INTERVISTE - La giovane società è in rampa di lancio e dopo la scorsa, splendida stagione, si appresta a disputare i campionati Regionali con la Juniores e l'Under 17. Abbiamo parlato con i due allenatori, a pochi giorni dall'inizio dei campionati vediamo qual è l'atmosfera in seno alle due squadre.
E' Fabio Cardellicchio il nuovo traghettatore dell'Under 19 del Moderna Mirafiori, porta la sua esperienza accumulata negli anni al Moncalieri Calcio e al Nizza Millefonti, dove ha allenato praticamente tutte le categorie, a partire dagli Esordienti fino alla Prima Squadra. Mancava da un po' però sui campi da gioco e il richiamo della società lo ha convinto a tornare.
"Negli ultimi anni mi sono dedicato al mio ruolo di collaboratore AIA. Il presidente del Moderna Riccardo De Maglianis è un mio amico di vecchia data e mi ha convinto a sposare il progetto della società, così ho colto l'occasione per tornare. E' stata costruita una rosa corposa di 25 elementi, ho già intravisto buone individualità, ma stiamo ancora valutando bene tutte le potenzialità. L'obbiettivo è salvarci, ma i Regionali sappiamo essere impegnativi e oltretutto la Juniores è forse la categoria più complicata da gestire. Chi non ha più l'età giusta lascia, alcuni restano e si deve creare un nuovo gruppo con quelli che arrivano dagli Allievi. Cercare l'amalgama è difficile, vista anche l'età dei ragazzi, i caratteri diversi che sviluppano, le situazioni da cui arrivano. L'allenatore deve essere anche psicologo e riuscire ad imporsi nella maniera corretta per far si che il gruppo sia unito. Personalmente cerco in loro la serietà, la voglia di lavorare, avendo unità d'intenti. In questo mi sta aiutando Alberto De Maglianis, che ha seguito i 2005 per quattro anni. Dobbiamo lavorare per creare i presupposti perché i ragazzi siano pronti per la prima squadra, siamo ancora all'inizio e margini di crescita ve ne sono. Come detto, la salvezza è la prima cosa, ma sarà importante tutta l'esperienza che verrà maturata giocando con realtà più attrezzate e di gran livello".
Linee di pensiero che sposa anche Francesco Di Monda, che i 2005 li ha guidati mirabilmente fino alla conquista dei Regionali e ora dovrà rivitalizzare una squadra che si è rinnovata molto.
"Stiamo ancora valutando diversi aspetti. Il gruppo era piuttosto giù, diversi hanno lasciato e ci son stati ben 12 innesti, stiamo lavorando per farli crescere al meglio. Le qualità ci sono e le stanno già mostrando, abbiamo disputato un torneo giocando con una squadra esperta come il Collegno Paradiso e pur perdendo 2-1 ho visto già ottime cose, soprattutto sulla tenuta. Io cerco di insegnare un calcio propositivo, veloce, fatto di tocchi di prima, con la difesa alta, e non è semplice da insegnare. Tante squadre giocano ancora con il lancio per la punta rapida, ma il calcio si è evoluto e noi dobbiamo cercare di andare in quella direzione, pensando di dover spazzare il pallone solo nei momenti più difficili. Per questo cerco sempre portieri che sappiano usare bene i piedi. Sono concetti che mettevo in pratica già quando allenavo al Garino e so che può essere complicato, perché un allenatore deve essere bravo a capire le varie caratteristiche dei ragazzi e valorizzarle al meglio. Ma l'importante è insegnargli più soluzioni possibile, renderli in grado di destreggiarsi al meglio quando si cambia modulo di gioco, essere duttili è importante. Anche pensando alla prima squadra, qual ora vengano chiamati da un allenatore che ha bisogno di un determinato ruolo, possono adattarsi facilmente. Ai Regionali però sappiamo che l'asticella si alza e noi dobbiamo essere bravi a farglielo capire, non tutti sono necessariamente pronti. Per questo sono uno che lavora tanto anche sulle basi, quando vedo che mancano, anche se è qualcosa che non tutti fanno una volta raggiunte certe categorie. Mi è capitato una volta di seguire gli allenamenti del Napoli di Ancelotti e vedere che lui stesso faceva lavorare i suoi sul tiro da fuori, per due ore filate. All'interno di schemi di allenamento vari, se valuti che è un aspetto su cui c'è bisogno che i tuoi lavorino, perché non metterlo in pratica, se lo fa anche un professionista come lui? Le lacune di base si possono colmare anche più avanti, purtroppo non tutti hanno una preparazione di qualità come in certe realtà. Mi viene in mente il Chisola, dove ho allenato e dove hanno giocato i miei figli. Una Scuola Calcio di livello, nella quale si vedono i frutti di una preparazione importante incentrata sugli aspetti tecnici.
Certo il ruolo dell'allenatore non si ferma solo a tattica e modulo. Amalgamare a dovere tanti giovani diversi, provenienti da realtà diverse, anche difficili, è impegnativo e noi dobbiamo essere bravi a farci capire da tutti loro. Personalmente uso molto il metodo del bastone e della carota, non rinunciando a ridere e scherzare con loro, ma richiamandoli all'ordine quando le cose devono farsi serie. E' complesso, e spesso capisci quanto gli hai lasciato solo una volta che vi separate, se li reincontri e ti salutano con affetto. Oltretutto molte volte sono quelli più problematici a darti più soddisfazioni. Ti ci devi scontrare, tenergli testa, ma se trovi il modo giusto per prenderli ed incanalare la loro forza, saranno capaci di emergere e risultare sempre tra i migliori".
Per un lavoro così è necessario però avere una società forte che sostenga e lo stesso Di Monda sottolinea che aria si respira al Moderna Mirafiori.
"Qui si lavora molto bene. La società è giovane, ma si stanno già ottenendo risultati importanti. Lo scorso anno è stato estremamente positivo per Prima Squadra, Juniores e Under 17, cosa che ha dato entusiasmo e mostrato che ci sono ampi margini di crescita. La presenza è costante e questo è molto importante per i ragazzi, per cementare il gruppo. Lo scorso anno il presidente De Maglianis veniva spesso a vedere la squadra, per conoscere tutti e farsi conoscere dai ragazzi. Cercheremo di non interrompere questo percorso, dal canto nostro punteremo alla salvezza e chissà che durante la stagione non si riesca a fare qualche altro step".