1922 .......... NASCE IL NOLE FOOTBALL CLUB
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C'era una volta un gruppo di amici... Tutte le storie che si rispettano cominciano con il tradizionale "c'era una volta" e anche quella della Sportiva Nolese non può che iniziare così, perchè é una storia come tante altre, ricca di passione, di amicizia, momenti gioiosi e altri tristi, una storia intrisa di sport con la "S" maiuscola. E proprio per questo, come tutte queste storie apparentemente normali, é unica e irripetibile. C'era una volta un gruppo di amici, dicevamo, di ragazzi appassionati al gioco del football, come lo chiamavano gli inglesi, coloro che si fregiavano di aver inventato il modo di far rimbalzare una sfera di cuoio su un prato, fino a buttarla dentro ad una rete. Eppure, come scrisse un vecchio argentino mezzo cieco, un genio della letteratura di tutti i tempi, Jorge Luis Borges, "ogni volta che un bambino prende a calci qualcosa in strada, lì ricomincia la storia del calcio". Come dire che il calcio non l'ha inventato nessuno, ma aleggia
atavicamente dentro ognuno di noi e ogni storia del calcio ha in se un pizzico di quella magia, un pizzico di quell'inizio che rende questo sport unico. Anche la storia della Nolese. Era il 1922 e quei ragazzi amavano lo sport e la vita allo stesso modo, proprio come i ragazzi che indossano la casacca granata nel 2012, l'unica diferenza è che, e dopo 90 anni dobbiamoessere loro riconoscenti come allora, i ragazzi degli albori della storia granata decisero, quasi inconsapevolmente, di fare qualcosa per loro stessi e per quelli che sarebbero venuti dopo: quei ragazzi portarono il gioco del calcio a Nole, fondando il Nole Football Club. Di ingaggi, di premi partita, di allenamenti e tatticismi neanche a parlarne. In quei tempi l'unica spinta era quella della passione che riusciva a convincere le mamme a cucire uno scamiciato dei colori della propria squadra e a trascorrere le serate nel tepore della stalla sistemando gli unici scarpini di una vita, arrotolando una striscia di cuoio intorno ad un chiodo per poi infilzarlo nella suola, per creare quei primi rudimentali tacchetti.
Il Cavalier Pierino Craviolo fu il primo presidente di quel gruppo di ragazzi che la domenica affrontava la trasferta in bicicletta o in trattore, cantando le gogliardiche canzoni senza tempo del paese. Nel 1922, in realtà, non si sapeva nemmeno cosa significasse essere presidente di una società di calcio, ma Craviolo, come altri nolese, era appassionato del gioco del pallone, giocava nel ruolo di ala e contribuiva economicamente all' acquisto della stoffa per cucire le maglie. Il campo da gioco si trovava allora duecento metri oltre la ferrovia, in Borgo San Vito, proprio dove oggi sorgono soltanto case e in quei primi anni successivi alla Grande Guerra, un periodo in cui l' ombra della dittatura aleggiava sull' Italia e si preparava ad infliggere il momento più buiodella sua storia, c' erano prati fino all' orizzonte e la speranza legata ad un secolo di possibilità.
Intanto la squadra disputò i primi campionati vestendo il rossoblù che, sulla scia dei successi di inizio secolo dell' affascinante Genoa, appassionava i giovani nolesi. Il Nole Football Club giocava nei tornei delle Valli di Lanzo, affrontando le squadre situate nei paesi tra Venaria e Germagnano. Erano rari i passaggi di calciatori da una squadra all' altra, le cessioni o gli acquisti, perchè in quei tempi pionieristici del gioco del calcio, i ragazzi preferivano indossare la maglia del proprio paese e correre con gli
amici di sempre, suscitando spesso rivalità campanilistiche destinate a perdurare negli anni. per i rossoblù di Nole giocavano Nigra, Garino, Baima, il terribile trio d' attacco composto dai fratelli Molinar, Sopetto, Fiorello, "Netu" Teppa, "Slim" Bertellino, Machetta, guidati dall' amato e indimenticabile dirigente
Gallo.
