INTERVISTA - Il tecnico cresciuto nel Cuneo da giocatore e da allenatore, e passato al Pedona due anni e mezzo fa, ci racconta il percorso dei suoi 2008 che nel girone D stanno facendo faville, scombinando i piani delle big lottando per un passaggio alle fasi finali che sarebbe il meritato premio all'impegno dei ragazzi e all'ottimo lavoro svolto da allenatore e staff.
E' il terzo anno ormai che il tecnico Nicolò Garavagno è alla guida dei ragazzi del 2008 del Pedona, portandoli dall'esordio nel calcio "adulto" a 11 fino a questo esaltante campionato Under 16. Che il gruppo fosse di ottimo livello è stato chiaro fin dalla prima stagione, ma la particolarità che contraddistingue il rapporto tra questi giocatori e il loro mister è l'essere passati attraverso le montagne russe dei Provinciali mantenendosi uniti, quando le qualità espresse sul campo avrebbero potuto far presagire un cambio di casacca per diversi elementi. Dopo l'Under 14 Regionale chiusa al terzo posto infatti la squadra si è ritrovata, causa vecchio regolamento, a disputare il campionato Under 15 a livello Provinciale, ma da Borgo San Dalmazzo è arrivata una bella lezione sull'affiatamento, come ci racconta l'allenatore.
"Quando abbiamo concluso la stagione 2021/2022 abbiamo fatto un patto con i ragazzi, affrontare i Provinciali con lo scopo di vincerli. Un campionato che sarebbe servito loro per continuare nel percorso di crescita, pur affrontando situazioni e squadre differenti rispetto a quanto visto durante l'anno. Siamo riusciti a trasmettergli come per raggiungere certi livelli ci voglia pazienza, impegno e un atteggiamento di un certo tipo. E' motivo di orgoglio vedere come siano riusciti a formare un gruppo tanto unito ed affiatato, passando oltre le difficoltà iniziali e stringendo un legame che va oltre il campo da gioco".
Per creare questo affiatamento che lavoro avete svolto?
"Arrivando da una realtà come il Cuneo, dove vigevano regole piuttosto ferree e si lavorava in un certo modo, ho portato quel bagaglio di esperienze qui al Pedona e ho trovato la totale disponibilità della società. Mi hanno lasciato carta bianca nella gestione del gruppo e nelle metodologie di lavoro e inizialmente ci sono state un po' di difficoltà. Anche i genitori si sono trovati inizialmente spiazzati, ma hanno capito presto come lavorassimo per la crescita dei ragazzi. Che da parte loro sono stati encomiabili. Il gruppo di base era di ottimo livello, ma sono stati in rado di ascoltare e recepire ciò che cercavamo di trasmettergli e hanno da subito mostrato grande serietà e professionalità, seguendo le regole e applicandosi con fervore. Vedere poi che in partita arrivavano i risultati ha sicuramente aiutato".
Dal punto di vista tecnico/tattico invece come vi siate approcciati?
"Io già quando giocavo ero un trequartista a cui non piaceva essere troppo imbrigliato e anche da allenatore riporto questa modalità. Noi facciamo il modulo, ma quelli sono numeri, sta poi hai ragazzi in campo attuare le scelte giuste al momento giusto. In questo periodo di crescita dobbiamo cercare di trasmettergli il più possibile, mettendoci al loro servizio, sono loro i protagonisti non noi. Il nostro compito è creare giocatori pensanti che sappiano fare un po' tutto, evitare di imbrigliarli troppo esasperando la tattica e trovando il giusto equilibrio. Devo insegnargli la costruzione dal basso, ma quando applicarla sta al giocatore capirlo a seconda del momento, della situazione, dell'avversario. Non devono aver paura di fare una scelta e quando sono senza palla devono capire quali siano i movimenti corretti. Lo ribadisco, bisogna fargli tanti complimenti perché sono stati bravissimi a recepire tutti gli insegnamenti che gli abbiamo trasmesso. Un esempio è come in questa stagione hanno ovviato all'assenza del loro capitano. Gioele Piretro sta rientrando ora dopo un lungo infortunio e la sua assenza è di quelle pesanti, è uno di quei giocatori che possono assicurarti almeno 20 reti a stagione, come ha fatto con l'Under 14 (23 in 24 presenze n.d.r.). Mancando lui abbiamo dovuto cambiare assetto, ma la squadra è stata capace di organizzarsi e adattarsi perfettamente".
