la fortuna napoletana, che però si fa trovare solo da chi la cerca; e in questo caso, Mauro, ha vinto a nascondino: scovandola in casa sua senza guardare ad Est.
Ti abbiamo lasciato in partenza per la Bulgaria ed ora sei a Napoli, com’è stata l’esperienza col CSKA Sofia?
É andata bene sotto tanti punti di vista, sia quello sportivo sia umano: 8 vittorie in 8 partite ed un rapporto splendido creato con il gruppo, nonostante qualche risata causata dai miei strafalcioni in bulgaro. Ci sono stati anche dei momenti tesi con certe figure e delle discussioni sulle metodologie d’allenamento, però è un’esperienza che rifarei mille volte.
Questi problemi li hai superati e ti hanno fatto imparare qualcosa?
I problemi esistono per migliorarsi e non cadere nelle buche che il percorso ti riserva. Loro facevano tanto lavoro senza palla e basato sul fisico, io penso che si debbano allenare entrambi gli aspetti migliorando ogni componente del gioco. C’era scetticismo su questo mio approccio ed il vice-allenatore assegnatomi ha creato tensioni inutili, ciò che importa è che alla fine tutto si sia risolto. L’inizio non è stato facile neanche con la lingua e l’alfabeto cirillico: due ore al giorno per quattro mesi di fila con un’insegnante sono stati d’aiuto.
Da queste difficoltà ho imparato che bisogna essere convinti delle proprie idee, magari aggiungendo un po’ di ruvidezza al mio gioco… quando serve.
Il ricordo più bello e quello più brutto…
Quello più bello è senza dubbio la partita vinta contro il Ludogorets che il CSKA non batteva da cinque anni: svantaggio all’intervallo e successo per 3-1 alla fine. Ci siamo gettati tutti nel fango insieme e abbiamo esultato negli spogliatoi, in quel momento ho capito che i ragazzi erano con me.
Il più brutto è stato una discussione con il viceallenatore davanti al direttore sportivo. Sono venute a galla diverse menzogne, lui è stato forzato a cambiare categoria e mi hanno affiancato un ragazzo giovane, preparato e con voglia d’imparare.
Come giudichi il calcio giovanile in Bulgaria?
Una miniera di talenti che non vengono fatti fiorire in modo adatto. Se non alleni la tecnica correttamente è difficile migliorare e questo si rispecchia nel livello medio delle squadre, oltre le prime in classifica la competizione diventa scialba. Invece logisticamente sono avanzati: prati perfetti, capannoni riscaldati per allenarsi d’inverno, palestre attrezzate e tutto il necessario.
E da Sofia come sei arrivato alla Cantera del Napoli?
A dicembre ho approfittato della sosta del campionato per tornare a casa e stare vicino ai miei genitori, soprattutto a mio padre. Un amico però mi ha proposto un ruolo come allenatore dei 2011 e 2013 nella Cantera del Napoli, creata solo l’anno scorso. Dopo 5 giorni mi ha chiamato Gianluca Festa (collaboratore di Edoardo De Laurentiis) e mi ha convinto. La rescissione con il CSKA Sofia è stata tranquilla e senza nessuno strascico, hanno capito le motivazioni tecniche e famigliari.
Come ti stai trovando e in quale modo hai approcciato queste annate?
Ai bambini faccio provare diversi ruoli e do loro la possibilità di sperimentare ogni aspetto del gioco, solo così possono innamorarsene. Il mio ruolo è quello di farli appassionare e migliorare allo stesso tempo con gli allenamenti; il giorno della partita, invece, è tutto per loro. A quest’età la vittoria è relativa, la crescita e la serenità vengono prima di tutto.
Con le famiglie quindi si è creato un rapporto fantastico e mi confronto con loro, spiegandomi personalmente in caso di problematiche varie.
Ora è tutto fermo ma vedo che sui social fai restare attivi i tuoi “ragazzi”.
Ogni giorno ne scelgo tre e faccio un videomessaggio in cui li saluto, restando in contatto con le loro famiglie. Poi abbiamo ideato delle challenge come “Il miglior allenamento casalingo”, “il miglior disegno” e altre che devono ancora arrivare. Alla fine sono dei bambini, devon apprezzare il calcio divertendosi: la giusta dose di regole e poi libertà di esprimersi.
[Mentre ci si saluta] Mi avevi parlato del cibo prima di partire, sei per caso ingrassato?
Tra pesce dei balcani e vodka alla prugna la palestra mi ha aiutato. Il “problema” è più a Napoli… ma per ora resisto.