Giovedì, 03 Luglio 2025
Mercoledì, 02 Luglio 2025 15:38

Lascaris, l’orgoglio di Vincenzo Gaeta: “Emozione indescrivibile vincere lo Scudetto, coronamento di 8 anni di lavoro: merito di tutti, da Balice a Cocino ai ragazzi” In evidenza

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Mauro Melluso, Cristian Balice e Vincenzo Gaeta Mauro Melluso, Cristian Balice e Vincenzo Gaeta

INTERVISTA ESCLUSIVA - Il presidente bianconero si racconta all’indomani del titolo nazionale. “Ringrazio chi mi ha accompagnato in questi anni, a partire da Marina Truccero e Francesco Giorgio. La dedica va alla mia famiglia e al movimento calcistico piemontese. La fase nazionale è stata durissima, la partita più facile è stata proprio la finale. Spero che tanti ragazzi vadano nel professionismo, qualcuno lo porteremo in prima squadra”


Ormai vincere i titoli regionali è diventata una piacevole abitudine, per il Lascaris. Il titolo nazionale è tutt’altra cosa: quello conquistato dall’Under 17 di Maurizio Cocino (qui la cronaca della finalissima vinta con i campani del Micri) è il primo nella storia bianconera e arriva a ben 11 anni di distanza dall’ultimo conquistato dal Piemonte, con gli Allievi della J Stars di Corrado Buonagrazia nel 2014. Prima ancora, bisogna risalire al Rivoli Collegno Under 15 di Vincenzo Manzo e all’Ivest di Gigi Fantinuoli in panchina e Benny Carbone in campo, per capire quanto è raro vincere uno Scudetto dilettanti nella nostra regione.

Vincenzo Gaeta è il primo artefice di questo successo. Presidente, partiamo dalle sensazioni. Raccontaci.
“Tante sensazioni, culminate in un’emozione indescrivibile. Il giorno della finale è stato un mix di voglia di arrivare e paura di non farcela. C’era anche mia moglie, ma io sono stato in tribuna da solo, lontano da tutti, mi sono passati davanti 8 anni di presidenza, il percorso fatto per arrivare fin qui e tante persone, a partire da Marina Truccero a Francesco Giorgio. A due giorni di distanza, la felicità più grande è il percorso fatto con i 2008, un gruppo su cui abbiamo lavorato tanto. L’anno scorso avevamo perso la finale regionale con il Chisola, quest’anno siamo arrivati fino in fondo a livello nazionale. Incredibile, bellissimo”.

Dietro il titolo nazionale, però, non ci sono solo emozioni, ma c’è tanta testa. Raccontaci anche questo, come hai costruito questo incredibile successo.
“Come abbiamo costruito, io, Cristian Balice e tutto il gruppo di lavoro di questi anni: quando siamo partiti, avevamo un brand prestigioso e poco altro, nel 2017 c’era un divario enorme tra noi e le big del Piemonte, non dico d’Italia. Di strada ne abbiamo fatta tantissima, ma il mondo del calcio ha delle regole uniche: puoi anche lavorare tanto - e noi abbiamo lavorato tanto e bene - ma non è detto che arrivi al risultato. E poi, quando lo ottieni, sembra quasi facile. Ma non è così, non è per niente facile, altrimenti non sarebbero passati 11 anni dall’ultimo Scudetto in Piemonte”.

Con chi condividi i meriti dello Scudetto?
“In primis con Cristian Balice, metto lui davanti a tutti, non me ne voglio nessuno. Poi, come detto, con Marina Truccero, Francesco Giorgio e chi mi ha aiutato all’inizio. E con tutto il gruppo di lavoro: Mauro Melluso, Piercesare Uras, Christian Bellanova, Tony Seminerio, Matteo Agnino, tutti gli allenatori e i dirigenti. E Denis Sanseverino, tanti ragazzi arrivano dalla scuola calcio. Maurizio Cocino, naturalmente, Ivan Sanavia e tre dirigenti eccezionali, Quattrocchi, Sesia e Castaldi. Mi dimenticherò qualcuno, chiedo scusa in anticipo, ma citare tutte le persone che sono state importanti in un percorso lungo 8 anni non è facile… forse è più facile vincere lo Scudetto”.

E a chi lo dedichi?
“Alla mia famiglia, che mi ha sempre capito, mi è stata vicina, sono i primi che alimentano la mia passione con pazienza e con il tempo che non dedico loro. E poi, devo dire, a tutto il movimento calcistico piemontese. Questa è una vittoria per tutto il movimento, spero di aver disegnato una strada utile per la crescita collettiva”.

Mondo del calcio piemontese che, in questi giorni, vi sta riservando un tributo affettuoso.
“Un’altra emozione bellissima. La prima chiamata l’ho ricevuta dal presidente del Vanchiglia, il secondo è stato Perona, mi hanno chiamato tantissimi presidenti, tantissimi amici, tante società hanno gioito insieme a noi. Ringrazio tutti, davvero”.