Se dovessi indicare una partita di questa stagione che rappresenti al meglio il vostro percorso?
"So che può sembrare strano, ma dico la sconfitta in casa del Fossano. E' vero, il risultato è stato pesante alla fine, 4-1 per loro, ma pensando com'è arrivato fa cambiare prospettiva. Una gara su un campo durissimo (dove ha perso anche il Chisola n.d.r.), contro una delle squadre più forti del raggruppamento e dove per buoni 60 minuti abbiamo controllato il gioco tenendo la rete di vantaggio siglata dopo 10 minuti. Vero che dopo il loro 2-1 c'era probabilmente un rigore per noi che non ci è stato assegnato e dopo siamo capitolati, ma quello che hanno dimostrato i ragazzi in quei 60 minuti è stata una vera e propria prova di forza, un campanello che ci ha fatto veramente rendere conto di quanto la squadra fosse maturata e avesse alzato il livello. Forse in quel caso abbiamo perso immeritatamente, come probabilmente hanno fatto contro di noi altri avversari, ma non dobbiamo dimenticare di essere partiti con l'intento di salvarci e ora siamo lì a giocarcela con realtà molto più attrezzate. Forse l'unica cosa che ci è mancata è stata qualche innesto, allungare la coperta in caso di problemi, infortuni, ma quando attorno hai squadre come Fossano, Pinerolo, Bra, Cuneo Olmo, è difficile. Senza contare poi che questo gruppo D ha grande equilibrio, Chisola a parte, visto che non è facile per nessuno ad esempio andare a giocare a Nichelino, oppure con una matricola come il Vigone che sta facendo molto bene. Il fatto però di non avere volti nuovi è stato un aspetto che probabilmente ci ha unito ancor di più, ha aumentato ulteriormente lo spirito di gruppo dandoci la carica per superare un'ulteriore sfida. Ho citato la gara con il Fossano, ma non dimentichiamo che i nostri giocatori sono gli stessi che si sono portati a casa due tornei a livello nazionale, sono gli stessi che in un torneo organizzato da BeKings sono andati in finale superando avversari del calibro del Chieri o della Pro Vercelli in semifinale. E giocare, pur perdendo, la finale contro il gruppo 2009 della Juventus campione d'Italia, è stato motivo di grande orgoglio per tutti".
Uno sguardo al futuro per la squadra e per te. Si parlava di professionismo questa estate.
"Si ho avuto dei contatti, ma alla fine si è deciso di restare qui. Questo sarà il mio ultimo anno con i ragazzi, ma è una cosa dovuta perché penso sia giusto dopo due o tre stagioni lasciare, dopo che gli hai trasmesso tutto quel che potevi è ora che imparino da altri, che apprendano nuove modalità, nuovi concetti. Sono sicuro potranno continuare a migliorare e crescere, togliendosi tante soddisfazioni, facendo ad un certo punto il salto in prima squadra. Personalmente non so ancora cosa mi riservi il futuro, anche io e il mio staff proveremo nuove esperienze, alzando l'asticella in qualche altra realtà. Chissà prima o poi potrei provare anche un'esperienza in prima squadra, è qualcosa che non ho mai vissuto e forse un giorno arriverà. E' ovviamente un mondo diverso e se non altro per non avere rimpianti sarà un'avventura da testare. Poi ripeto, non so ancora quali strade prenderò, magari un giorno tornerò anche al Cuneo, anche se non è la stessa società che ho lasciato".
Un ultimo saluto?
"Ci tengo ancora a ringraziare i ragazzi per tutto quello che hanno costruito, sono loro a meritarsi tutti gli applausi. Ovviamente non dobbiamo rilassarci, bisogna stare sempre sulla corda ora che mancano sette gare alla fine, perché sarebbe una grande soddisfazione per tutti centrare le fasi finali, fare un po' come Davide contro Golia. Ma già essere qui a giocarcela è sinonimo di quanto abbiano lavorato bene in questi anni".