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Mercoledì, 07 Novembre 2018 11:16

Under 16 regionali - Alfredo Cantone e il Pozzomaina, un connubio esaltante

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Alfredo Cantone al lavoro sul campo Alfredo Cantone al lavoro sul campo

INTERVISTA - Un mister con le idee chiare e una società strutturata stanno dando vita ad un campionato esaltante, impronosticabile dagli stessi protagonisti ad inizio anno. Parliamo con Alfredo Cantone e scopriamo qual'è la formula vincente di un Pozzomaina che sta facendo faville nel difficilissimo girone B
 


Oggi abbiamo parlato con Alfredo Cantone, tecnico del Pozzomaina under 16, autore fino a qui di un campionato sensazionale.
Tanti anni nel calcio per lui. Prima da giocatore, con tutta la trafila giovanile e gli esordi da adulto nella Berretti Foggia, poi ben 10 anni al Rapid Torino, per poi chiudere l'ultimo biennio alla Pro Eureka Settimo. Nel 2008 inizia la sua carriera da allenatore, seguendo i ragazzi del '96 al S.Ignazio. Calcio di strada, calcio parrocchiale, dal quale pesca tanti elementi che poi lo seguiranno al Rapid, in un percorso di crescita anche personale che proseguirà al S.Rita, dove resta tre stagioni portando i ragazzi dagli esordienti al campionato regionale. Diverse soddisfazioni personali per lui e i suoi giovani, coi quali conquista la Coppa Grande Slam ai rigori contro il Vanchiglia nel 2013. Il passaggio al S.Giorgio porta, oltre ad un anno con la juniores chiuso al 1° posto, un tentativo con la prima squadra, con la quale centra play-off e promozione in 1° categoria, ma che lascia per tornare nelle categorie giovanili. Chiude l'avventura al S.Giorgio con il 2° posto dei ragazzi del 2003, per poi accettare quest'anno l'offerta del Pozzomaina.

Hai avuto tante esperienze diverse da allenatore. Cosa ti ha spinto verso il Pozzomaina?
Man mano che son cresciuto, ho imparato a valutare ciò che di davvero buono può offrire una società. Non mi è mai interessato il blasone, le cose importanti sono la serietà e il rispetto della parola data. Qui al Pozzomaina ho trovato sia una base solida a livello umano, che a livello professionale e strutturale, sulla quale  ho capito che si sarebbe potuto lavorare bene.

Come è stato il tuo impatto?
Molto buono. La dirigenza mi è stata subito vicina. Alberto Sorgente è un vero punto di riferimento per me, con la sua presenza costante e il grande aiuto che è sempre disponibile a dare, così come l'altro dirigente che segue i ragazzi, Franco Sandri. Col loro supporto è più semplice gestire la squadra, posso lavorare più liberamente e devo preoccuparmi solo di allenare. Accanto a me poi c'è Riccardo Ravinale, il preparatore atletico, fondamentale per creare i giusti ritmi di lavoro che permettono a questi ragazzi di andare a mille. Inoltre come ho detto, la base su cui abbiamo iniziato a lavorare era già buona di per se, ma ci sono stati subito degli innesti di valore.

Dopo la sconfitta col Volpiano alla 1° giornata, avete iniziato a macinare punti e preso scalpi importanti. Ti aspettavi questo inizio? E qual è il vostro segreto?
Quando ho visto che girone tosto era, mi son detto che avremmo dovuto lottare per la salvezza. Ma grazie a tanti fattori ora stiamo facendo cose importanti. La qualità dei ragazzi, dei dirigenti e dei preparatori che collaborano con me è sicuramente un fattore ed è ciò che ci permette di lavorare sodo e seriamente. Il segreto è nel inculcare nella testa dei ragazzi le idee di sacrificio e di gruppo.
Quando parli con ragazzi giovani, può essere difficile spiegare i concetti di tattica, equilibrio in campo, etica del lavoro. Ma è giusto lavorare così, hanno l'età giusta per imparare e bisogna spingerli a dare il massimo, a faticare, facendogli capire che per questo magari devono rinunciare a qualcosa. Solo così puoi ottenere risultati, perché se si buttano i ragazzi in campo, abbandonati a se stessi, non otterranno nulla, se non scoraggiarsi. Quando giochi contro squadre che fanno calcio, come ce ne sono tante in questo girone, è importante essere fluidi tatticamente, saper occupare il campo. Passare dal 4-4-2 al 4-3-3 a gara in corso senza che si stravolgano gli equilibri, vuol dire avere insegnato ai ragazzi nella maniera giusta. E per ottenere qualcosa a livello tattico, c'è bisogno che si impegnino negli allenamenti, che a livello atletico siano sempre pronti e per far questo serve costanza e spirito di sacrificio.
Questo poi può esserci quando si crea il gruppo. In un girone così, appena ti distrai puoi perdere da chiunque, basta tirare un attimo i remi in barca e si fa la frittata. La voglia enorme che questi ragazzi mettono va stimolata. Più li faccio lavorare e più si impegnano, ma questo perché c'è un'identità di squadra importante. Abbiamo una rosa ampia e non tutti possono giocare sempre, però agli allenamenti sono costantemente tutti presenti, perché metto loro al centro di tutto, faccio sentire essenziale ognuno di loro.

Non deve essere facile. Come fai?
Anzitutto bisogna dire che ho trovato un ambiente sano, di ottimi ragazzi di cui c'è da essere orgogliosi. Però nella la formazione del gruppo di squadra c'è la mia mano, è un merito che mi riconosco. Come ho detto, cerco sempre di mettere i ragazzi al centro e di avere un rapporto diretto, franco e costante con loro. Prima di tutto dare l'esempio personalmente sul campo, quindi correre con loro, fare gli stessi esercizi, partecipare alle partitelle. Poi trovare la maniera giusta di relazionarmi: sgridare quando c'è bisogno, incoraggiare dopo un errore in un momento delicato della partita. Portarli ad esprimere i loro dubbi se magari non li faccio entrare a partita in corso e spiegargli il mio punto di vista. E non dimenticare che si, devono mettersi sotto e faticare, ma che il calcio è anche divertimento, c'è spazio per gli scherzi e per le risate e per i momenti di socialità post partita. Fare il sergente di ferro duro e puro non serve a nulla, trovare l'equilibrio nel classico metodo bastone-carota è la cosa più importante. Ai ragazzi ho anche chiesto scusa perché pur essendo alle giovanili, chiedo a loro sacrifici da professionisti. E si vede come la squadra abbia risposto a questi stimoli, i risultati che stiamo ottenendo parlano chiaro. Spero di riuscire a fare giocare tutti con una certa continuità durante l'anno, perché dal bomber titolarissimo all'ultimo dei panchinari, è merito di ogni singolo giocatore se stiamo stupendo.

Quali sono dunque ora gli obbiettivi?
La partita con il Lascaris è stata l'esempio perfetto di ciò che abbiamo costruito a livello di equipe e di gioco fino ad ora e ci ha dato grande consapevolezza. Non pretendo nulla dai miei ragazzi, non dobbiamo pensare a vincere il campionato, che è ancora lungo è durissimo, ma l'importante è mantenersi continui, al netto di sconfitte che possono arrivare. Vorrebbe dire che stiamo continuando a lavorare bene e a testa bassa. Però è vero che siamo molto in fiducia ed è giusto credere nei proprio mezzi, finire il campionato nelle zone alte sarebbe una bella soddisfazione e diciamo che l'idea di poter dare fastidio li in cima è una cosa che mi piace.

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