INTERVISTA - L’attaccante classe 2005 si sta ritagliando spazi sempre più importanti in bianconero: tra Ronaldinho e Klopp, i gol dedicati al nonno e i sogni per il futuro, il discorso torna sempre al valore della squadra rispetto ai singoli
Emanuele Salerno, attaccante classe 2005 al primo anno con il Lascaris, dopo un inizio non facile inizia a trovare spazi e gol e, offrendosi come trequartista e prima punta, si mette a servizio della squadra, perché “non c’è nulla di scontato e bisogna dare il massimo” e “Il gruppo è l’arma migliore di ognuno”. Conosciamolo meglio.
Emanuele, chi è il calciatore a cui ti ispiri?
“Il calciatore che più ammiro è Ronaldinho, soprattutto per il modo di vivere le partite e, in generale, il calcio: sempre con il sorriso! Poi ovviamente sono motivo di ispirazione anche il suo gioco e la sua incredibile tecnica”.
Meglio vincere con Ronaldinho (o con Messi, se vogliamo attualizzarlo) in squadra o batterlo mentre gioca tra gli avversari?
“Non lo so. Sicuramente giocare con lui sarebbe stupendo e si imparerebbe tanto, però anche batterlo, soprattutto con il gruppo in cui sono ora e con cui sto legando, sarebbe un sogno e una grande soddisfazione”.
L'allenatore che ti ha dato di più?
“Credo che ognuno dei miei allenatori mi abbia lasciato qualcosa. Adesso la mia figura di riferimento è Giorgio Manavella, il mio attuale allenatore. È un grande mister: riesce sempre a farci giocare bene e ci ha insegnato che per avere il posto in campo dobbiamo guadagnarlo dando sempre il massimo, in partita e in allenamento”.
L'allenatore che vorresti avere?
“Klopp, mi piace il suo modo di interagire con i giocatori: quel suo modo di fare che lo rende il dodicesimo uomo in campo”.
Raccontaci qualcuno dei tuoi punti forti.
“Sicuramente la cattiveria agonistica: visto che per giocare bisogna guadagnarsi il posto, tra di noi compagni di squadra si è formato un positivo spirito di sfida, una sorta di competizione che spinge tutti a dare il massimo. Il punto che però mi dà più forza e sicurezza è la squadra: nessuno gioca per se stesso ma tutti per i compagni. Abbiamo reso il gruppo l’arma migliore di ognuno”.
Il tuo gol più bello?
“I gol sono gol, non saprei dire quale mi sia piaciuto di più. Io adoro segnare e ogni volta che lo faccio sono felice allo stesso modo, più o meno spettacolare un gol rimane comunque un gol”.
A chi dedichi i tuoi gol?
“A mio nonno: è il mio fan numero uno. È sempre venuto a vedermi dal primo giorno in cui ho iniziato a giocare a calcio. Nel 2016 è mancato ma io lo porto sempre in campo con me e dedico a lui ogni gol”.
La squadra in cui vorresti giocare?
“Adesso sceglierei il Liverpool, è affascinate come scendano in campo sempre tranquilli, che abbiano davanti squadre più o meno forti non cambia, esprimono sempre un gran bel gioco”.
Il compagno che porteresti con te?
“Ora come ora non saprei scegliere. Ormai per me non c’è più un singolo compagno indispensabile, indispensabile è diventato il gruppo: non c’è nessuno di più o meno importante”.
Per te l’inizio di questa stagione non è stato facile ma ora si vedono grandi partite e tanti gol. Cosa è cambiato? Raccontaci un po’ la tua esperienza.
“Più che “non è stato facile” direi che l’inizio è stato un periodo di ambientamento in cui sono entrato a far parte del gruppo e ho capito i valori che ha. A cambiare è stato proprio questo: mi sono reso conto che non c’è nulla di scontato e che bisogna dare il massimo. Adesso sono costantemente spronato dal gruppo e dal mister a dare tutto e so che per giocare devo mettere tutto me stesso”.
Obiettivi per quest'anno?
“Sicuramente l’obiettivo è di tutta la squadra: noi vogliamo vincere e lo vogliamo dall’inizio, abbiamo lavorato per riuscirci e ora puntiamo al campionato. Adesso siamo primi e ne siamo contenti, cercheremo chiaramente di mantenere quel posto in classifica fino alla fine e poi passato il girone di andare il più avanti possibile ai regionali”.
Sul lungo termine invece?
“Sicuramente il mio sogno è di poter continuare a giocare a calcio. Non ho mai avuto altre idee ed è l’unica cosa che desidero da quando sono piccolo. Io continuo a lavorare per riuscire a concretizzare queste speranze”.
Buona fortuna allora!
“Grazie mille!”