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Sabato, 30 Maggio 2015 11:37

Antonio Caprì: "Quando devi ricostruire non bisogna arrendersi alle prime difficoltà"

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L'INTERVISTA - Dopo il suo primo anno nei Dilettanti, parla l'allenatore che con i Giovanissimi del Cenisia ottenne le prime fasi finali regionali nella storia della società viola: "I '99 erano una squadra genio e sregolatezza"

 

"Se la squadra vince è merito dei giocatori, se invece si perde è colpa dell’allenatore. Questa è la mia filosofia” . Ecco una frase che presenta bene il personaggio Antonio Caprì, tecnico di casa Cenisia da 13 anni. Uno che se amate il bel gioco non potete non apprezzarlo, uno che l’anno scorso ha ricevuto chiamate da mezzo Piemonte. Dopo lo straordinario biennio con le violette ’99 concluso con la qualificazione alle fasi finali regionali (mai successo prima nella storia del Cenisia), il cellulare di Caprì scotta: tutti gli vogliono affidare una panchina di Settore giovanile, ma lui sceglie di rimanere in via Revello e passare ai Dilettanti. Con lo Sporting Cenisia in Promozione non parte bene, ma come spesso gli capita riesce a rimontare fino a giocarsi i playout. Contro il Mirafiori paga a caro prezzo 10 minuti di black out che gli costano la retrocessione in Prima categoria. Nonostante l’anno di esilio dalle Giovanili, il telefono del giovane allenatore continua a squillare. Tante le offerte di panchine per il Settore giovanile, ma lui ancora una volta decide di rimanere in viola: la prossima stagione guiderà il Cenisia in Prima categoria.

Partiamo dall’estate 2014. Hai ottenuto uno storico risultato con i Giovanissimi del Cenisia, mezzo Piemonte ti vuole ma tu decidi di rimanere al Cenisia e fare il salto nei Dilettanti. Come mai?
“Il presidente mi ha chiesto di allenare la Promozione, sapevo a cosa andavo incontro. Non ci ho dovuto pensare molto e con grande voglia ed entusiasmo ho detto sì. Il telefono l’anno scorso era bollente, mi erano state proposte molte panchine prestigiose di Settore giovanile ma con il senno di poi non mi sono assolutamente pentito di questa decisione. Quest’anno il telefono ha squillato molto meno, anche perché sono un po’ sparito dai radar delle Giovanili”

Raccontaci allora come ti sei trovato in questo primo anno con i “grandi” nello Sporting Cenisia.
“Il mondo dei Dilettanti è molto diverso rispetto alle Giovanili. Tra Promozione ed Eccellenza credo di essere stato l’allenatore più giovane e devo dire che è stata un’esperienza molto positiva. Era una realtà che non conoscevo e questa stagione mi ha permesso di crescere da un punto di vista sia personale che professionale. La squadra retrocedeva dall’Eccellenza e abbiamo tenuto solo 5 giocatori rispetto alla stagione precedente: Bergamasco, Forneris, Secci , Novarese e Gianoglio. L’età media del gruppo è di 22 anni, sono giocatori validi. Il futuro è molto promettente”

La tua stagione da debuttante si è però conclusa con una sfortunata retrocessione. Ci racconti come è andata?
“Siamo partiti male: un punto nelle prime sette partite. Ma era prevedibile perché c’era tutto da ricostruire a livello mentale e di gioco. Poi piano piano abbiamo cominciato a lavorare duro e a Natale eravamo a meno 5 dai playout. Abbiamo fatto una grande rimonta e lo spareggio contro il Mirafiori è stata una grossa delusione perché abbiamo rovinato tutto con 10 minuti di black out. Vincevamo 1-0 con l’uomo in più, ci bastava il pareggio per salvarci ma abbiamo perso 2-1. Abbiamo peccato d’inesperienza, compreso il sottoscritto, però ho sempre dato il massimo. Ho fatto i complimenti ai ragazzi, è stato comunque un anno strepitoso, abbiamo fatto quasi il miracolo”.

Lasciamo i Dilettanti e torniamo alle Giovanili e al tuo biennio con i ’99. Nel 2012 ti siedi sulla panchina dei Giovanissimi fascia B. Anno positivo?
“Devo essere sincero, all’inizio ero un po’ scettico. A me piaceva allenare ragazzi più grandi. E’ stata un’esperienza strana e non mi aspettavo di arrivare dove siamo arrivati. Al primo anno ci siamo qualificati ai regionali per il rotto della cuffia e nel girone di ferro siamo partiti malissimo con  zero punti in cinque partite. Da gennaio abbiamo inanellato una serie di vittorie consecutive che ci han portato ad arrivare quarti in campionato dietro Junior Biellese, Sparta Novara e Lascaris”

Ma la vera esplosione arriva nella categoria Giovanissimi.
“Sì, tutto è cominciato al torneo Città di Grugliasco a fine stagione 12/13. Abbiamo vinto la fase con le dilettanti e poi siamo riusciti a vincere anche la fase con squadre professionistiche come Juve, Toro e Pro Vercelli. Quel torneo ci ha dato visibilità, credibilità e ci ha dato la spinta per fare venire giocatori forti. Quell’anno prendemmo Naimo, Zanusso, Cavarero, Santarossa e Cremonini. Bianco andò alla Juve ma  a metà stagione tornò Versace dal Torino”

Insomma, una squadra fortissima che ha ottenuto un risultato storico per la società Cenisia.
“Era una squadra pazza ma bellissima, genio e sregolatezza. Abbiamo vinto il Grande Slam e ci siamo qualificati al Tappari dove abbiamo battuto Cesena e Bra. Siamo arrivati secondi nel girone regionale ottenendo il pass per le fasi finali. E siamo stati i primi a riuscirci nella storia del Cenisia”.

