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Lunedì, 29 Giugno 2015 20:31

Intervista - Angelo Frau: "Le società sportive sono risorse sociali, gli impianti possono creare occupazione"

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Il presidente del Cit Turin a 360 gradi, tra valutazioni sportive - "stagione esaltante, ma dobbiamo rilanciare le giovanili" - e argomenti di politica sportiva: "Ormai gestire una società di calcio significa fare impresa, prima di fare calcio".

 

Angelo Frau e il Cit Turin, un binomio, quasi un sinonimo. Poche società sono legate in modo così stretto al proprio presidente, “anche se non sarà così per sempre”, sorride sotto i baffi.

Angelo, partiamo da una valutazione di questa stagione.

“Una stagione molto difficile, complicata, sofferta, anche se per certi versi esaltante. Mi sono divertito con la Prima squadra di Alessandro Garau, che con un po’ più di fortuna e di concretezza poteva davvero salire in Eccellenza. Mi sono stancato ma sono stato soddisfatto del grande torneo internazionale organizzato a Pasqua, il nostro contributo a Torino Capitale Europea dello Sport 2015. Ma in generale è stata una fatica, perché ormai gestire una società di calcio significa fare impresa, prima di fare calcio”.

Spiegati meglio.

“È molto semplice. Gestire un impianto sportivo come il nostro costa tantissimo, tra personale, utenze e tutto il resto. Se aggiungi il controllo spasmodico dell’agenzia delle entrate – giustissimo pagare le tasse, noi lo facciamo, ma non possiamo essere trattati come un’associazione a delinquere – e la graduale scomparsa del volontariato, per mantenere i bilanci in ordine bisogna dare la priorità agli aspetti commerciali rispetto a quelli sportivi. E lo dico con rammarico, anche se è un dato di fatto”.

Ma, visto il valore sociale dello sport, le pubbliche istituzioni non dovrebbero dare una mano?

“Per alcune cose lo fanno, anche se è vero che istituzioni e federazione potrebbero fare di più. Se qualche anno fa mi avessero tolto l’impianto sportivo sarei andato in crisi. Ma sbagliavo, perché l’impianto sportivo non è mio né del Cit Turin, bensì della città di Torino. Quando la concessione andrà a bando, io sarò sereno, perché so di aver fatto il mio dovere per tutti questi anni. Nell’interesse primario della città, questo è il punto fondamentale”.

Interesse sociale, vista la quantità di giovani che fanno attività sportiva al Cit Turin e di eventi non solo calcistici che vengono organizzati.

“Sì, certo, tutto giusto, ma non solo. Gli impianti sportivi possono e devono generare lavoro e stipendi, mantenere giovani e famiglie. Non parlo dello stipendio del presidente, fortunatamente ho la mia pensione e non ne ho bisogno, né della mia famiglia, che lavora altrove. La città dovrebbe capire le potenzialità, dal punto di vista occupazionale, dell’attività sportiva: con un serio piano di occupazione rivolto a tutta l’impiantistica sportiva cittadina, non solo al calcio e non solo al Cit Turin ovviamente, l’amministrazione potrebbe fare cose davvero importanti. Basta fare i conti: centinaia di campi, palestre, piscine, moltiplicati per due o tre impiegati…”

Molto interessante. Rimangono tutte le attività e i tornei che trovano spazio al Cit Turin, a partire dalla Settimana della sicurezza sul lavoro.

“È un nostro punto fermo, un impegno e un motivo di orgoglio. E continuerà ad esserlo, insieme a tutti gli altri momenti di memoria e di solidarietà che sostanziano la nostra attività: qui si gioca a calcio e si mangia una pizza in allegria, ma si parla di liberazione e partigiani, diritti delle donne e pari opportunità, integrazione, immigrazione, disagio, disabilità… nel calcio, per fortuna, c’è spazio per tutto questo. Ospitiamo le squadre dei migranti, dei senza fissa dimora, delle persone con disabilità, come i ragazzi down o gli ipovedenti di “Contrasto Elevato”. Ospitiamo tornei e giornate dedicate al ricordo di ragazzi scomparsi. Portiamo avanti con orgoglio le nostre squadre femminili, anche nella Scuola calcio, a questo proposito tra il 4 e il 5 luglio ospiteremo la 24 ore di calcio a 5 femminile, una vera e propria festa. È vero che la parte amministrativa risucchia gran parte delle energie, ma fortunatamente non c’è solo quella”.