Le stagioni si susseguirono lente e senza troppi sconvolgimenti in quei primi anni di calcio nolese, ma sempre più giovani del paese si avvicinarono alla squadra, così arrivarono nuovi giocatori come Borla, Vecchiotti, Bertellino, Iuccio, "Pinu Cit", Oreste Boggia, Lucci, Bellari, i fratelli Machetta, Tom Viviani, "Sansun" Baima e colui che sarebbe diventato presidente e poi, presidente onorario fino al giorno
della sua scomparsa, avvenuta proprio all' inizio di questo terzo millennio, Roberto Lanzoni.
Il calcio allora era sacrificio, ma forse proprio per questo amato più di ogni altra cosa. Si poteva convivere per mesi con il pensiero della finale giovanile provinciale contro la Juventus, la squadra che come oggi rappresentava un miraggio affascinante per le giovani leve, per poi non poter far altro che assistere alla prova di quegli avversari che, come ricorderà qualcuno dei nolese anni più avanti, "sembravano degli armadi", capaci di vincere sia a Nole, sia in Piazza d' Armi con una decina di gol di scarto. Però, per qualcuno, quello sarà il ricordo legato al calcio più importante della sua vita, al quale aggrapparsi, magari anche in trincea, dove anni dopo avrebbe interrotto la propria carriera sportiva.
Uno dei ragazzi nolese, Aldo Molinar, riuscì a cullare per un pò il sogno bianconero, perchè i dirigenti juventini non si erano lasciati sfuggire le potenzialità di quell' attaccante possente. Eppure, proprio alla vigilia dell' esordio in Serie A con uno dei tanti scudetti cuciti sul petto, un incidente stroncò il futuro sportivo di Molinar, che divenne così semplicemente uno dei tanti che avrebbe potuto diventare un giocatore di Serie A, e invece si accontentò, si fa per dire, di rimanere un mito per generazioni di concittadini.
Il calcio e i casi della vita, dicevamo, proprio come il giorno della maledetta scelta del Duce di entrare in guerra, la Seconda Guerra Mondiale, avvenimentoche, nella tragicità che tutti ben conosciamo, spazzò via anche il calcio e i sogni di quei ragazzini. Per anni, a Nole, si raccontò la storia di Giannino Mancin, costretto a partire per il fronte ancor prima di iniziare la sua avventura con la Juventus, e da quel fronte mai più tornato. Come i fratelli Scarano.
La guerra spazzò via le speranze e le risorse, ma gli italiani, si sa, non si abbattono facilmente e sono in grado di ripartire con rinnovato coraggio e rinnovato orgoglio. Molti di quei ragazzi non tornarono mai, ma altri, scesi dalle montagne, dove contribuirono a liberarci dal fascismo e dal nazismo, ricominciarono la ricostruzionedel nostro Paese. La rinascita è vita e la vita è sport, quindi, nel 1948 anche il Nole Football Club riprese la sua faticosa attività e il pallone ricominciò a rotolare sui prati nolesi.
Gli appassionati si contarono e i vari Buratti, Baima, Lanzoni, Corio, Boggia e altri ancora rifondarono la società, chiamandola di lì a poco La Sportiva Nolese.
