FOCUS - Il tecnico Davide Corsi ci racconta questa prima parte di stagione alla guida dei suoi fenomenali ragazzi, che da campioni d'inverno stanno chiudendo un girone d'andata a dir poco perfetto.
11 vittorie, un solo pareggio (sul campo della prima inseguitrice Sparta Novara) e nessuna sconfitta. 46 reti (secondo attacco del girone) all'attivo e solo 10 al passivo, prima nel suo girone e 5^ difesa di categoria. Questi i numeri da lustrarsi gli occhi del bellissimo gioiellino Verbania, vero fiore all'occhiello della società nei Regionali in questa stagione.
Ad una tornata dal giro di boa la squadra è matematicamente campione d'inverno e il tecnico Davide Corsi ci racconta come sono arrivati a questo punto e le speranze per il futuro di questo splendido gruppo.
"E' stato un percorso difficile, visto quello che è successo gli scorsi anni. Ho preso il gruppo dei 2008 la scorsa stagione, ma non abbiamo fatto praticamente nulla. E' stato un momento duro per tutti, ma per queste annate, compresi i 2008, sono stati persi anni importantissimi per la loro crescita. Abbiamo fatto tutto il possibile per venire in contro ai ragazzi senza creare difficoltà alle famiglie. La società ha fatto davvero i salti mortali per stare vicino a tutti, ci sentivamo ogni settimana, condividendo tutto. Sono molto contento di essere qui in una realtà sana, che lavora per creare calciatori senza l'assillo dei risultati. E' importante per i giocatori sentire questo, soprattutto a questa età e in questo periodo. Sono ragazzi avanti anni luce rispetto a quelli della mia generazione, hanno mille stimoli, mille spunti diversi, bisogna essere bravi a tenerli motivati, a fargli amare il gioco del calcio e farli sentire parte di qualcosa".
"Rispetto alla scorsa stagione abbiamo apportato qualche cambiamento e cercato di costruire un gruppo affiatato e unito. E' stato un lavoro partito da lontano, già in ritiro abbiamo provato a cementare i rapporti e questo è stato possibile grazie al supporto della società e dei genitori. La dirigenza ha recepito le nostre richieste, perché la nostra idea è stata quella di andare in Valle Antrona e scegliere come struttura una casa parrocchiale. I genitori erano presenti e cucinavano per tutti e come tornavamo dall'allenamento li trovavamo lì. Il loro supporto è stato essenziale e questa esperienza è stata la scintilla che ha permesso alla squadra e a tutti noi di sentirci uniti. Stiamo bene insieme e questo è il segreto principale dei successi dei ragazzi. Certo, i risultati aiutano a mantenere il morale sempre alto, ma è importante che tutta la rosa sia sempre coinvolta e partecipe e anche chi viene utilizzato meno, sappia che i successi ottenuti sono merito suo. Per aiutare a capire questo noi allenatori dobbiamo essere bravi a stimolare nella maniera giusta i giocatori, io per esempio quando segnano chiedo sempre di andare a festeggiare verso la panchina, perché quel gol è merito di tutti, del lavoro che svolgiamo tutti assieme in settimana. Come detto, un merito va anche alla società, che lavora per creare calciatori e crea l'ambiente giusto dove crescere sereni, senza l'assillo del risultato. E i genitori non sono da meno. Spesso chi non è del mestiere è legato ad idee di calcio sorpassate, che viveva lui quando giocava e crea frizioni quando non le vede messe in pratica. Ma qui siamo fortunati, c'è una perfetta sinergia e senza il supporto delle famiglie non saremmo riusciti ad ottenere un'armonia così bella".
"Ormai l'allenatore è anche psicologo, vediamo tantissimo questi giovani in un momento molto delicato della loro crescita. Dobbiamo come detto essere bravi a stimolarli e una volta creati certi equilibri, a mantenerli. Non è semplice, ma è importante anche per noi allenatori, perché ci insegna ad essere flessibili, a comprendere come sviluppare al meglio le capacità di chi abbiamo davanti. Riuscire ad adattarsi a chi abbiamo davanti e aiutarlo a far crescere e migliorare le sue doti. Credo che per questo lavoro due anni siano il tempo giusto per trasmettere tutto il tuo bagaglio di conoscenze alla squadra, dopo è giusto passare il timone, anche perché una nuova persona offrirà nuovi stimoli e questo è il meglio per i ragazzi".
Essere Academy dell'Udinese aiuta?
"Aiuta sia i piccoli che i grandi! I giocatori sentono la professionalità e l'esperienza portata da figure arrivate da società così importanti. Noi allenatori ne beneficiamo perché ti rendi conto di quanti aspetti nuovi portino alla tua attenzione, cose che magari non prendi in considerazione. E' molto stimolante e dal lato umano hanno sempre mostrato una gentilezza e una serietà davvero encomiabili. Avere figure come Matteo Barella lo scorso anno o Luigi Cuomo questa stagione, che possano fungere da punto di riferimento per noi e per i ragazzi ci sta aiutando a crescere".
Quali speranze per il futuro?
"In tutta onestà con la società non pensavamo di poter essere così in alto a questo punto della stagione. Sapevamo di avere un bel gruppo e che ci saremmo potuti togliere soddisfazioni, ma la squadra è cresciuta giorno dopo giorno e si sta meritando tutti questi successi. Sappiamo che mantenere gli equilibri sarà difficile e che è innegabile che si speri a questo punto di continuare così e arrivare alle fasi finali, ma non so davvero dove potremo arrivare. Il gruppo ha ancora margini di crescita, non ci poniamo limiti, l'importante è che i ragazzi siano sempre felici e imparino sempre di più".