In un’intervista di inizio stagione ormai diventata virale, Maurizio Cocino ti invitava a prenotare l’albergo per Roma. Lo avevi fatto o ti eri limitato agli scongiuri?
“No, ma è stato bello credere a quella sua esternazione. Arrivavamo da una sconfitta in semifinale regionale con i 2007, una partita in cui un allenatore come lui ha fatto errori che non fa mai: eravamo stupiti noi come era stupito lui. Quando ha fatto quella sparata, gli ho detto “sei matto”, e invece è stato il claim della stagione dei 2008: testa bassa e lavorare, crescita giorno dopo giorno, con lui come direttore d’orchestra. Alla fine, ha avuto ragione lui. Cocino racchiude l’anima del Lascaris, dà valore a tutto il lavoro che facciamo fin dalla scuola calcio, non è un caso che abbia sempre lui la categoria che chiude il settore giovanile. Ha grandi meriti su questo Scudetto, con questo risultato i ragazzi avranno chance importanti. Tutti quanti, anche chi ha giocato meno. Le sue scelte magari non sono piaciute a tutti, ma quando sei in ballo, devi ballare. Lo sport è questo, la vita è questa”.

La finale è stata giocata a una porta sola, per quanto il risultato sia stato solo 1-0. Te lo aspettavi o credevi di soffrire di più?
“Con Cocino avevamo visto due volte la semifinale con il Ragusa, eravamo preoccupati perché non capivamo quali fossero i reali valori che avevano portato il Micri in finale, oltre grinta e motivazioni che, evidentemente, hanno fatto la differenza. Chi ha visto la finale non ha potuto che constatare la nostra supremazia: è vero che nel calcio può succedere sempre di tutto, però…”

È stato più complicato il percorso della fase finale.
“Dopo aver battuto Lombardia e Sardegna nel girone, che è già un’impresa, abbiamo beccato le due squadre più forti di tutte, secondo gli addetti ai lavori. Il 5-1 sul Montebelluna è stato il frutto della miglior partita degli ultimi due anni, siamo stati perfetti. Poi siamo andati sul campo del Tau Altopascio, un ambiente sano ma con 400 persone a tifare, una società super organizzata e una squadra forte. Abbiamo preso gol dopo 3 minuti, ma i ragazzi hanno fatto quello che sanno fare meglio, ovvero giocare a calcio, abbiamo pareggiato e porto a casa la finale, che in effetti è stata la partita non dico più facile, ma con la squadra meno forte tra le finaliste”.

Nelle ultime partite mancava il bomber Alessandro Rizza, che per Cocino era l’unico insostituibile della rosa.
“Magari per ruolo, perché è l’unico centravanti vero, ma nessuno è insostituibile. Chi lo ha sostituito ha fatto benissimo, pur con caratteristiche diverse, e nelle difficoltà il gruppo si è unito ancora di più. Voglio dirlo e sottolinearlo, tutti i ragazzi hanno grandi meriti per questo successo, da chi non ha saltato una gara a chi ha giocato meno. Tutti”.

Dicci la verità, cosa hai pensato quando Cottafava - fino a quel momento tra i migliori in campo - ha sbagliato il rigore della sicurezza in quel modo, con il cucchiaio?
“Federico è un ragazzo splendido e un ottimo giocatore, per prima cosa ho pensato a lui, ho sperato che non ne risentisse troppo, e invece il mister ha dovuto toglierlo. È un errore che sarà un ulteriore step nella sua crescita: noi ci crediamo molto, vogliamo portarlo in prima squadra, lui e anche altri. Poi vedremo quali scelte faranno i ragazzi e le famiglie, ci saranno tante sirene”.

Se il riferimento è a una chiamata dal professionismo, prendo ad esempio un altro giocatore, ma potrei fare tanti nomi: cosa ci fa ancora tra i dilettanti uno come Castaldi?
“È paradossale, ma finora non ci è arrivata nessuna richiesta ufficiale. Gestiamo noi direttamente le trattative con le società, bypassando interferenze e mediazioni: io mi auguro che tanti di questi ragazzi vadano nel professionismo, lavoriamo per quello. Anche se devo dire che gli investimenti che facciamo come società non sono ripagati nel modo giusto, quando le professioniste scelgono nostri ragazzi. È una nota negativa della riforma del calcio”.

Ultima domanda. Tutti gli anni c’è un nuovo obiettivo a dare stimoli, un’asticella da alzare. E adesso?
“Se il top è vincere lo Scudetto, allora sarà difficile superarsi. Se invece il top è lavorare, formare ragazzi, avere risultati anche dal punto di vista etico con i giocatori e con le famiglie, siamo a metà strada: in questo Uras ci aiuterà a fare un ulteriore passo avanti. Ma almeno per qualche giorno fatemi godere l’emozione grandissima dello Scudetto, una sensazione fantastica”.

Ultima modifica il Mercoledì, 02 Luglio 2025 18:03

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