Il campo venne spostato alle spalle del cimitero comunale, proprio dove si trova oggi, e il glorioso presidente Carlo Peirone prese in mano le redini della società, sostenendola fino alla stagione 1949/1950, puntando su giocatori del calibro di Molinar, Dino e Vito Machetta, Borla, Viviani, Lanzoni, "Sansun" e alcuni torinesi, tra cui Manciaghi, Dalla Torre e Vasco. La società venne regolata da un proprio statuto e i soci sostenitori arrivarono ad essere oltre una trentina. Alcuni di loro, tra i quali Oreste Boggia e Roberto Lanzoni, fondarono "La Coccinella", sala da ballo che servì a far divertire i giovani nolesi, giocatori e no, e a finanziare l' attività della società di calcio. Furono anni entusiasmanti quelli del dopoguerra e il calcio beneficiava della ventata di ottimismo portata dalla Liberazione. Negli anni successivi arrivarono nuove leve di calciatori, gli stessi che, smessi gli scarpini, avrebbero poi contribuito a gestire la società nella seconda metà del ventesimo secolo: si tratta di Lino Cerva che, dopo la sua scomparsa, ricevette l' onore dell' intitolazione del campo comunale, Franco Noveri, presidente a cavallo tra gli anni '70 e '80, Nicolino Molinar, bomber indimenticabile quasi come il padre Aldo e Achille Ferrari.
Dopo Peirone, negli anni '50 il presidente della Sportiva divenne Sandro Bertellino, l' uomo che guidò i nolesi, divenuti nel frattempo granata, alla vittoria del campionato di Seconda Categoria 1950/1951. Negli anni immediatamente successivi, la storia della Nolese subì una flessione, aggravata dalla prematura e sconvolgente scomparsa del presidente Bertellino, amplificata dalla chiusura della "Coccinella", che di fatto tagliò bruscamente i finanziamenti alla squadra. La forza della società granata fu quella di non mollare, di non demoralizzarsi e di continuare a praticare calcio, con i presidenti Giuseppe Bricco (dal 1953/54 al 1955/56), quindi Lanzoni per una decina di stagioni (fino al 1965/66), poi Valentino Plos (1966/67) e, infine, Michele Bertellino, guida dal 1967/68 al 1973/74, gli anni del bomber Nico Molinar. Negli anni '70 alle reti di Molinar si aggiunsero quelle di un giovane e talentuoso immigrato, Angelo Della Morte, papà di Ivano, campione di tutte le nazionali minori sotto la guida di Sergio Vatta e ottimo professionista con squadre come Toro, Lazio, Lecce e Chievo, sfortunato a causa di guai fisici che non lo resero ancora più grande, ma ora promettente allenatore degli Allievi della juventus.
La Nolese suscitò entusiasmo in quegli anni e vinse il campionato di Terza Categoria 1976/1977, con alla presidenza Vittorio Pich (dal 1975 all'80), ma la squadra che maggiormente infiammò la passione dei tifosi fu senz' altro quella creata all' inizio degli anni '80 dall' allora presidente Franco Noveri (nelle stagioni 1980/81, 1981/82 e 1982/83), una squadra con giocatori del valore di
Fortunato tra i pali, Franciolo, Badellino, Giovanni Noveri e Pogliano in difesa, Varagnolo, Leonardi, Denaro e Mangolini in mezzo al campo e Aurigemma, Galizia e Porrovecchio in attacco, stravinse il campionato di Seconda Categoria 1981/1982, davanti ai rivali di sempre dell' Esperanza, alla Sangiustese e al San Giorgio. Nella squadra Juniores militavano l' attuale presidente Enzo Morabito, insieme all' assessore allo sport di oggi, Ciro Sorrentino e a figli di dirigenti storici, Adriano Boggia e Diego Ingignatti.
