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Mercoledì, 28 Luglio 2021 13:10

Massimo Gardano: “Pro Vercelli grande società, ho maturato l’esperienza giusta per aiutare i ragazzi”

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INTERVISTA - Parla il nuovo allenatore della Primavera: “Ringrazio per l’opportunità Alex Casella, Francesco Musumeci e Mattia Rolfo, persone di calcio appassionate e competenti. Per emergere servono occasioni e passione, bisogna avere il fuoco dentro”


Adesso è ufficiale: Massimo Gardano è il nuovo allenatore della Primavera della Pro Vercelli. Classe ’68, patentato Uefa A, Gardano è uno degli allenatori più stimati e vincenti del panorama calcistico piemontese e non solo, visto che ha allenato ad Acireale per due stagioni ricche di soddisfazioni. Cresciuto come allenatore nelle giovanili del Canavese (all’epoca diretto da Massimo Bava), ha guidato, sempre in serie D, Chieri, Chiavari Caperana, Bra, Gozzano, Cuneo, Rezzato, Seregno e, nell’ultima stagione, il Canelli SDS in Eccellenza.

Max, dopo tanti anni torni nel Settore giovanile. Come mai questa scelta?

“Dopo 11 anni, non sono pochi. Già da un paio di stagioni stavo pensando di tornare nelle giovanili, in ambito professionistico, perché ho l’esigenza di confrontarmi con persone di calcio, e devo dire le ho trovate nelle figure di Alex Casella, Francesco Musumeci e Mattia Rolfo. Li ringrazio per avermi scelto”.

Vuoi dire che ci sono meno “persone di calcio” in serie D e comunque nelle Prime squadre?

“No, ce ne sono, ma diciamo che ci sono anche un sacco di dinamiche dove il calcio non è sempre ai primi posti”.

Comunque una bella svolta per la tua carriera di allenatore.

“La vita è fatta di sensazioni, di emozioni… Con Casella avevo già lavorato a Gozzano in una delle mie stagioni migliori, anche con gli altri direttori ho avuto sempre un bel rapporto. E personalmente mi sento più pronto che mai per il Settore giovanile, da allenatore che ha fatto un percorso, ha vissuto tante situazioni e maturato convinzioni profonde. Sono pronto per allenare ragazzi che si approcciano al calcio degli adulti, ho il bagaglio di esperienza giusto per essere di aiuto a ragazzi di 17, 18, 19 anni”.

Il passaggio dalla Primavera alla Prima squadra, a qualsiasi livello, è tutt’altro che scontato.

“Sì, è molto difficile. I ragazzi che andrò ad allenare sono diversi da quelli di 10 o 20 anni fa, senza con questo voler dare giudizi di valore. Mi stimola essere di aiuto, portare loro la mia esperienza costruita in 9 anni di giovanili professionistiche tra Canavese, Torino e Pro Vercelli e 15 anni nel calcio di adulti”.

Che squadra trovi?

“Non la conosco ma non mi preoccupa, ci pensa la società, mi daranno del materiale su quale lavorare, sono convinto che sarà un ottimo materiale”.

Quindi non posso farti domande di mercato?

“Non mi interessa, è uno dei motivi per il quale sono contento della mia scelta”.

Come sta la Pro Vercelli, come società?

“Il campionato dell’anno scorso è sotto gli occhi di tutti, conosco bene le persone che ci lavorano, appassionate e competenti, in una parola professionali. La Pro Vercelli è una delle società top in Piemonte e non solo”.

Te lo chiedo perché è di questi giorni la notizia dell’esclusione del Novara dalla serie C, dopo la mancata iscrizione del Gozzano. Al di là dei casi specifici, come sta il calcio piemontese?

“Io sono un semplice allenatore, non mi piace entrare in dinamiche che non conosco. Ripeto, sono contento di avere l’opportunità di lavorare con persone serie e competenti, che mettono l’aspetto umano almeno alla pari di quello calcistico, e conoscono il loro lavoro. Tutto qui”.

Nella rosa della Pro Vercelli ci sono tanti giovani, penso ad Alessandro Carosso che si è formato al Barcanova e ora si gioca un posto da titolare. Cosa serve ai ragazzi per farcela, per emergere?

“Ne ho visti tanti, alla fine penso che ci siano due discorsi da fare. Una frase emblematica dice che la fortuna non esiste, esiste il momento in cui l’opportunità incontra il talento. Secondo, serve la passione, indispensabile per giovani e non giovani. Per ottenere risultato straordinario - che vuol dire esordire nel professionismo o vincere un campionato - bisogna fare qualcosa di straordinario. Non è sufficiente allenarsi bene tutti i giorni, lo fanno un sacco di ragazzi. Devi fare qualcosa di straordinario, avere il fuoco dentro, sempre quella fiamma accesa che permette di fare questo lavoro bellissimo ma molto difficile. Ne parlavo oggi con Musumeci, noi che abbiamo un’altra età e viviamo tutti i giorni con quella fiammella accesa, dobbiamo essere bravi a trasmetterla ai ragazzi. Solo così possiamo dare una mano: ho sempre pensato che l’allenatore è al servizio dei giocatori, con gli adulti e ancora di più con i ragazzi”.

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