FOCUS - Dopo due anni tribolati, scopriamo come sta finendo la stagione di una società che tra impegni e sacrifici è in piena lotta con tutte le annate per mantenere la categoria.
Stagione tribolata per i 2006 del Rosta. Dopo aver iniziato l'anno con Luigi Tammaro al timone ed essere passati ad Angelo Bollo in corso d'opera, per questo finale è proprio il DS bianco rosso ad aver ripreso le redini di un gruppo che con le unghie e con i denti sta cercando di conquistarsi i play-out. Obbiettivo che riguarda anche le due annate inferiori, con solo l'Under 17 che sta chiudendo serenamente, con quella che è sicuramente la compagine di maggior qualità del sodalizio rostese.
"E' stato un anno complicato e ora dobbiamo cercare di arrivare alla fine nel miglior modo possibile. Per quanto riguarda l'Under 16, ammetto che speravo in un campionato più sereno e mi prendo le mie responsabilità per come è andata. E' stata dura essere costretto a lasciare a novembre per impegni lavorativi e purtroppo non si è creato il feeling giusto tra la squadra ed un tecnico esperto e preparato come Bollo, che viste le sue esperienze di livello al Torino, in Eccellenza, ritenevo fosse la scelta giusta. Alla fine così non è stato e pur nelle difficoltà ho deciso di tornare ad allenare io in questo finale. Conosco i giocatori, con loro c'è un ottimo rapporto, ora sappiamo sarà difficile, ma ci proveremo. Purtroppo ci sono stati diversi problemi, uno tra tutti la mancanza di un portiere. Con il titolare che preferiva cambiare ruolo, il 3° infortunato, l'unico a mia disposizione è rimasto quello dell'Under 15. Non è semplice trovare la continuità così. Restiamo comunque una società che ha un bacino relativamente piccolo rispetto ad altre e quando ci sono defezioni di livello è complicato farne a meno. Penso anche ai 2005, dove Natale si è rotto il crociato oppure ai 2008, che hanno dovuto fare lungamente a meno di Cannone, punta di qualità che assicura tanti gol.
Ora la nostra speranza è di riuscire a mantenere ai Regionali almeno tre annate su quattro, i 2007 hanno ancora qualche chance di salvarsi direttamente, ho fiducia nelle nostre rose e in ogni caso posso dirmi soddisfatto. E' un'annata anomala questa, visto quello che è successo in questi ultimi due anni, ma da noi l'ambiente è sereno e i tecnici che seguono i nostri ragazzi sono di gran qualità, non gli si può imputare nulla e lavorano tutti con gran serietà e professionalità. Ho piena fiducia in Crispo, in Mitola, in Campisi, che ha il gruppo più giovane e complicato e riesce a far sentire tutti importanti".
Un'annata anomala, come dici, che non ha garantito una ripartenza serena.
"Non è stato facile per i ragazzi rimettersi in gioco e per noi aiutarli a tirarsi su. In questo momento della loro vita, dove cominciano ad aprire le ali per spiccare il volo, questa incertezza, il fermarsi-ripartire-rifermarsi, si è rischiato di perderne più di quanti abbiano deciso di mollare. Hanno patito anche più di noi adulti, hanno dovuto cambiare modo di approcciarsi a tantissime cose, la scuola in primis. Noi nel nostro piccolo abbiamo cercato di fare il massimo mettendo loro al centro di tutto, cercando di farli sentire tutti importanti, dando a tutti la possibilità di giocare (ad esempio creando anche una seconda squadra quando ve ne è stata la possibilità, cosa che non tutti fanno). Il nostro è un compito che va al di là dello Sport, ha un'importanza sociale, che impatti sui ragazzi della zona. E' un impegno verso la comunità, per tenere i giovani attivi e aiutare a crescerli trasmettendo valori che non siano incentrati sui risultato, sul prestigio personale. Questo ovviamente tenendo conto anche del lavoro sul campo e infatti se un ragazzo è bravo, ha delle aspirazioni e vuole puntare più in alto, sono il primo ad incentivarlo, lo accompagno io stesso a parlare con la società dove vorrebbe andare per crescere, perché quel che conta è che siano felici. Lavorare così è impegnativo, ma ti da tanto e quando ti capita di incontrare giovani che stavano da noi e ti salutano con affetto, anche se poi assieme non si è vinto nulla, ti accorgi che gli hai trasmesso qualcosa e questa è la cosa più importante".
Non dev'essere stato facile neanche per voi in società ricominciare.
"Siamo una realtà piccola, dove in sei praticamente gestiamo tutto. Dal presidente Zappalà, alla segreteria, ai volontari che ci aiutano, si fanno sforzi non indifferenti per mandare avanti il progetto Rosta, per far quadrare tutto tra spese importanti, sacrifici. Da quando sono arrivato che la società ancora si chiamava Sporting Rosta, abbiamo costruito qualcosa di importante, tutti assieme. Avere cinque squadre ai Regionali per una società che non ha un bacino d'utenza corposo come altre ci rende orgogliosi. Lavorare facendo sentire tutti importanti, proponendo un'idea di aggregazione diversa, un ambiente sereno, con gruppi solidi che arrivino fino in fondo, questo è quello che abbiamo costruito, è così che vengono fuori le persone vere. Ed è per questo che posso dire che sui campi non stiamo facendo male. Vista la situazione, ce la stiamo giocando, i ragazzi stanno dando il massimo e bisogna rendergli merito. Siamo vivi".
Non è tutto rose e fiori però.
"Il rammarico è che con questo regolamento, nonostante tutti gli sforzi rischi di giocarti quasi la Società. E non parlo solo di noi, ma di tutte le realtà simili alla nostra, perché ora come ora questa situazione favorisce le grandi. Garantire la salvezza/promozione alla categoria e non alla squadra che se l'è conquistata, fa si che a fine anno il gruppo si sfaldi. Come fai a tenere ragazzi che un anno disputano i Regionali e l'anno dopo sono costretto ai Provinciali non per colpa loro. I giocatori forti vanno via ovviamente. Capisco sia difficile stilare i regolamenti, ma se cerchi di accontentare tutti rischi di fare danni e questa situazione oltretutto ha abbassato anche il livello qualitativo complessivo dei Provinciali".