Succedettero al dottor Noveri alla guida dei granata i coniugi Baima Poma (dal 1983/84 al 1989/90, intervallati da Francesco Conte nel 1986/87 e nel 1987/88) e la Sportiva continuò a disputare buoni campionati, nonostante la retrocessione della stagione 1988/1989, presto però "vendicata" dal successo del1993/1994, che riportò il Nole in Prima, al culmine dei quattro anni di presidenza dell' avvocato Luigi Chiappero, molto legato ai granata, dei quali era anche giocatore. Il tecnico era Fausto Novero, molto più di un allenatore per quella squadra e quella società, tanto che la sua vita resterà sempre legata a questi colori, dove tornerà negli anni a venire, dopo esperienze in altre società della zona. La squadra di Novero e Chiappero, trascinata dai gol di Pinto, dall' esperienza di capitan Naglieri e dalle parate della bandiera Mercone vinse il campionato sovvertendo i pronostici della vigilia che davano favoriti il Salassa e l' Ardor San Francesco, guidando la classifica dall' inizio alla fine. Di quegli anni rimarrà nella storia la forza di un grande gruppo, legato dentro e fuori dal campo, tanto più dalla tragica scomparsa, molti anni più tardi di Paolo Naglieri, stroncato da un maledetto incidente motociclistico, ma innalzato agli onori del mito per quei ragazzi e per una società che non potrà mai dimenticarne il passaggio in granata. Nel frattempo si consolidò la posizione in società di dirigenti in granata ormai da tanti anni, come Franco Boggia, Roberto Viano, Giuseppe "Baimet" Baima e altri subentrati da meno tempo ma già imprescindibili per le sorti del Nole, come Piercarlo Coriasco, Marco Crosetto, Cosimo Moliterno e Antonio Vaccaro.
Le due stagioni successive all' apoteosi furono però deludenti e la Nolese visse una doppia retrocessione consecutiva, sempre sul filo di lana, che la proiettò virtualmente in Terza Categoria. Come era però già successo in passato, la Nolese, in quel momento guidata con determinazione e passione da Marino Perga, riuscì a il meglio di sè nel momento della difficoltà e, unendo le proprie forze allo Sporting AutoJet del presidente Roberto Baima, nella stagione 1996/1997 si trovò a festeggiare il settantacinquesimo anniversario della propria fondazione in Prima Categoria, con Massimo Lauro in panchina.
La dirigenza nolese, dopo anni di esperienza e sulla scia dell' entusiasmo per i festeggiamenti del settantaciquesimo di fondazione, decise di provare a compiere il salto di qualità e trovò in Eudo Giachetti l' uomo al quale affidare il progetto. Giachetti, nonostante fosse appena sessantenne, vantava una lunga e vincente carriera da allenatore (con Mathi e San Maurizio) e da qualche tempo aveva deciso di dedicarsi al ruolo di direttore sportivo. Il presidente Perga, il vice Carlo Finato e il direttivo granata affidarono il proprio fiorente settore giovanile a Giachetti e dal 1997/98 anche l' organizzazione della prima squadra, la quale contribuì a salvare in Prima Categoria con Lauro e, nel finale, Walter Fregnan in panchina. Nella stagione 1998/1999 il ritorno di Pierino Mangolini, tragicamente scomparso qualche anno più tardi durante una partita di calcetto, valse un' altra salvezza tranquilla e si puntò al salto definitivo: la fusione con il San Giorgio fresco vincitore della Prima Categoria ed il conseguente approdo in Promozione. Dal Canavese arrivarono mister Michele Scola e una squadra formidabile, votata al gioco d' attacco e allo spettacolo, con il 4-3-3 delle meraviglie che aveva come terminale offensivo il tridente Viggiano-Stefanetto-De Marinis, oltre a giocatori del calibro del portiere Bassani, di difensori come Rista o centrocampisti come Camoletto e Torrisi. La stagione 1999/2000 fu un trionfo e portò la Nolese ad un risultato storico, mai raggiunto prima, l' Eccellenza, festeggiata nelle ultime giornate di campionato proprio con i "cugini" del Mathi.
Nonostante l' ebbrezza del successo, i nolesi capirono in quegli anni che passi troppo ampi per le proprie possibilità possono essere pagati a caro prezzo, soprattutto se ruoli fondamentali all' interno del direttivo vengono occupati, per la prima volta nella storia, da personaggi che non amano la maglia granata come i predecessori. Nel 2000/2001 Scola portò la Nolese alla salvezza grazie ai vincenti Playout, ma immediatamente dopo aver salvato la categoria, il tecnico e molti giocatori lasciarono la società; contemporaneamente fu necessario rinunciare al settore giovanile, dirottandolo verso gli amici dell' Ardor San Francesco.