Tornei, dicevamo, un fiore all’occhiello del Cit Turin.

“Ne facciamo tanti, c’è chi dice troppi, e aperti a tutte le categorie. Per esempio a fine stagione ci piace organizzare manifestazioni anche per il Settore giovanile: sono meno redditizie rispetto a quelle della scuola calcio, ma bisogna far giocare anche i sedicenni, dopo la fine del campionato, no? Mi sembra che quest’anno, grazie al lavoro di tutto lo staff del Cit Turin, le cose siano andate bene. In particolare ci tengo a ringraziare Andrea Chinnici, mio storico braccio destro cui sono molto affezionato, anche se quando litighiamo non si direbbe, e Maurizio Tuninetto, che ha dato un contributo fondamentale alla buona riuscita del torneo “Calcio bene comune” di Pasqua”.

Un evento eccezionale, forse irripetibile.

“Beh sicuramente quest’anno c’era lo stimolo di Torino Capitale Europea dello Sport: nel nostro piccolo, seminiamo da tanto tempo in quella direzione, e quei tre giorni di Pasqua sono stati il culmine del lavoro di anni. Siamo riusciti a portare a Torino migliaia di ragazzi e famiglie da tutta Italia, dalla Spagna, da Malta e addirittura dall’Algeria, un totale di 54 società, 116 squadre, più di 1.800 giocatori e giocatrici. Abbiamo gestito centinaia di partite divise in dieci tornei, maschili e femminili, e soprattutto abbiamo coinvolto sotto la stessa bandiera ben sei società sportive “sorelle”, perché il torneo è stato giocato non solo qui al Cit Turin, ma anche a Barracuda, Cenisia, Pozzomaina, Rapid Torino e Santa Rita. E abbiamo reso un bel servizio anche alla città, se è vero – come è vero – che abbiamo portato più di mille notti in hotel”.

Hai eluso parte della mia domanda: irripetibile?

“Non lo so, sinceramente. Sarebbe bellissimo, sicuramente ci penseremo, ma ci devono essere le condizioni giuste per farlo. Quest’anno è stato davvero faticoso…”

Torniamo a parlare di calcio. Anche l’annata della Prima squadra ha rischiato di essere irripetibile.

“Prima di tutto devo ringraziare la squadra nel suo insieme, i giocatori, lo staff e il mister, Alessandro Garau, che rimarrà con noi anche nella prossima stagione. Salire in Eccellenza al primo anno di Promozione sarebbe stato un mezzo miracolo, anche se ci siamo arrivati così vicini che alla fine è rimasto un po’ di amaro in bocca per le occasioni perse, nelle ultime giornate di campionato più che nei playoff. Ripartiremo più forti anche di questa esperienza. Particolare non da poco, abbiamo vinto la coppa disciplina di Promozione: questi ragazzi sono stati davvero un esempio di come si vive il calcio per tutta la società”.

Giovanili? Scuola calcio?

“Se mi passi la battuta, bene ma non benissimo. Come dicevo prima, la gestione economica e finanziaria della struttura ha tolto un po’ di attenzione agli aspetti prettamente sportivi. Stiamo lavorando per migliorarci, anche perché il calcio è la nostra passione e il fondamento della nostra società, e dobbiamo ripartire dall’attività di base. Nelle giornate del 12, 13 e 14 settembre saremo in piazza San Carlo con due campi da calcetto rimuovibili e tanti altri giochi legati al pallone, un evento in collaborazione con la città sotto l’egida di Torino Capitale Europea dello Sport. La settimana dopo riproporremo tutto nei giardini tra il grattacielo e il tribunale, vicino al nostro impianto sportivo. Dobbiamo ripartire da qui, dal contatto con gli oratori, le scuole, i giardinetti, dal contatto diretto con la gente e la città, per far crescere la nostra Scuola calcio”.

Fonte: www.citturinlde.it

Ultima modifica il Lunedì, 29 Giugno 2015 16:39

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