Una qualificazione raggiunta al termine di una grande rimonta. Un’abitudine per te ... 
“Si è vero, a dicembre eravamo lontanissimi dal Santhià capolista. Ma quando devi ricostruire è normale non partire subito bene. Quando il progetto è nuovo parti con la certezza che l’inizio sarà difficile ma non bisogna spaventarsi. Non ti devi arrendere alle prime difficoltà perché la squadra non può essere ancora come ce l’hai tu in testa. Dopo esserci qualificati come secondi in un girone tosto (Junior Biellese, Santhià, Lucento, Pro Settimo Eureka, Alpignano) ai triangolari finali siamo usciti da imbattuti. C’è tanto amaro in bocca per quella partita pareggiata con il Chieri dove eravamo stati superiori, ma Migliore era stato bravo a fare una gara di contenimento”.

I tuoi ’99 quest’anno hanno chiuso terzi nel girone regionale. Dal di fuori come valuti il lavoro di Christian Secci?
“E’ stato un anno positivo per Secci. Christian ha fatto un buon lavoro e il prossimo anno può raccogliere i frutti. Non era facile sedersi su quella panchina e allenare quel gruppo perché c’era molta pressione visti i risultati della passata stagione. Lui è molto giovane e avrà modo di migliorarsi

Restiamo nell’universo ’99. Quali sono i giocatori che più ti hanno impressionato?
“Naimo è una delle punte più brave che io abbia mai allenato. Capitan Pirro è un trascinatore, è uno che ti fa fare il salto di qualità ed è davvero strano che non vada in una professionista. Ha voglia, carisma e professionalità. Anche Santarossa è un ottimo centrocampista.  Degli avversari posso dire Zia della Junior Biellese, Savino e Artiglia che secondo me è di un’altra categoria”.

E tra gli allenatori chi ci segnali?
“Andrea Roano, oltre che essere un amico, è uno dei migliori. Grande persona e ottimo allenatore, è uno che può fare il salto grosso. Ricordo con piacere Pitton della Pro Settimo e anche Migliore lo considero tra i più bravi. Poi chiaramente c’è Andrea Mercuri, un guru.

Una delle tue prerogative è la ricerca del risultato attraverso il bel gioco. Un qualcosa di sempre più raro da trovare in una squadra di Settore giovanile.
“Sì, nelle Giovanili ma anche in quest’ultimo anno di Dilettanti, mi hanno fatto diverse volte i complimenti per come giochiamo. Nel Settore giovanile devi insegnare qualcosa che resti per sempre ai ragazzi e trovo limitativo quando un allenatore dice ad un proprio giocatore: “Tu marca quello a uomo, seguilo da tutte le parti”. Il ragazzo deve imparare a marcare a zona, questo gli apre il cervello. E’ un lavoro che richiede più tempo e fatica ma alla fine dà molte soddisfazioni. 

Ora faccio l’antipatico: non credi che con un gioco meno "Dandi" e più cinico avresti potuto vincere un titolo, soprattutto l’anno scorso con i Giovanissimi ‘99?
“Guarda, di certo giocare con palla lunga può pagare. C’è gente che ha vinto dei campionati regionali con 9 giocatori in difesa. Io con i ’99 volevo vincere giocando a calcio, perché credo che sia quella la strada giusta. Nell’immediato il mio lavoro paga di meno, ma poi ti ritrovi giocatori pronti che al momento dell’approdo in Prima squadra sanno cos’è una diagonale, un controllo orientato ecc.. Ci sono delle partite che sono l’emblema di questa mia filosofia”.

Quali?
“Nel girone regionale dell’anno scorso contro la Junior Biellese, abbiamo dominato schiacciandoli nella loro metà campo. Ci siamo fatti autogol  e siamo tornati a casa con un solo punto: ma sono sicuro che quel giorno i ragazzi son rientrati a casa soddisfatti perché avevano imparato qualcosa. Con la Pro Settimo Eureka di Pitton abbiamo preparato a tavolino le azioni da gol e chi ha segnato in quella partita mi ricordo che venne in panchina a dirmi: “Mister, è quello che abbiamo provato in allenamento”.

Eppure c’è qualcuno che ti considera un difensivista, vero?
“Sì è vero, ma non sono d’accordo. Semplicemente richiedo tanto sacrificio dalle mie punte. Ma per ottenerlo devi entrare nel loro cervello. Far capire a uno come Naimo che si deve sacrificare non è stato facile: arrivava dalla Juve e non è semplice gestire un ex professionista perché tutti si aspettano che lui faccia la differenza. Ci va del tempo, devi parlare con loro e metterli a proprio agio, consapevole del fatto che arrivano da una delusione. Ora con Naimo ci sentiamo spesso, è molto simpatico. Con me ha fatto 17 gol in campionato ma poteva farne 150 …”

Chiudiamo con il capitolo mercato. Hai già deciso cosa fare il prossimo anno? Considera che se torni in un Settore giovanile, 11 giovani ricomincerà a parlare tanto di te …
“Devo ammettere che mi è rimasto l’amaro in bocca per la retrocessione, e ora ho tanta voglia di ritornare su. Ho avuto diverse richieste per allenare un Settore giovanile ma dopo averci pensato e aver messo in conto anche l’ipotesi di stare fermo un anno, ho deciso di rimanere a “casa”. Il prossimo anno allenerò il Cenisia in Prima categoria”.

 

Ultima modifica il Sabato, 30 Maggio 2015 12:25

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