Una delle bandiere del passato, Walter Badellino, divenne presidente del gruppo che, nonostante la retrocessione dall' Eccellenza nel 2001/2002 (ai play-out, con Sergio Gatti in panchina) e dalla Promozione nel 2002/2003 (sempre ai play-out e con Mario Sacco allenatore), riuscì a risanare la società e ad evitarne la scomparsa, a differenza di molti altri sodaliziche, quando si trovano in
grave difficoltà, decidono di mollare tutto. Erano gli anni in cui arrivarono giocatori
che rinverdirono lo spirito guerriero della Nolese, come il fantasista Sandro Senatore, il difensore Alessio Cavagnero o il centrocampista Luca Defilippi, e già nel 2003/2004 Giachetti e Sacco allestirono la formazione che tornò immediatamente in Promozione. Si trattò di anni caratterizzati dai derby con il Mathi, il Ciriè e l' Ardor, i quali cementarono la posizione della Nolese in un campionato di qualità come quello di Promozione, nel quale il direttore Giachetti e la "vecchia volpe" Sacco si trovavano a meraviglia. Nel 2007/2008, con il ritorno di Sergio Gatti in panchina, terminò un altro ciclo: la squadra si salvò e, a fine stagione, lasciarono il mister, Eudo Giachetti, che iniziò la carriera di dirigente federale venendo eletto consigliere regionale della Lega Nazionale Dilettanti, e il presidente Walter Badellino. Nella stagione 2008/2009 inizia quindi l' era di Enzo Morabito alla presidenza della Sportiva Nolese. Morabito sceglie Sacco come direttore sportivo al posto di Giachetti ed in panchina arriva un altro ex giocatore granata, Roberto Berta, giovane tecnico che Sacco conosce molto bene per averlo allenato a lungo ai tempi del Borgaro. Che la storia della Nolese sia fatta di lotta e di quore lo capiscono anche i nuovi arrivati, tant' è che la salvezza raggiunta per mezzo di splendidi play-out ne è un esempio lampante. Nella stagione 2009/2010 qualcosa non gira per il verso giusto e i granata si classificano nuovamente solo ai play-out, nonostante il disperato tentativo di Sacco che, nelle ultime partite, torna in panchina al posto di Berta. Questa volta non c' è molto da fare e i granata retrocedono. Male anche la stagione 2010/2011, con i due giovani fratelli Daniele e Mauro Maselli, che tanto bene hanno fatto alla guida di Borgaro e Cenisia. La Nolese rischia il pericoloso doppio salto all' indietro, ma in Primavera torna in panchina Fausto Novero, cuore - e molto altro - granata, e arriva la sospirata salvezza. Il passionale ed appassionato Enzo Morabito ed il suo gruppo capiscono subito che questo è il nuovo punto di partenza e nella stagione 2011/2012, quella in cui viene toccato il traguardo dei 90 anni di storia, Novero è il direttore sportivo e per la guida della Nolese, sperando nel sogno che valga di nuovo la Promozione, la categoria che a Nole sentono come la loro, viene scelto il giovane Andrea Di Muro.
Nel periodo intercorso tra il 75^ e il 90^ anniversario, la Nolese ha perso dirigenti storici come Oreste Boggia e Roberto Lanzoni, personaggi amati come Pierfranco Boggia, Ernestino Baima, Paolo Naglieri e Renato Federighi, ma ha cementato lo spirito di questa società che, dopo quasi un secolo di vita, mantiene la stessa freschezza e gli stessi obbiettivi di lavorare nel sociale divulgando lo sport che che avevano mosso i ragazzini del 1922 e quelli che
dopo la guerra, avevano spinto per la rinascita.
La storia della Nolese è fatta di orgoglio e testardaggine, specchio di un territorio che non si arrende e di una popolazione che sa camminare decisa e a testa alta.
Tanti auguri e grazie, Sportiva Nolese, e che per altri mille anni i giovani siano onorati di vestire la tua gloriosa maglia granata.
Fonte: www.sportivanolese.it